In principio fu Jannik Sinner. Sì, s’era pensato che il servizio sul delitto di Garlasco - annunciato e poi non andato in onda nella puntata dell’11 novembre delle Iene – potesse essere finito travolto dalla Sinner-mania e che, essendoci in concomitanza l’ATP di Torino, la redazione del programma Mediaset avesse deciso di annullare la messa in onda di quel servizio per evitare che lo vedessero in pochi. Il tutto nel più assoluto silenzio e senza spiegare niente. Poi, però, è arrivata la puntata del 18 novembre e ancora una volta niente: del servizio sul delitto di Garlasco neanche l’ombra. Così, chi lo aspettava, ha dovuto accontentarsi dell’ultimo approfondimento sempre delle Iene, che aveva concentrato l’attenzione anche sui movimenti della moglie di Ermanno Cappa – sorella del babbo di Chiara Poggi – in quella maledetta mattina del 13 agosto 2007, ascoltando anche alcuni testimoni. E’, di fatto, l’ultima volta che le Iene si sono occupate dell’omicidio di Garlasco, prima che calasse il silenzio.
Un silenzio che, manco a dirlo, non è passato inosservato, visto che i giornalisti della nota redazione Mediaset sono stati, di fatto, quelli che hanno portato l’attenzione sulla riapertura del caso e che, anche in un passato non troppo lontano, hanno saputo scovare elementi veramente utili tra le tante – decisamente troppe – ricostruzioni che si fanno ormai sulle pagine di ogni giornale, sui salotti di ogni programma tv e pure sui social. A chiarire che, in effetti, Sinner non c’entrava niente l’11 novembre e che c’è oggettivamente stato un intervento esterno ci ha pensato direttamente Alessandro De Giuseppe, autore della nuova inchiesta su Garlasco delle Iene.
"In tantissimi – ha scritto sul profilo social - ci avete chiesto perché non è andato in onda il delitto di Garlasco. Ebbene, vista l’importanza del contenuto e la delicatezza del momento, ci è stato chiesto di aspettare. E noi, nel rispetto dei ruoli, aspettiamo che arrivi il momento giusto per pubblicare quanto raccolto". Ok, ma “ci hanno chiesto” chi? Gli inquirenti? Le parti? Perché c’è qualche nome nuovo che sta per finire sul registro degli indagati? Oppure le Iene hanno scoperto chi è il nuovo supertestimone che, almeno a leggere le cronache di questi giorni, potrebbe aiutare gli inquirenti a far saltare l’alibi – o gli alibi – di qualcuno? Quello che è certo, vista la serietà della redazione delle Iene (che va riconosciuta, ndr), è che non si tratta di una mossa per generare hype e far sì che tutti si incollino alla tv durante la prossima puntata. Anche perché quel “ci hanno chiesto di aspettare” non è seguito da una qualche indicazione sul quando l’attesa potrà essere interrotta o meno. Il 18 dicembre, data cruciale per le indagini, è lontano, ma la domanda, a questo punto, è un’altra: chi ha così paura, e perché, di un servizio giornalistico?
E’ innegabile che sia sull’inchiesta portata avanti dalla Procura di Pavia, che indaga su Andrea Sempio per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi, sia su quella portata avanti dalla Procura di Brescia, che indaga sulla presunta corruzione dell’ex pm Mario Venditti, s’è già detto tutto e il contrario di tutto e che, nel marasma di avvocati ospiti fissi in tv e consulenti – più o meno al dentro delle questioni – che ipotizzano anticipazioni delle varie perizie, youtuber che fanno gli investigatori e aggiornamenti in tempo quasi reale su tutto ciò che succede intorno a Garlasco, un servizio in più non dovrebbe fare così paura. E nemmeno disturbare più di troppo il lavoro della magistratura. A meno che quel servizio non metta in dubbio verità date fino a ora per assodate, tipo il fatto che l’assassino sia uno solo, o, peggio ancora, che tocchi in maniera più o meno diretta qualcuno che proprio non si può toccare. Neanche in nome della verità per Chiara.