Andrea Orcel, il banchiere abituato a vincere le sue battaglie sui mercati, si trova ora a fronteggiare un risiko finanziario che assume contorni sempre più politici. L’amministratore delegato di UniCredit ha fatto tappa a Roma, incontrando rappresentanti del governo per discutere tre operazioni cruciali: l’ops (offerta pubblica di scambio) su Banco Bpm, la scalata a Commerzbank e l’acquisto del 5,2% di Generali. Ma, secondo Milano Finanza, non avrebbe trovato l’accoglienza sperata.
Il gelo del governo italiano e il nodo Banco Bpm
Stando a Milano Finanza, a Via XX Settembre la freddezza nei confronti della strategia di UniCredit è evidente da mesi. Il blitz di novembre su Banco Bpm ha complicato il piano del governo per creare un terzo polo bancario attorno a Mps, al punto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha persino ventilato l’uso del Golden Power per frenare l’operazione. Adesso, la procedura è entrata nel vivo: “Dopo la pre-notifica di dicembre e la notifica di febbraio, il comitato ha 45 giorni di tempo per esprimersi. Una bocciatura appare improbabile, ma il governo sta studiando precisi paletti” (Milano Finanza).
Orcel ha illustrato i suoi piani a Palazzo Chigi, ma senza strappare impegni definitivi. Secondo il quotidiano finanziario, potrebbero essere imposti vincoli su sede legale, livelli occupazionali e impiego del risparmio raccolto in Italia. Inoltre, alcune fondazioni azioniste di UniCredit hanno sondato il Tesoro per comprendere gli orientamenti del governo, soprattutto in relazione al controllo del sistema bancario nazionale.
Nel frattempo, Banco Bpm ha approvato con il 97,6% dei voti l’aumento del prezzo dell’opa (offerta pubblica di acquisto) su Anima da 6,2 a 7 euro per azione, una mossa che rende ancora più difficile per UniCredit portare a termine la sua operazione. “Bpm con lo stratega Giuseppe Castagna si conferma, almeno per UniCredit, una roccaforte inespugnabile, una sorta di piccolo metaforico Vietnam” (Milano Finanza). La domanda è: Orcel sarà costretto a ritirarsi, o ha ancora un asso nella manica?


Commerzbank: un’acquisizione sempre più ostile?
Se in Italia la sfida è politica, in Germania è diventata una vera e propria guerra. UniCredit ha acquisito il 4,5% di Commerzbank dal governo federale e un altro 4,5% sul mercato, arrivando a una posizione potenziale del 28%, in attesa del via libera della Bce per salire fino al 29,9%. Ma Berlino non sta a guardare.
“La banca tedesca renderà il percorso di UniCredit ‘il più fangoso e profondo possibile’, creando ‘quanti più problemi possibili’” ha dichiarato Sascha Uebel, presidente del comitato aziendale di Commerzbank (Milano Finanza). E il governo? Olaf Scholz ha parlato di “scalata ostile”, mentre Friedrich Merz, possibile futuro cancelliere, è nettamente contrario all’operazione.
Anche se la Bce dovesse concedere l’autorizzazione, UniCredit dovrà vedersela con l’Antitrust tedesco e con lo Stato, primo azionista di Commerzbank. “Orcel ha detto più volte che un’eventuale uscita dall’operazione genererebbe comunque una plusvalenza per UniCredit” (Milano Finanza), ma un fallimento su entrambi i fronti, italiano e tedesco, potrebbe minare la sua credibilità.

Generali: il risiko assicurativo e le mosse di Caltagirone
Nel frattempo, UniCredit ha anche aumentato la propria quota in Generali, salendo al 5,2%. Ma qui il gioco si complica ulteriormente. Il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone ha infatti appena incrementato la sua partecipazione nella compagnia assicurativa, passando dal 7 all’8%. Secondo Milano Finanza, l’operazione è costata circa 500 milioni di euro, con un premio del 6% rispetto alla media dei prezzi dell’ultimo anno.
Per Caltagirone, il bersaglio è chiaro: rafforzare la sua influenza sulla governance del Leone e contrastare Mediobanca, primo azionista di Generali. “L’assemblea potrebbe essere anticipata al 24 o 29 aprile” (Milano Finanza), e qui si giocherà la vera battaglia per il controllo della compagnia. Due le opzioni per Caltagirone: presentare una lista lunga con candidati per ceo e presidente o puntare su una lista corta di sei consiglieri per tentare di piazzare i propri uomini nel board.
Mediobanca e il ceo di Generali Philippe Donnet possono contare sul sostegno degli investitori istituzionali, ma con Delfin della famiglia Del Vecchio che si prepara a superare il 10%, gli equilibri sono tutt’altro che definiti. “Sarà un Vietnam di veti incrociati, un braccio di ferro senza esclusione di colpi” (Milano Finanza).
La posizione di Orcel: tra ritirata strategica e possibili colpi di scena
Orcel si trova ora in un momento critico: procedere su tutti e tre i fronti o ricalibrare le sue mosse? Con il governo italiano scettico, la Germania apertamente ostile e il risiko su Generali che si complica, il ceo di UniCredit deve decidere se rilanciare o se ritirarsi.
Le sue abilità negoziali sono fuori discussione, e Milano Finanza non esclude colpi di scena. Ma una cosa è chiara: se dovesse perdere sia Banco Bpm che Commerzbank, sarebbe un duro colpo alla sua strategia di espansione europea. Il mercato aspetta, il governo osserva e i suoi avversari - da Castagna a Caltagirone - sono pronti a sfruttare ogni errore.
Orcel riuscirà a uscirne da vincitore o questa sarà la battaglia che segnerà il suo mandato?

