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Mps su Mediobanca e Unicredit su Bpm e Anima: cosa succede tra miliardi in movimento e giochi di potere tra Lovaglio, Orcel, Castagna, Del Vecchio e Caltagirone?

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

6 marzo 2025

Mps su Mediobanca e Unicredit su Bpm e Anima: cosa succede tra miliardi in movimento e giochi di potere tra Lovaglio, Orcel, Castagna, Del Vecchio e Caltagirone?
Il risiko bancario è entrato nel vivo: Mps sfida Mediobanca con un'offerta ambiziosa, mentre Unicredit mira a un colosso da 100 miliardi con Banco Bpm e Anima. Intanto, dietro le quinte, si gioca la partita su Generali tra Mediobanca, Caltagirone e Delfin. Chi avrà la meglio? E quali saranno le mosse decisive nei prossimi mesi? Il mercato è in attesa, ma il finale è tutt’altro che scritto…

di Beniamino Carini Beniamino Carini

Il mondo bancario italiano sta vivendo un terremoto finanziario di proporzioni epocali. Tra fusioni, acquisizioni e strategie di consolidamento, si stanno ridisegnando gli equilibri del sistema creditizio nazionale ed europeo. Al centro della scena ci sono Monte dei Paschi di Siena (Mps), Mediobanca, Unicredit e Banco Bpm: protagonisti di una partita che vale decine di miliardi di euro e che potrebbe cambiare radicalmente il volto della finanza italiana.

Lovaglio e la sfida su Mediobanca

Luigi Lovaglio, ceo di Mps, sta giocando la partita della vita. Il suo obiettivo? Portare a termine l’Ops (Offerta pubblica di scambio) su Mediobanca per creare un colosso bancario capace di competere con Intesa Sanpaolo e Unicredit. Per farlo, ha avviato un vero e proprio tour de force, incontrando oltre trenta fondi internazionali per convincerli della bontà del suo piano. L’operazione è stata appoggiata dai grandi azionisti di Mps, tra cui lo Stato italiano e le famiglie Del Vecchio e Caltagirone, che insieme controllano il 30% della banca senese.

Lovaglio punta a rafforzare settori chiave come il wealth management e il consumer finance e garantisce che l’operazione avverrà «senza costi sociali» (cioè, senza tagli al personale). Ma la resistenza è forte: Mediobanca ha respinto l’offerta, definendola «priva di logica industriale e finanziaria» e persino «distruttiva» (La Stampa).

L’assemblea degli azionisti di Mps del 17 aprile sarà il momento decisivo: se il piano passerà, partirà la fusione, con un lancio dell’Ops previsto tra giugno e luglio. E i mercati sembrano gradire: dall’annuncio dell’offerta, il titolo Mps è salito del 4% e Mediobanca del 14%, segnale che qualcosa bolle in pentola.

andrea orcel unicredit
Andrea Orcel (UniCredit)

Unicredit-Banco Bpm: la sfida da 100 miliardi

Ma se la battaglia di Lovaglio è delicata, quella di Unicredit è colossale. Il gruppo guidato da Andrea Orcel sta cercando di inglobare Banco Bpm e Anima, creando un gigante da oltre 100 miliardi di euro di capitalizzazione, capace di superare perfino Intesa Sanpaolo e diventare la prima banca italiana ed europea.

I numeri sono impressionanti: Unicredit vale oggi 83,2 miliardi di euro, Banco Bpm 15 miliardi e Anima 2,2 miliardi. Il totale sfonda il tetto dei 100 miliardi, mettendo Orcel in una posizione dominante rispetto ai colossi europei come Banco Santander (92,9 miliardi) e Bnp Paribas (87,1 miliardi) (Il Giornale).

Ma attenzione: la fusione non è ancora realtà. L’Ops su Banco Bpm è stata annunciata a novembre e ha già ottenuto il via libera da Bankitalia e Antitrust. Ora manca solo l’autorizzazione dell’Ivass, dopodiché la Consob avrà cinque giorni per dare il suo parere. Se tutto filerà liscio, l’adesione all’offerta potrebbe partire già da fine marzo, con un possibile rilancio cash stimato tra 1,5 e 2 miliardi di euro.

Giuseppe Castagna (Bpm)
Giuseppe Castagna (Bpm)

Generali e il nodo Mediobanca

E poi c’è Mediobanca, coinvolta su più fronti. Oltre a difendersi dall’attacco di Mps, sta gestendo la delicata partita su Generali, la più grande compagnia assicurativa italiana. Qui entra in gioco un altro nome pesante: Francesco Gaetano Caltagirone.

Secondo alcuni analisti, Mediobanca starebbe cercando di consolidare il controllo su Generali, presentando una lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione che ricalca quella uscente. E qui scoppia il caso. Mediobanca accusa Caltagirone e Delfin (la holding della famiglia Del Vecchio) di agire in “concerto”, cioè di aver stretto un accordo segreto per influenzare il destino della compagnia.

Se la Consob dovesse accertare che esiste un patto occulto tra questi due gruppi, scatterebbero sanzioni pesanti. Ma fino ad oggi, Delfin e Caltagirone hanno agito in piena luce, dichiarando ogni mossa al mercato. La vera domanda è un’altra: se Mediobanca fa lo stesso con Generali, non è anch’essa in una posizione discutibile? (Il Giornale).

Cosa succederà ora?

Il risiko bancario italiano è in pieno svolgimento, con tre scenari chiave da seguire nei prossimi mesi:

  1. Mps riuscirà a convincere gli azionisti ad approvare l’Ops su Mediobanca il 17 aprile? Se sì, nascerà un nuovo colosso bancario.
  2. Unicredit porterà a termine la fusione con Banco Bpm? Se tutto va come previsto, l’adesione all’offerta partirà da aprile e il verdetto arriverà tra maggio e giugno.
  3. Mediobanca riuscirà a difendersi o finirà sotto il controllo di nuovi azionisti? La partita con Generali potrebbe diventare il vero ago della bilancia.

Il mercato osserva, il governo Meloni segue da vicino, e gli investitori aspettano il prossimo colpo di scena. In un mondo in cui il potere finanziario si gioca su miliardi di euro, ogni mossa può cambiare il futuro dell’economia italiana.

Unicredit in campo anche su Generali
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