Mesi fa mi sono chiesta come mai “OnlyFans” non facesse nessun tipo di comunicazione. A parte il passaparola, la piattaforma inglese (almeno in Italia) non si sponsorizza. O almeno, poco o niente . Ed in effetti li capisco: non c’è tema dai tempi della farfallina sanremese di Belen che sia più chiacchierato di questo. Sulla piattaforma azzurra più lussuriosa del pianeta non passa giorno che qualcuno straparli .
Paradiso dei feticisti più ingenui, paradiso di bestemmiatori. Ormai pure mia nonna, 86 anni molto ben portati, sa più o meno cosa sia OF. Ma non è tutto oro quello che fa eiaculare con delizia: dietro queste ragazze della porta accanto (e non) spesso si nascondono delle agenzie che le gestiscono in tutto per tutto: partendo dalle chat coi fan, speranzosi di parlare con le dirette interessate, gestite da queste bizzarre eminenze grigie rendendole delle tristi finestre di vendita di contenuti più o meno hard core, dove l’utente che compra non viene assolutamente calcolato, valorizzato, o trattato con riguardo, anzi a volte minacciato di venire bannato del profilo se non procede con gli acquisti che gli vengono proposti dai chatter, ovvero dei “chiaccheratori” che sostituiscono le ragazze, letteralmente ghostwriter che guadagnano anche a percentuale sugli sblocchi. In poche parole “intermediari nascosti”. Riconoscere profili dove in realtà non sono le proprie eroine a scrivere è piuttosto semplice: il tono dei testi è freddo, chi interagisce con gli utenti non ricorda mai la singola persona e la sua storia (eh si, gli utenti di OF pagano anche per poter effettivamente conoscere la persona che stanno pagando e per potersi raccontare) e non c’è mai nessun tipo di rapporto umano che in qualche modo certifichi che dall’altra parte ci sia effettivamente chi dice di essere.
Basterebbe chiedere un audio personalizzato per avere qualche sicurezza in più; inoltre se si è iscritti ai profili di più ragazze è possibile che vengano mandati gli stessi identici messaggi per interagire coi clienti. Le agenzie (e ne esistono centinaia) di gestione di creator per adulti sono più sicure dei bitcoin in termini di guadagno e con condizioni da strozzinaggio. Pare che personaggi come Lil Pump, uno dei più famosi trapper del globo, abbiano investito in società del genere perché alla fin della fiera e a conti fatti , cosa c’è di più sicuro del mercato del sesso a questo mondo?
Ma come sono davvero le agenzie? In generale brutti posti: non sono (più) in grado di garantire enormi guadagni (chi prende davvero le grandi cifre di cui spesso si parla è l’1% delle/dei creator), trattengono il 40% di quello che il creator fattura , non c’è quasi mai un vero e proprio prodotto (ossia ad esempio un video personalizzato) e sono in realtà un ottimo mezzo per guadagnare (a volte) molto per pochi mesi e bruciarsi il profilo e, inutile dirlo, la vita . Ricordiamoci che lo stigma sociale del sesso ci cammina accanto con la stessa leggerezza di un rappresentante dell’agenzia delle entrate. E inoltre, giusto per sottolineare l’ovvio, se si vuole intraprendere un cammino del genere il goal non è fare un botto di soldi di colpo, ma capire come fidelizzare la tua community e guadagnare con costanza cifre più contenute, ma costanti, e questo, lo dico alle creator, è un’operazione che si fa da sole o al massimo con l’aiuto di una “singola segretaria del porno” (si, esistono) che aiuta semplicemente a smistare lavoro e richieste. Perché se vissuto con lo stesso spirito di un qualunque altro lavoro che prevede un grande contatto col pubblico, la creatrice di contenuti per adulti può essere davvero un lavoro come un altro. Con un’agenzia di mezzo è sfruttamento, come un altro .