Questione di formule. Playboy conta di aver finalmente trovato quella per la propria sopravvivenza e torna alla riscossa nell’intrattenimento per adulti. Un mondo a suo tempo rivelato dalla rivista erotica per antonomasia, che per decenni ha beneficiato del vantaggio del pioniere. Ma che poi ha dovuto fare i conti con la frammentazione e la digitalizzazione del porno. Sempre più alla portata di tutti, non c’è coniglietta che tenga. In effetti quando Playboy aveva smesso di andare in stampa, tre anni fa, era sembrata una dichiarazione di resa. Oggi invece rilancia, con una nuova uscita in formato digitale senza tuttavia escludere un prossimo ritorno in edicola. E intanto annuncia la grande missione: sfidare il monopolio di OnlyFans.
Alla Playboy Mansion di Los Angeles, sotto il compianto faccione di Hugh Hefner, pare quasi riecheggiare la tagline di Gomorra – come si dice in inglese “mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost”? L’idea in breve: sviluppare una piattaforma per creatori di contenuti esclusivi, talvolta vietati ai minori, e accessibili attraverso la sottoscrizione di un abbonamento mensile. Come la fortunata intuizione di OnlyFans, appunto, nata nel 2016 e di valore stimato superiore al miliardo di dollari. Playboy, forte di una storia settantennale, vuole porsi come alternativa di lusso e sicurezza al sito rivale – le cui problematiche più risapute si ricollegano a una politica aziendale molto permissiva sulla pubblicazione di foto e videoclip. “Il nostro portale sarà il Playboy magazine del ventunesimo secolo”, spiega Rachel Webber, brand officer della società. “Abbiamo deciso di mettere il potere della creazione di contenuti nelle mani di una comunità in grado di interagire direttamente con gli utenti”. E in questo senso va interpretata la copertina del nuovo numero, che vede la modella Amanda Cerny a cavalcioni di una futuristica carota: l’ex coniglietta ora è influencer di successo (23 milioni di follower), è il volto del restyling e ha già guadagnato un milione di dollari per i primi shooting condivisi sulla piattaforma (dietro paywall).
Alcune differenze chiave rispetto al formato OnlyFans. Il processo di selezione attorno ai creator: soltanto chi viene accettato dal team editoriale della rivista potrà pubblicare contenuti. Il no al porno: sarà accettata la nudità, non i contenuti sessualmente espliciti. Addirittura, fanno sapere dagli Stati Uniti, “non ci vogliamo posizionare come un portale per adulti: il nuovo Playboy sarà per tutti, compresi gli autori mainstream che vogliono condividere il dietro le quinte delle loro vite. Tra libertà artistica e sex positivity”. Infine, la spinta sui contenuti redazionali: articoli e racconti in prima persona dei protagonisti saranno parte integrante del progetto. È un po’ un ritorno alle origini, quando il magazine fondato dall’eccentrico Hefner riusciva a farsi apprezzare anche per il suo carattere intellò. Tra carne e spirito, tra i paginoni della playmate di turno – fu Marilyn la prima – e le interviste ai vari John Lennon, Fidel Castro, Orson Welles. Morto Hefner nel 2017, Playboy versava in piena crisi di identità. Senza più foto di nudo e con quel sottotitolo in copertina – “Entertainment for men” – sempre più scomodo per il concetto di genere in divenire. Il confronto tecnologico era perso. La sessualità su carta obsoleta. Ci è voluto qualche anno per ritrovarsi. Ma ora la rivista, forse a ragione, è convinta di “essere entrata in una nuova era”. E di vestire i panni della contemporaneità – quelli di Amanda: toppino da cyborg e conigliesche orecchie in titanio.