Se qualcuno si aspettava un Cruciani in versione contrita, pronto a fare pubblica ammenda, evidentemente non ha mai ascoltato La Zanzara. Perché nel mondo di Giuseppe Cruciani non esiste il concetto di retromarcia, né quello di “ho sbagliato a invitare certi personaggi”. E se la bufera mediatica scatenata dagli arresti di Davide Lacerenza e Stefania Nobile ha generato l’ennesima ondata di accuse nei suoi confronti, la risposta è stata una scarica di insulti, provocazioni e un paio di vaffanculo distribuiti con precisione chirurgica.
Questa la prima scarica: "Caso Lacerenza-Stefania Nobile, allora ragazzi, da una parte ci sono i finti moralisti, quelli col ditino alzato, quelli che ti accusano e dicono: ‘Eh, Cruciani, hai trattato Lacerenza come un giullare tossico, un personaggio da social’. Ma vaffanculo. Questo vi dico, vaffanculo. Questa trasmissione non è un’aula di tribunale, questa trasmissione non è Report, non è la polizia giudiziaria che fa benissimo il suo mestiere. Descriviamo abitudini, non cerchiamo reati”.
Non cerchiamo reati. Un mantra che Cruciani ripete con la stessa insistenza con cui i critici ha martellato sul fatto che il suo programma abbia dato visibilità a personaggi che ora sono accusati di sfruttamento della prostituzione, spaccio e autoriciclaggio. La sua linea è chiara: La Zanzara è uno show, non un commissariato. Se poi la realtà supera la satira, non è affar suo.
"Eh, ma Lacerenza costringeva le ragazze a prostituirsi e a pippare". Ma di che cazzo parlate? Erano tutti consenzienti, tutti. Non c’era costrizione, almeno da quello che leggiamo. ‘Eh, ma c’era anche una minorenne, una che si prostituiva minorenne’. Male, malissimo, malissimo. Se ci sono reati, che vengano condannate le persone. Ma noi qui, ma che cazzo c'entriamo, oltre a offrire lo spettacolo di quello che avviene nella società senza tabù ogni giorno?”.

Il problema, per Cruciani, è che questa non è solo o principalmente una questione di legalità, ma di ipocrisia collettiva, con il riflesso (o il rigurgito) che scatta solo quando arriva un’ordinanza di custodia cautelare: "Sono venuti fuori i moralisti in queste ore, cioè: ‘Chiamavano le donne cavalle!’, e allora? Ma che cazzo vuol dire? È un gergo interno. Lo facevano in pubblico, peraltro. Poi su TikTok, i cavalli, le cavalle. Dunque?"
E ancora: "I giri di droga e prostituzione ci sono in tutta Italia. In tutta Italia è pieno di gente che si droga, si fa di cocaina e va a puttane. Ovviamente è tutto normale a mio parere quando ci sono persone consenzienti. E lo dice uno che non va a puttane e non si fa di cocaina. Però non sono moralista, non mi metto a dire ‘Oddio, la prostituzione! Oddio, la cocaina!’”.
A chi lo accusa di difendere Lacerenza e Nobile per amicizia, risponde con pragmatismo: “Se hanno commesso dei reati andassero in galera. Ma che me ne importa? Poi posso avere, come dire, un'amicizia nei confronti di Stefania Nobile. Mi dispiace se le persone vanno in galera, ma i reati sono i reati. Se uno ha commesso dei reati, che vada in galera, pagherà. Lei lo sa benissimo. Non è che si tira indietro di fronte a questa cosa”.
Ma è sulla presunta “esclusiva” della prostituzione e dello spaccio a La Gintoneria che Cruciani si scatena: "A me stanno sui coglioni moralisti che stanno lì a dire ‘Oddio la droga, oddio la cocaina che gira, oddio la prostituzione! I soldi in nero!’. Ma ragazzi, è l’Italia. Dappertutto è così. Dovrebbero chiudere il 30% dei locali in tutta Italia. Ma di che cazzo parliamo? Non siamo ipocriti, dai. Ma che, le mignotte ci sono solo da Lacerenza? Poi lui può aver esagerato, coi TikTok, con i video, con quello che ti pare, ma era tutto alla luce del sole”.

David Parenzo, il suo eterno contraltare, insinua che anche Cruciani potrebbe essere sentito dalla magistratura, vista la sua frequentazione del locale. E Crux, senza esitare, replica: "Io ci sono stato e me ne andato presto, me ne sono sempre andato presto. Non c'è nessuna procura, non c'è nessuna testimonianza. E non sono nemmeno citato, nemmeno per una volta, nemmeno lontanamente”.
Fine del dibattito. Il marchio di fabbrica di La Zanzara è tutto qui: prendere la realtà, esporla in tutta la sua brutalità e rifiutarsi di abbellirla con finte indignazioni o giudizi morali. Che si tratti di prostitute, cocaina o TikTok, l’unico dogma è quello della rappresentazione senza filtri. E viene lasciato agli ascoltatori scegliere da che parte stare.
