La mattina del 13 agosto 2007, in via Pascoli, a Garlasco, qualcuno è entrato in casa di Chiara Poggi. Quel qualcuno, forse, aveva le chiavi. L’allarme è stato disattivato alle 9:12. Dieci ore dopo, il caso comincia a catturare l’attenzione nazionale, Maria Rosa Poggi consegna a un luogotenente dei carabinieri “un porta chiavi in plastica colore nero/rosso ove vi sono nr.3 chiavi d’ingresso (con telecomando) dell’immobile”. Quel mazzo le era stato affidato dal fratello Giuseppe il 4 agosto, in vista della partenza per le vacanze in Trentino insieme alla moglie Rosa e al figlio Marco, il fratello chi Chiara e proprietario delle chiavi in questione. Proprio quel mazzo, dotato del tasto per disinserire l’antifurto, avrebbe potuto aprire la casa. Incaricato a occuparsi del giardino era Ermanno Cappa, zio di Chiara e avvocato influente: nella sua rubrica il suo nome compare con ben cinque numeri telefonici, tre professionali e due cellulari. Secondo una collega di Chiara, Francesca Di Mauro, anche la giovane avrebbe posseduto un secondo telefono cellulare. Ermanno Cappa, a verbale, conferma di aver annaffiato il prato, “cosa che ha regolarmente fatto”, ma precisa di non essere mai entrato nella casa, consapevole della presenza di Chiara. Dunque, due mazzi di chiavi, entrambi in grado di sbloccare l’allarme e aprire l’abitazione. Il colpevole, condannato in Cassazione, è Alberto Stasi. Della sua relazione con Chiara Poggi ha parlato la madre della ragazza, Rita Preda: “Si erano trovati. Vorrei che i sospetti che voi avete su Alberto cadessero”, disse all’epoca dei fatti, “Io ho Alberto nel cuore, lo ringrazio perché ha regalato a mia figlia gli ultimi quattro anni felici della sua vita”.

La vita di Chiara a Milano pare fosse diversa da quella di Garlasco. In una mail alla collega Cristina Tosi, il 5 luglio, raccontava: “I miei intrallazzi stanno vivendo un periodo di stasi... il mio piccione al telefono dà sempre soddisfazioni mentre l’altro ultimamente non ci vado troppo d’accordo”. Nelle ultime settimane l’attenzione è ricaduta sui rapporti familiari, in particolare con le gemelle Paola e Stefania Cappa. Dopo il 5 agosto, con i Poggi in vacanza e i genitori di Alberto partiti per Spotorno il 10, i due fidanzati si ritrovano soli a Garlasco. Repubblica riporta una sequenza di telefonate avvenute in quei giorni precedenti l’omicidio. Il 7 e l’8 agosto ci sono tre chiamate con Andrea Sempio: Il primo giorno, tra l’altro, le linee telefoniche delle case Poggi e Cappa si incrociano ben quattro volte. Il giorno seguente, alle 16:54, una telefonata da parte di Sempio, seguita nove minuti dopo da quella di Stefania. Il 9 Chiara torna a far visita a casa Cappa, il 10 scambia due telefonate con Alberto e quattro con Stefania, oltre a due messaggi con Paola, la quale il giorno successivo accennerà a un ambiguo tentativo di suicidio avvenuto subito dopo la visita della sorella in via Pascoli. Quel venerdì 10 agosto, Alberto accompagna Chiara in auto tra Pavia e Garlasco. Alle 21 parte una telefonata di sei minuti da casa Cappa. Stefania affermerà di aver contattato Chiara anche a mezzogiorno del 12, ma i tabulati la smentiscono. Chiara nel pomeriggio di quel giorno va a casa Stasi. La serata scorre tranquilla: una birra, due pizze da asporto consumate sul divano davanti a Lo squalo su Rete 4. Poi, mentre Alberto esce per legare il dobermann Yura a causa del temporale, Chiara – secondo quanto ricostruito – avrebbe guardato velocemente nel suo computer. La notte si chiude con una puntata di Sex and the City intorno all’una. Alcune chiamate, due mazzi di chiavi, rapporti familiari su cui si indaga. La soluzione dell’intreccio non è ancora stata trovata.
