Il caso Lacerenza continua a dividere l’opinione pubblica, con discussioni che spaziano dai reati contestati fino alla natura stessa della movida milanese. La consuetudine, dice la giurisprudenza, è la prima fonte di diritto, ma visto che parliamo di cocaina davvero dovremmo considerare normale quello che succedeva alla Gintoneria? Davvero l'unico reato di Lacerenza è quello di essere stato troppo ingenuo? Durante la puntata di Dritto e Rovescio, Giuseppe Cruciani ha affrontato il tema come nel suo stile, puntellando una difesa di Lacerenza sull'argomento della normalizzazione: “Alla Gintoneria, la domanda incontrava l’offerta. Questa è la realtà dei fatti, alla Gintoneria come dappertutto c'erano droghe e prostitute, c'erano tossici più o meno dipendenti che trovavano la cocaina. Che poi gliela vendesse o passasse Lacerenza come risulta dalle carte o se la portavano dietro questo poi lo vedremo”. Cruciani ha sottolineato che la presenza di sostanze stupefacenti e di figure del mondo della prostituzione non è una novità, né esclusiva della Gintoneria. Piuttosto, nel nevoso mondo della movida milanese, la vicenda si distingue per la visibilità mediatica che l’ha accompagnata, complice un’esposizione massiccia sui social. “C'erano anche putt*nieri amanti della gnocca, questa è la realtà. Persone che volevano questa roba qui. I moralismi lasciamoli da parte, perché sono cose che, al netto dei reati che vedremo se ci sono o no, più o meno avvengono dappertutto”, ha dichiarato il conduttore della Zanzara.


Le accuse contro Lacerenza restano pesanti: autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, detenzione e spaccio di stupefacenti, e su questo sarà la magistratura a stabilire la verità giudiziaria. Tuttavia, il dibattito pubblico si è spostato su un altro piano, quello morale, con divisioni tra chi condanna l’intero sistema e chi sottolinea l’ipocrisia di scandalizzarsi solo quando certe realtà emergono alla luce del sole. La differenza rispetto ad altre situazioni simili, secondo Cruciani e molti altri, sarebbe proprio l’eccesso di esposizione: video e immagini pubblicate su Instagram e Telegram hanno tolto il velo di discrezione che solitamente avvolge queste dinamiche. Cruciani, da Del Debbio, ha evidenziato questo aspetto come centrale nella vicenda: “Qual è la differenza vera? La colpa di Lacerenza è quella, paradossale, di aver portato tutto alla luce del sole con dei video su Instagram, su Telegram e altri social. Ha dato troppa visibilità ai suoi eccessi”. La vera questione sollevata, dunque, non è solo se ci siano stati reati, ma se a disturbare maggiormente sia stata la trasparenza con cui tutto è stato mostrato. Poi ci sarebbe da chiedersi come mai l'opinione di Cruciani sia concorde, sostanzialmente, con quella di un altro eroe della Zanzara e cavallo della Gintoneria, Filippo Champagne, e in parte anche con quella di Andrea Diprè. Il ritornello è sempre uno: lo fanno tutti. Basta davvero a dire che sia giusto?

Le polemiche arrivano poco dopo che Dagospia, il pioniere del giornalismo senza filtri, ha smontato la polemica tra Selvaggia Lucarelli e La Zanzara, mettendo in luce l'ipocrisia del sistema. Lucarelli ha accusato Cruciani di dare spazio a “mostri” come Davide Lacerenza, ma Dago ha risposto che il vero scandalo è il giornalismo italiano, che da sempre si nutre di trash per fare audience. Certo, Cruciani è il trash-scout per eccellenza, scovando personaggi come Er Brasiliano o Filippo Champagne Romeo, ma è davvero l'unico responsabile? Dagospia ha ricordato che anche Del Debbio, Fagnani e persino il Corriere hanno dato visibilità agli stessi protagonisti. E Lucarelli? Nel 2020 fu proprio lei a portare Lacerenza sulla ribalta con un articolo su Tpi, ben prima della sua ospitata a La Zanzara nel 2023. Insomma, il circo mediatico è collettivo e nessuno è davvero "pulito". I mostri, in fondo, fanno hype e, alla fine, tutti ci hanno guadagnato. Anche questo è normale, in fondo.

