E per una volta che Maurizio Landini imbrocca una parola giusta deve succedere questo bordellone? Io non lo so da quando le parole, si ritiene, debbano venire usate nel loro significato contemporaneo e non nella loro corretta etimologia: “cortigiana”, donna che frequenta la “corte”, donne che frequenta il potere. Identico a “cortigiano”. Sì, certo, poi ci sono le differenze: tra cortigiana tout court (breve, senza ulteriori specificazioni, così come l’ha usata Landini) e cortigiana di lume, una prostituta d’alto bordo, che frequentava sì la corte, ma abitava i suoi margini, i corridoi, i giardini, le siepi di Versailles. Suona quantomeno curioso che questa gustosa querelle avvenga proprio nei giorni in cui il grande Mario Cardinali annuncia la chiusura (temporanea, e potrebbero esserci sviluppi) del Vernacoliere, che su questa “cortigianeria” ci avrebbe fatto su capolavori. Io già me lo immagino Landini, disegnato come “Lando”, il fumettino allegrotto della Edifumetto (dietro c’era l’immenso Renzo Barbieri) che aveva la faccia di Adriano Celentano e secondo me Landini e Celentano sono separati dalla nascita, ma con le labbrone pittate di rosso fuoco (Landini, non Celentano), una parruccona biondona alla Marylin Monroe (magari calzata un po’ di sbieco, come se avesse appena finito di attendere ai propri uffici di corte), un neo di bellezza sopra la faccia incipriata, ma che dico uno, due nei di bellezza, tre, anche un paio sul naso, di quelli belli pelosi, vestito di tutto punto col “panier” (la gonna a gabbia – sotto la quale nascondere forzuti operai vessati), la scollatura, i merletti e i pizzi, mentre grida CORTIGIANA a Giorgia Meloni. Perché non è che i sindacati non siano stati cortigiani di nessuno, ove, e giustamente, si dia alla parola il significato di “frequentator* di potenti”. Ohibò, non ce ne sono mai stati sindacati cortigiani dei capitalisti? Dei padroni delle fabbricheeeette? Dei manager di Stato? Ancora noi siamo qui a chiederci cosa c’entrasse Landini a manifestare per la questione palestinese: cosa voleva sfamare i gazawi coi buoni pasto delle aziende produttrici di armi o cosa?


Da partigiani a cortigiani, signori miei, è stato un attimo. E non mi pare che vi sia, da nessuna parte, un potere senza cortigiani, né nell’Ancien Régime né in questo squaccherato sistema che oggi chiamiamo democrazia (con gli onorevoli Trombetta del caso, ma fateci il favore). Giorgia Meloni è stata alla corte di Donald Trump – uh se ci è stata – così come Landini è perennemente alla corte della sinistra. E siete tutti alla corte di Donald Trump: Giorgia Meloni che per storia politica sarebbe dovuta stare dalla parte dei palestinesi e della Russia in funzione anti Ucraina e che invece, lo ha detto Trump, “ha insistito” per essere presente al fianco del presidente americano per la firma dei trattati di pace, vabbè, per gli accordi economici sulla ricostruzione; e la sinistra italiana, storicamente antiamericana che invece oggi, per quanto voglia atteggiardi, resta turboatlantista. Cos’è, non vi piace la parola “corte”, che poi è quella esatta? Come volete chiamarla? Consesso, Palazzo, Entourage, Cerchia, Consorteria, Cenacolo, Camerata (uoooops), Congrega (da non confondere con la Cadrega, che però ci sta), Apparato, Clero Laico (e non laico, per carità, che la Chiesa è piena di Dame di Carità molto generose), Salotto, Cerimoniale, Piani Alti, Consorzio, Sinedrio, Conventicola? Mi fermo perché se ancora non avete colto l’idea ve ne potete andare in su per il viale delle siepi, dopo garçon pipí (oh, mio adorato Mel Brooks). Siete tutti cortigiani. Ma che litigate a fare. Suvvia! Ma fate le persone serie!
