Andrea Diprè è tornato. Il legale più lisergico della scena italiana scende in campo per spezzare una bilancia in favore di Davide Lacerenza, facendo quello che sa fare meglio: un’arringa difensiva completamente, scusate la frase fatta ma in questo caso ci sta, sopra le righe. In televisione, da Giletti a Lo Stato delle Cose, e su YouTube. Ma la sua non è una difesa, è passione: “Io non lo difendo, io lo amo. Lui è uno che si alza alle cinque del pomeriggio e lavora fino alle 8 di mattina. Non fa altro che stappare champagne e servire i clienti, ti regala le cose. È di una bontà infinita”. Quasi un trattato di teologia, o di sociopolitica: “Lui ha costruito un caz*o di impero, la gente in Italia ha invidia del Ferrari parcheggiato”. Come si passi di qui all'innocenza, è tutto da valutare. Anzitutto, contro le accuse di prostituzione vale il principio di consapevolezza: “Le femmine erano talmente estasiate da questo ambiente che erano loro a proporre al maschio il rapporto sessuale. C'erano belle ragazze che sfruttavano la Gintoneria perché era frequentata da clienti importanti”. Da sfruttatore a sfruttato: Lacerenza era come il Cupido di Pollon: sembra talco ma non è. D'altronde “le ragazze erano ragazze di OnlyFans, loro scelgono di vendere il proprio corpo”. Autodeterminazione, utile alla scalata sociale: “Il locale era frequentato da molti vip, in primis la mia amica Michelle Comi, uno dei più grandi personaggi viventi”. Rabbrividiamo, e passiamo alla questione riciclaggio: “Questa montagna di soldi veniva portata in Svizzera, ma è ovvio perché in Italia non conviene. Anche Stefania ha fatto la stessa cosa in Albania”. Un piano finanziario degno di Goldman Sachs. Anche se, detta così, sembra più un piano da Tony Montana. Ma l'avvocato più allucinato d'Italia non si è fermato qui, e ha continuato a spingere come un vero cavallo in un’intervista su YouTube.


“Il giornalismo in Italia sembra Topolino. Anzi, Topolino fa più giornalismo dei quotidiani nazionali”. Il focus dell'intervista su YouTube ad Andrea Diprè riguarda principalmente il giornalismo, reo confesso di aver bombardato Davide Lacerenza. Diprè passa alla contraerea, ma lasciasse in pace Topolino, che è seriamente un baluardo culturale e didattico. Forse, rimanendo sui personaggi Disney, sarebbe più ferrato su Pippo. “Se Lacerenza sbaglia, deve pagare. È normale. Ma se non sbaglia perché deve pagare? Chi lo accusa sta rovinando una vita intera, proprio com'è successo a me”. Ma basta col vittimismo, partono le bombe: il giornalismo è in degrado, e lo stesso accade in televisione, dove secondo Diprè invitano sempre gli stessi “che dovrebbero andare a lavorare in miniera, o a raccogliere pomodori”. Il suo vero bersaglio? Fabrizio Corona, il signor Falsissimo. “Pensa di essere un figo ma è un paparazzo, è peggio di uno che lavora al mercato, un analfabeta. Lui non ha nessun titolo di studio, non ha fatto neanche le medie e va in giro a molestare una persona innocente a casa sua. Sarebbe da arresto immediato, le persone come lui in Trentino le chiamiamo collo da forca. Questo qui è uno da eliminare dalla società. La prigione non ha alcuna finalità rieducativa: guardate Corona, è sempre peggio”. Diprè diventa un cavallo imbizzarrito, e specifica un'altra cosa riguardo il traffico di cocaina: “La droga che girava nel locale era personale, la portavano le cavalle nella borsetta. Lacerenza, parlando di cocaina, non ha mai offerto niente a nessuno, tantomeno a me che sono suo fratello. Poteva offrirmi dei drink, delle medagliette, ma la droga mai. Poi lui non è che può fare il carabiniere e andare in bagno a vedere cosa succede”. Lacerenza uomo di sani principi, insomma. Offrire da bere? Certo. Medagliette commemorative? Perché no. Controllare la toilette? Perché mai? E state attenti, perché da sniffare a snitchare è un attimo: “Se entro fine mese Davide non verrà liberato entre fine mese, farò tutti i nomi dei locali in cui gira droga a Milano”. Occhio, perché adesso arriva l'affondo su Corona.

Andrea Diprè salta di palo in fresca (non è un refuso). “Corona è un cretino, ma ancora più stupido è Bruno Vespa. Se ci fosse Indro Montanelli gli darebbe due schiaffi, il giornalismo è un lavoro serio, ha un codice deontologico”. E se Montanelli fosse ancora vivo, probabilmente starebbe cercando di farsi dimenticare pur di non venire coinvolto in questa discussione. Da Montanelli a Tortora: “Davide è un cavallo, e tornerà ancora più forte. La sua storia è come quella di Enzo Tortora, che fu accusato di spaccio ma era tutto finto”. Finto, o Falsissimo: “Corona è il re della truffa. L'avvocato di Corona mi ha proposto 1000 euro in nero per redigere un atto giudiziario falso, e ancora adesso non me li ha dati. Lui si inventa ogni cosa per truffare, quindi ha un team di avvocati”. Bomba contro il re delle bombe: risponderà?

