Davide Lacerenza, Stefania Nobile e Wanna Marchi. I volti che negli ultimi mesi sono diventati il simbolo di una Milano che non va, di una città che nasconde tutto il suo marcio in un’apparenza fatta di festa e lustrini, sono tornati in tv. Un rientro in grande stile dopo la gogna mediatica generata dall’inchiesta che, a vario modo, li ha visti coinvolti tutti e tre. Droga, spaccio e prostituzione. Ma cosa accade davvero nei locali alla moda di Milano quando cala la sera? La Gintoneria, uno dei locali più esclusivi e simbolo di quella city dedita solo al fatturato, dentro le sue mura nascondeva molto più di quello che veniva sbandierato sui social. Lacerenza, dopo mesi lontano dalle telecamere, è stato ospite de Lo Stato delle Cose, trasmissione condotta da Massimo Giletti in onda su Rai Tre. Ospite in collegamento da casa, dal momento che non può lasciare Milano. In studio, invece, presenti Stefania Nobile e Wanna Marchi che, nonostante la nuova indagine che le ha travolte e le accuse, non proprio leggerissime, ancora insegnano come si sta in tv. Senza perdere compostezza. Senza arretrare di un centimetro dalla propria posizione. Il confronto è diretto, duro, ma nessuna delle due dà l’impressione di arrampicarsi sugli specchi. Ma di credere totalmente in quello che dicono, e lo spettatore medio quando si tratta di sentimentalismo è facilmente trasportabile. Quasi vincono facile al confronto con Davide, e chi guarda tutto solo dall’esterno patteggia per loro. Ma non ci sono vincitori, perché questa è una storia in cui a perdere sono stati tutti quanti. Ognuno a modo suo. In collegamento anche il nostro direttore Moreno Pisto, che ha fatto un recap lucido e puntuale di quanto accaduto nell’ultimo anno e non solo, in quella parte Milano che quasi tutti fanno finta di non conoscere voltandosi dall'altra parte. E l’ha fatto mentre Lacerenza raccontava della sua dipendenza dalla cocaina: “Oggi ne sono uscito. Ho perso 22 chili, ne ho ripresi 4-5. Prima erano troppi, avevo il viso da malato. Per il resto sto bene. Avevo perso il senso della realtà, sono pentito di questo. Quella sostanza maledetta mi ha distrutto e mi ha portato a quello che mi è successo oggi. La dipendenza ha creato tutto questo”. Ma quando ha iniziato ad assumerla? “Circa 5 anni fa, non è tantissimo. All’inizio pensavo di controllarla, come quasi tutte le persone. Stefania e la Wanna mi massacravano sempre dicendo: ‘Devi smetterla, morirai’. Io cercavo di controllarmi. Il problema è che lo 0,30 è diventato poi 0,50, 1 grammo, 2 grammi e qualche volta sono arrivato anche a 5 grammi, alla fine della mia distruzione. Una roba schifosa".
Un lasciarsi trasportare, e un’inchiesta che a livello mediatico si è concentrata per lo più sugli aspetti folkloristici ma che in realtà ha fatto emergere tutto quello che non va. Tutto quello che di sbagliato si continuava ad ignorare. La droga, le connivenze ora con un mondo che copre invece di accusare, di mettere all’angolo. O con chi ti spinge ancora più a fondo. Un’inchiesta che, secondo le due donne, è stata quasi provvidenziale per la vita di Lacerenza. Perché, come detto da lui stesso, sarebbe potuta finire in un altro modo: “Non sono diventato un agnellino, mi sono spaventato. Io ringrazio che mi hanno arrestato, sennò sarei morto. La soluzione era il manicomio, il carcere o la morte. Ho capito che sarei andato verso la distruzione. Guardo i video e mi faccio schifo. Sto troppo bene adesso”. Come ha evidenziato il nostro direttore Nobile e Marchi sono rimaste invischiate in questa storia per il troppo amore nei confronti di Davide, il che non le rende meno colpevoli, ma ci fa guardare la vicenda da un punto di vista umano. “Davide è un ragazzo nato a Lorenteggio, da genitori per bene, che lo hanno educato a una vita per bene. Quando si è ritrovato a essere famoso, senza cercare di esserlo, non ha retto“. Oppure, “è un uomo buono, ha ceduto”. Nonostante tutto non c’è un farsi la guerra, non c’è il puntate il dito. Ma quasi si sta ancora nel limbo dell’incredulità, dove si ricorda il Davide degli inizi. Quello astemio, che beveva solo l’acqua del rubinetto. Ormai un’altra vita. Ed è sempre il nostro direttore a riportsre al qui e ora con una domanda fondamentale. Ma a Davide Lacerenza, tutta quella droga che faceva circolare, chi gliela dava? “Non lo dirò mai. Un paio di persone forti”. Ma chi c’era sopra di lui? E qual era il giro di connivenze di cui era entrato a far parte? E soprattutto, ora questo sistema, con Lacerenza e la Gintoneria fuori dai giochi, chi lo sta portando avanti?