Un chilo di esplosivo sotto l’auto, quella di Sigfrido Ranucci, e l’esplosione che, per potenza, avrebbe potuto uccidere secondo gli esperti sul posto “chiunque fosse passato lì vicino”. Ranucci era passato trenta minuti prima davanti alla sua auto, sua figlia venti minuti prima. La sua macchina e quella di sua figlia sono diventate lamiere accartocciate, di fatto non esistono più. E tutto questo una settimana prima dell’inizio della nuova stagione di Report, il più importante programma di inchiesta non solo della tv pubblica, ma della televisione italiana in generale. Ranucci era stato via tre giorni ed era appena tornato a Roma, a Campo Ascolano (Pomezia), dove abita. Qualche giorno fa aveva annunciato i temi della prima puntata del suo programma, in onda il 26 ottobre: “Finanziamenti alla cultura, alla scuola, alla ricerca, all’università, e poi quello che sta accadendo nel mondo dell’eolico. Torneremo anche a parlare di banche, uno dei cavalli di battaglia di Report fino a pochi anni fa: cosa è successo e cosa è cambiato. E torneremo a parlare soprattutto di sanità, una nota dolente per il nostro paese, per via della mancanza di medicini, infermieri e prestazioni un tempo garantite”.
Ovviamente la Rai ha espresso solidarietà a Ranucci: “Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico. L’essenza vitale della nostra democrazia è la libertà informativa che la Rai garantisce e che i suoi giornalisti rappresentano”. E così anche Giorgia Meloni: “La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Interviene anche il ministro della Difesa, a cui fanno capo le Forze armate, Guido Crosetto: “Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma resta la gravità estrema di un atto che colpisce non solo un giornalista, ma la libertà stessa di informare e di esprimersi”. La domanda però è una sola: perché? Rannuci ha già messo a terra la prima ipotesi: “Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove puntate di Report”.
L’inchiesta sull’eolico in Sardegna
A novembre del 2024 il Report si era occupato del nodo delle energie rinnovabili in Italia con l’inchiesta “Dove girano le pale?”. L’Italia, come altri Paesi europei, deve incrementare la produzione di energia rinnovabile entro il 2030, ma a che prezzo? Uno dei problemi fondamentali del nostro Paese, come aveva notato anche Vittorio Sgarbi, è il patrimonio artistico, culturale e naturale dei territori su cui si sarebbe puntato. Da qui partono le domande di Report, che si sposta in Sardegna, una delle regioni con il maggiore potenziale per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Il servizio mostrò i problemi legati alle autorizzazioni per la costruzione, poco trasparenti, e alla scarsa partecipazione delle comunità locali, nonostante gli impatti significativi sul paesaggio, sull’ambiente marino e sul patrimonio archeologico. Non si trattava solo dii impianti eolici a terra, ma anche in mare (offshore flottanti) proposti vicino a siti di alto valore culturale e naturalistico, da lì le polemiche che coinvolsero la neoeletta presidente regionale Alessandra Todde. La risposta di Sgarbi, che avevamo intervistato sul tema, fu molto chiara: “Vuole far diventare la Sardegna la pattumiera d’Italia?” Ed è in questa direzione, in effetti, che si muoveva l’inchiesta di Report.
L’inchiesta sulle banche
Come ha già anticipato Ranucci, è un tema portante di Report. Anche se non si sa ancora l’argomento centrale della puntata del 26 ottobre, le cose che il programma ha scoperto in questi anni sono pesantissime. L’ultima indagine di Report risale a giugno del 2025 e riguarda i super guadagni delle banche italiane, i conflitti di interesse, le manovre di potere e l'assenza di una tassazione adeguata sugli extraprofitti. Il titolo era “All’armi, siam banchieri!”, in cui raccontarono il modo in cui le banche italiane riuscivano a registrare guadagni record grazie all’aumento dei tassi d’interesse (cioè la quota di denaro che un debitore deve pagare alla banca che presta denaro). Intanto, si ricordava nel servizio, la tassa sugli extraprofitti è stata abbandonata dal governo Meloni. C’è poi il risiko bancario, che anche noi abbiamo seguito da subito, e cioè la rete di manovre di acquisizione tra istituti bancari come Unicredit e Mediobanca e le tensioni politiche legate alla creazione di un “polo bancario sovranista” sostenuto da Fratelli d'Italia e Lega, con l’obiettivo di centralizzare il controllo finanziario attorno a gruppi come Generali. Insomma, una superbanca.
L’inchiesta sulla cultura
L’inchiesta più recente e importante sulla cultura è stata condotta da Report l’anno scorso, a ottobre del 2024. Riguardava vari collaboratori ed esperti di futurismo che dopo aver curato una mostra, la più importante del settore, fortemente voluta dal Ministero della Cultura (prima con Sangiuliano e poi con Giuli) come punta di un nuovo progetto di riappropriazione da parte della destra degli spazi culturali, vennero scaricati dal ministero stesso, senza tra l’altro pagarli (noi ve ne avevamo parlato, intervistato i diretti interessati, qui). Era emersa, come in altri casi nel mondo della cultura (si veda la nostra inchiesta sul Teatro San Carlo di Napoli), la solita trama, amichettismo, favori, incarichi poco chiari, molta confusione e scarsa considerazione verso gli esperti del settore. Niente di nuovo sotto il sole.
L’inchiesta sulla sanità
Tra il 2024 e il 2025 Report ha realizzato due inchieste sulla sanità italiana, “Sanità S.p.A.”, in cui ha analizzato la crescente privatizzazione dei servizi sanitari e l’impiego di medici e infermieri a gettone per colmare le carenze di personale negli ospedali pubblici, una pratica che tra il 2019 e il 2023 ha comportato una spesa di circa 1,7 miliardi di euro; e “Liste d’attesa infinite”, in cui si è raccontato delle gravi difficoltà dei cittadini nell’accesso a visite e controlli, rivelando che quasi 6 milioni di pazienti nel 2024 hanno rinunciato a prestazioni sanitarie a causa di attese troppo lunghe. Entrambe le puntate hanno contribuito a disegnare un quadro puntuale delle tensioni tra risorse limitate, privatizzazione e accessibilità dei servizi, sollevando interrogativi sulla sostenibilità e sull’efficienza del sistema sanitario nazionale. Tutti temi che, dal video annuncio di Ranucci, Report ha intenzione di tirare fuori di nuovo anche nella prossima stagione.
Un attentato di mafia?
Il problema di questo attentato è il clima, come ha ricordato su MOW il direttore Moreno Pisto. Ranucci interviene così dopo l’attentato: “C'è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti. Negli ultimi mesi ho ricevuto varie minacce, tutte oggetto di denuncia: mi hanno mandato un proiettile di P38, sono stato pedinato da personaggi identificati dalla mia scorta, sono stato oggetto di dossieraggi anche dall'estero”. Ed è questa l’aria che si respira in Italia. Un collegamento si fa, chiaramente, anche con le stragi di mafia, sempre le solite bombe sotto le auto. E c’è chi pensa, come ricordano su Il Fatto quotidiano, a Roberto Saviano, da anni minacciato per i suoi romanzi sulla criminalità organizzata. Gli elementi ci sono tutti, e ora infatti la procura di Roma affida l’incarico al Distretto antimafia, che dovrà indagare per il reato di danneggiamento con l’aggravante di metodo mafioso.
