La Banca Centrale Europea (Bce) ha dato il via libera a UniCredit per incrementare la sua partecipazione in Commerzbank fino al 29,9%. L’istituto italiano, guidato dal ceo Andrea Orcel, ha annunciato l’autorizzazione in una nota ufficiale il 14 marzo, sottolineando che «mentre l’approvazione evidenzia la solidità finanziaria e l'ottemperanza regolamentare di UniCredit, vi sono ancora diversi fattori che determineranno qualsiasi sviluppo successivo e la relativa tempistica».
Ma c'è ancora un nodo normativo da sciogliere: affinché UniCredit possa effettivamente trasformare in azioni la quota del 18,5% detenuta attraverso strumenti derivati, è necessaria l’approvazione dell'Autorità Federale Tedesca della Concorrenza. La banca ha acquisito progressivamente quote di Commerzbank, utilizzando derivati come i total return swap, strumenti strutturati con Barclays, Bank of America e Citi. A dicembre, grazie a questa strategia, la sua partecipazione è salita al 28%.
Tuttavia, le ambizioni di UniCredit trovano un ostacolo a Berlino. Il governo tedesco non sembra favorevole a un'acquisizione e anzi ribadisce che «continueremo a sostenere gli sforzi di Commerzbank per mantenere la propria indipendenza». Un portavoce del Ministero delle Finanze tedesco ha aggiunto che «le acquisizioni ostili nel settore bancario non sono appropriate, soprattutto quando riguardano una banca di importanza sistemica». Un messaggio chiaro che lascia intendere come il governo voglia mantenere il controllo su un pezzo strategico del sistema bancario nazionale.
Di conseguenza, una fusione tra i due istituti appare sempre più un’opzione a lungo termine, come conferma UniCredit: «la tempistica originale per decidere se procedere o meno con una potenziale aggregazione si estenderà probabilmente ben oltre la fine del 2025». Per ora, la priorità della banca italiana resta l’attuazione della seconda fase del piano strategico UniCredit Unlocked, con un focus sulla crescita organica e il consolidamento del proprio posizionamento nei mercati europei.

Banco Bpm e l’opa su Anima: cosa devono sapere i risparmiatori
Se la partita tra UniCredit e Commerzbank è ancora aperta, Banco Bpm ha invece avviato ufficialmente la sua opa (offerta pubblica di acquisto) su Anima Holding. Dopo il via libera della Consob, il periodo di adesione è stato fissato dal 17 marzo al 4 aprile.
La banca guidata da Giuseppe Castagna ha completato un lungo iter autorizzativo, ottenendo il benestare di Antitrust, Golden Power, Banca d’Italia e Ivass. Tuttavia, resta un’incognita normativa legata al Danish Compromise, una regolamentazione europea che permette agli istituti bancari di trattare le quote nelle società di asset management con una ponderazione patrimoniale più favorevole. La Bce sta ancora valutando il caso, ma nel frattempo Banco Bpm ha deciso di procedere senza attendere la risposta definitiva.
L’opa ha già ricevuto adesioni importanti: Fsi (9,6%), Poste Italiane (11,7%) e il top management di Anima (1,5%) hanno accettato l’offerta, che a questo punto vede il Banco Bpm detenere virtualmente il 44,8% del capitale della società. L'obiettivo finale è arrivare al 66,67%, soglia che permetterebbe un'integrazione completa.
Gli obiettivi strategici di Banco Bpm
L’operazione non è solo un gioco di quote e capitali: Banco Bpm mira a integrare Anima per rafforzare il proprio modello industriale. «L’incidenza delle commissioni sul margine di interesse e dei proventi da servizi passerà dall'attuale 37% a oltre il 45%», ha spiegato la banca. L'istituto vuole diversificare le fonti di ricavo puntando sulla gestione del risparmio e sulla bancassurance, un settore che, grazie alla controllata Banco Bpm Vita, potrebbe garantire una crescita stabile anche in uno scenario di riduzione dei tassi d’interesse.
Se l'operazione andrà in porto, nascerà un conglomerato finanziario con masse gestite per oltre 220 miliardi di euro, capace di competere con i principali attori europei nel settore della gestione patrimoniale.

Le implicazioni per il mercato finanziario europeo
Le due operazioni – la scalata di UniCredit su Commerzbank e l’opa di Banco Bpm su Anima – evidenziano un trend chiaro: le banche italiane stanno cercando di rafforzarsi attraverso acquisizioni strategiche, sia per guadagnare peso specifico nel panorama europeo, sia per consolidare il proprio modello di business in settori ad alta marginalità.
Ma le sfide non mancano. Da un lato, UniCredit deve affrontare le resistenze politiche tedesche, che potrebbero rendere l’operazione molto più lunga e complessa del previsto. Dall'altro, Banco Bpm deve navigare le incertezze normative e convincere gli azionisti di Anima che la fusione è la scelta migliore.
Quel che è certo è che la finanza europea sta entrando in una nuova fase di consolidamento, in cui le strategie di crescita non si limiteranno più alla sola espansione organica. Le fusioni e acquisizioni, quando ben orchestrate, possono creare campioni nazionali ed europei in grado di competere con le grandi banche internazionali. Ma tra regolatori, governi e mercati finanziari, la strada per il successo resta ancora tutta da scrivere.
