Se a Natale manca poco, al 18 dicembre manca ancora meno. Eppure quella è la data che dovrà necessariamente far segnare la svolta sulle nuove indagini per l’omicidio di Chiara Poggi, con la fine dell’incidente probatorio e la i magistrati che dovranno decidere se e come andare avanti. Massimo Lovati, ex legale di Andrea Sempio, ha già detto che dopo quella data l’albero di Natale sarà tutto addobbato e pronto a diventare legna da ardere. Un modo, il suo, per ribadire che – come invece paventano in molti – per il suo ex assistito non scatteranno provvedimenti. Ma pure che, visto che una sentenza passata in giudicato c’è già, il colpevole continuerà a essere Alberto Stasi (anche se lo stesso Lovati s’è detto più e più volte convinto che l’assassino sia qualcun altro). Tutte cose già note, tutte cose che vengono ripetute in attesa di quel 18 dicembre, ma anche tutti temi che, purtroppo, gravitano sempre e solo intorno a due persone: Andrea Sempio e Alberto Stasi. Come se – nonostante i sogni e le visioni dello stesso Lovati – nessuno vuole davvero provare a guardare anche altrove. Soprattutto adesso che la scadenza del 18 dicembre è imminente.
Dall’incidente probatorio emergerà il dna dell’assassino? La risposta c’è già: no. Emergerà, semmai, una compatibilità, ma comunque niente che possa consentire di far chiudere il caso e di non innescare la solita guerra di perizie che dicono tutto e smentiscono tutto. Quello che potrebbe emergere, piuttosto, è altro: un orario della morte di Chiara diverso da quello fino a ora supposto; il luogo in cui è stata colpita differente da quello individuato; le armi (di sicuro non una sola) utilizzate. E, soprattutto, potrebbe emergere la risposta alla domanda che fa più paura di tutte: quante persone c’erano nella villetta di via Pascoli quando Chiara Poggi è stata uccisa? Ecco, forse è proprio questa la risposta che non si vuole trovare. Oppure che è stata già trovata e che la Procura di Pavia, nel marasma di giornalisti, youtuber e sedicenti investigatori è riuscita a tenere protetta. E segretissima. Ma sarà così? O, ancora una volta, si seguiranno convinzioni precostituite tralasciando aspetti che potrebbero portare altrove? Perché, ad esempio, nessuno parla più del dna di una donna trovato sulla maniglia della porta a soffietto che separava la zona giorno di casa Poggi dalle scale su cui è stato rinvenuto il cadavere della povera ragazza?
Sì, già le vecchie indagini avevano portato alla luce un profilo genetico femminile non riconducibile a Chiara Poggi, rinvenuto su oggetti chiave come il pomello della porta a soffietto della cantina, appunto, ma anche altrove. Nella relazione del 2007 era la “traccia 60”. Quella di cui nessuno ha più parlato. Dimenticandosene nelle narrazioni (si spera, ma non se ne ha notizia, che sia stata almeno confrontata con quella di persone di sesso femminile che all’epoca frequentavano casa Poggi) almeno fino a qualche giorno fa quando è si è tornati a parlare anche di una figura femminile immortalata in una foto scattata alle 15:07 del giorno dell'omicidio. Non si trattava di una donna, ma, pare, di una persona (tra l’altro di sesso maschile) presente sul posto quel giorno, come si evincerebbe da altre fotografie. Ma altre fotografie scattate da chi? La risposta è triste: probabilmente da un giornalista. E, quindi, da qualcun altro che potrebbe aver inquinato ulteriormente la scena del crimine trovandosi lì. E’ sempre più difficile sostenere che non vi siano stati errori clamorosi o che non vi siano state omissioni nelle indagini che potrebbero aver compromesso il processo stesso. Ma altri errori e altre omissioni si stanno ripetendo?
Le recenti dichiarazioni dell’avvocato Massimo Lovati, ex legale di Sempio, durante il programma "Lo Stato delle Cose" di ieri sera, sembrano voler insinuare l'idea che molti reperti potrebbero non essere genuini. Tanto che le sue affermazioni, sebbene controverse, hanno sollevato un vespaio di polemiche, con accuse reciproche tra avvocati e consulenti. Il clima di tensione è ulteriormente acuito dalla recente perquisizione nella casa di un ex carabiniere, Silvio Sapone, e, più in generale, dall’inchiesta per corruzione che contestualmente sta portando avanti la Procura di Brescia, il che suggerisce che le indagini si estenderanno oltre l'omicidio di Chiara Poggi. Ma comunque con la volontà di capire chi l’ha uccisa davvero? Oppure, ancora una volta, per finire di parlare d’altro così da non parlare di qualcosa, o qualcuno, che proprio non si può toccare? Rispetto a queste domande risulta ancora più inspiegabile, ad esempio, che nel bel mezzo del gran parlare che fa chiunque, anche per questa settimana sarà rinviata la messa in onda di un nuovo servizio de Le Iene proprio su Garlasco, con la giustificazione “c’è stato chiesto di aspettare”. Il dato certo, per adesso, è che il 18 dicembre è vicinissimo, forse troppo vicino, e la cosa potrebbe decisamente fare gioco a qualcuno. A meno che, come ha sostenuto proprio Massimo Lovati, non spunti fuori un “coniglio bianco dalle orecchie lunghe”.