Le domande che Giuseppe Cruciani e David Parenzo a La Zanzara pongono a Davide Lacerenza sono le stesse che il direttore di MOW aveva già posto a Lo Stato delle cose: “Chi te la portava tutta quella cocaina in Gintoneria?”. Lacerenza ha risposto così: “La portavano, gli davo i soldi, la pagavo”. E poi: “Adesso uscirà, ho già visto delle carte, dei documenti…”. A breve, Cruciani dice addirittura che è una questione di giorni, si saprà chi era lo spacciatore che riforniva il locale. Un grosso passo in avanti in questa vicenda. Gli stupefacenti sono un elemento fondamentale, ma non sono l’unico su cui gli inquirenti stanno lavorando. In questa storia c’è molto della Milano che non si vede, che prende vita di notte. La città dei vizi, scintillante e oscura allo stesso tempo. Tutti sapevano cosa succedeva in Gintoneria e alla Malmaison, ma nessuno parlava. La presenza della criminalità organizzata in città ormai è sotto gli occhi di tutti. Uno scenario che l’inchiesta Hydra sta provando a disegnare con più dettagli. L’ipotesi è che a Milano e in Lombardia le tre grandi associazioni mafiose, Cosa Nostra, Camorra e ‘ndrangheta, abbiano stretto un patto d’affari per controllare la regione più ricca d’Italia. Per mettere al centro l’interesse economico, al di là delle differenze particolari. Rimanendo sul caso Lacerenza: Davide ha patteggiato a quattro anni e otto mesi, Stefania Nobile a tre anni. Nel filone d’indagine che la Procura ha da poco chiuso, però, pare che verranno approfondite vecchie questioni, già emerse quando il caso era appena esploso: il presunto giro di prostituzione che orbitava intorno alla Gintoneria. Sei persone hanno ricevuto un avviso di garanzia e sono state informate della chiusura delle indagini. Si tratta di Davide Ariganello, braccio destro del King di Milano; Cardenas Farray Mireckys, che nell’ordinanza delle misure cautelari della Procura del filone precedente viene identificata come “Miray”, una delle escort che frequentavano il locale di Lacerenza; una donna di nome Gabriela Mihalescu; Michael Meschini, indicato nelle carte del precedente filone come un “fornitore” della Gintoneria, dove, sempre secondo la Procura, aveva consegnato diversi pacchi di stupefacenti nelle notti del 6 e del 12 maggio 2024; Luca Di Gennaro, verosimilmente l’uomo soprannominato “Digge” da Ariganello e Lacerenza nelle intercettazioni, cliente abituale; e infine Erika Elisa Sala, la madre di Clotilde Conca Bonizzoni, fidanzata di Davide.
Che Clotilde non piacesse a Stefania Nobile e Wanna Marchi lo avevamo capito e nella puntata de Lo Stato delle cose è diventato ancora più chiaro: “Clotilde chi?”, avevano risposto al direttore di MOW. Ora qualche ipotesi sui motivi alla base di quel sentimento possiamo farla. Forse temevano che Clotilde potesse mettere ancora più nei guai Lacerenza? O che nel nuovo filone il suo coinvolgimento potesse ricadere sempre su Lacerenza? O che piuttosto c’entrasse qualcosa sua madre? Cosa cercano gli inquirenti possiamo immaginarlo: la provenienza della droga e il presunto giro di prostituzione. Il fatto che la madre di Clotilde sia coinvolta, poi, è un ulteriore indizio. Di Erika Sala si era già detto molto in questi mesi. A parlare di lei fu il suo ex compagno, l’avvocato Gianmaria Fusetti, che tra l’altro difende due delle persone già citate, Meschini e Di Gennaro. Fusetti era stato intervistato da Fabrizio Corona a On Air, dove ha ammesso di aver avuto una relazione di circa dieci anni con Sala. Sempre in quella puntata, Fusetti racconta di come lui e la compagna fossero preoccupati dalla frequentazione di Clotilde, temevano che Lacerenza potesse portare la ragazza minorenne su una brutta strada. “Alla madre faceva comodo”, dice l’avvocato, “al posto di osteggiare la figlia, di avallare (la relazione con Lacerenza, ndr) al fine di non aver problemi”. In sostanza, la madre era partecipe di quello stile di vita, secondo il legale. Perché, chiede Corona, ci hanno messo tre anni gli inquirenti? “Perché stavano cercando ulteriori personaggi coinvolti nella vicenda”. Ora sono arrivati i patteggiamenti, sul prossimo filone ci sono ancora troppe ombre.