C’è chi gioca a scacchi, e poi c’è Andrea Orcel, che sembra impegnato in una simultanea su tre tavoli contemporaneamente. La Bce è pronta a dare il via libera all’aumento della partecipazione di Unicredit in Commerzbank, ma a Roma la partita con Banco Bpm è ancora appesa al Golden Power. Nel frattempo, i grandi fondi internazionali danno l’ok all’ops (offerta pubblica di scambio) su Banco Bpm, ma criticano il maxi-stipendio del ceo da 13,2 milioni di euro.
Commerzbank: semaforo verde da Francoforte
Secondo Bloomberg, Unicredit sarebbe vicina a ottenere l’autorizzazione dalla Bce per detenere fino al 29,9% di Commerzbank. Una mossa che consoliderebbe la presenza dell’istituto italiano in Germania, ma che potrebbe anche innescare nuove tensioni con Berlino, già poco entusiasta dell’operazione.
Il nodo politico non è di poco conto: Commerzbank ha lo Stato tedesco come primo azionista, e il cancelliere Friedrich Merz aveva definito l’aggregazione con Unicredit “devastante”. Con il via libera della Bce, il vero scontro si sposta dunque in Germania, dove la politica potrebbe tentare di mettere i bastoni tra le ruote all’affare.


Banco Bpm e il Golden Power: Orcel deve fare i conti con il governo
Se in Germania Unicredit può festeggiare, in Italia la strada è meno liscia. L’Ops lanciata su Banco Bpm è ancora sotto la lente del governo, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha chiarito alla Camera che la procedura del Golden Power è “un obbligo” e non una sua discrezione.
«L'esame delle due operazioni vede il veto come extrema ratio», ha dichiarato Giorgetti, aggiungendo che la valutazione si concentrerà sulla continuità della raccolta del risparmio e il buon funzionamento del sistema dei pagamenti. Tradotto: il governo potrebbe non opporsi del tutto all’operazione, ma vuole garanzie sul controllo di Banco Bpm e sul suo ruolo nel sistema bancario italiano.

I proxy advisor approvano l’Ops su Banco Bpm, ma bocciano lo stipendio di Orcel
Nel frattempo, il fronte finanziario internazionale ha dato un via libera condizionato all’aumento di capitale necessario per l’acquisizione di Banco Bpm. Glass Lewis, uno dei principali proxy advisor, ha definito l’operazione “strategicamente convincente”, anche se ha avvertito che Unicredit potrebbe dover alzare l’offerta se Banco Bpm otterrà il trattamento patrimoniale favorevole del Danish Compromise su Anima.
Ma se i proxy advisor approvano la strategia industriale di Orcel, lo stesso non si può dire della sua remunerazione. Il ceo di Unicredit ha incassato 13,2 milioni di euro nel 2024, in aumento rispetto ai 9,75 milioni dell’anno precedente. Glass Lewis ha definito l’incremento “eccessivo”, accusando la banca di un trend preoccupante di rialzi costanti da quando Orcel è arrivato nel 2021.
«Pur riconoscendo i risultati finanziari della società, rimaniamo preoccupati dall’aumento del 15% del salario base dell’a.d., soprattutto considerando che la sua remunerazione appare già palesemente più alta di quella dei capoazienda dei competitor europei», ha scritto Glass Lewis.
Unicredit ha replicato sottolineando che lo stipendio del ceo è “pienamente allineato con l’eccezionale performance della banca”, ma il dibattito resta aperto. Gli azionisti dovranno votare il bilancio e la politica di remunerazione nell’assemblea del prossimo 27 marzo.
Il risiko bancario di Orcel è tutto in bilico
Andrea Orcel ha messo in piedi un’operazione finanziaria senza precedenti, con tre dossier aperti su tre fronti cruciali:
- Commerzbank: la Bce ha detto sì, ma la politica tedesca potrebbe bloccare tutto.
- Banco Bpm: il Golden Power resta l’incognita principale, con il governo pronto a intervenire.
- Il suo stipendio: gli investitori apprezzano i risultati, ma iniziano a storcere il naso davanti a compensi che sfiorano cifre da capogiro.
Orcel è abituato alle sfide, ma questa volta potrebbe averne aperte troppe contemporaneamente. Riuscirà a chiudere tutti i fronti senza perdere pezzi?
