Il risiko bancario italiano entra nella sua fase più delicata. Mentre Unicredit accelera per chiudere l’ops (offerta pubblica di scambio) su Banco Bpm, il governo potrebbe giocare la carta del golden power, una mossa che potrebbe rallentare – se non ostacolare – l’operazione voluta da Andrea Orcel. Il tutto mentre il settore bancario europeo è alla ricerca di nuovi equilibri tra consolidamento e protezione degli asset strategici.
L’ops su Banco Bpm: una sfida da miliardi
Il 27 marzo i soci di Unicredit voteranno l’aumento di capitale per finanziare l’acquisizione di Banco Bpm, una fusione che, nei piani, dovrebbe generare un colosso bancario con quasi 12 miliardi di euro di utile netto e sinergie per 1,2 miliardi (Il Sole 24 Ore). Ma c’è un problema: il Golden Power.
Questo strumento, introdotto nel 2012 e rafforzato nel 2023, permette al governo di bloccare o condizionare acquisizioni di società strategiche. Nel caso di Unicredit-Banco Bpm, è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) a gestire la procedura, con il ministro Giancarlo Giorgetti in prima linea.
«Se ne occuperanno Giorgetti e i ministri competenti», ha confermato il vicepremier Matteo Salvini (Milano Finanza). Il governo potrebbe imporre condizioni come il mantenimento della sede legale in Italia, il divieto di chiudere sportelli o la protezione dei posti di lavoro. Ma c’è di più: sfruttando cavilli normativi, Palazzo Chigi potrebbe allungare i tempi della procedura, ritardando l’Ops di mesi.


Il paradosso del Golden Power e l’incognita Antitrust
C’è però un paradosso. Mentre il governo potrebbe chiedere a Unicredit di non ridurre la presenza territoriale di Banco Bpm, l’Antitrust potrebbe imporre a Unicredit di cedere filiali per evitare posizioni dominanti. Il rischio? Un cortocircuito normativo che rallenti ulteriormente l’operazione.
«La cessione di asset potrebbe risolvere criticità concorrenziali, ma potrebbe anche favorire l’ingresso di banche estere nel mercato italiano, come Crédit Agricole, Bnp Paribas o Deutsche Bank», spiega Michele Carpagnano, direttore dell’Osservatorio Golden Power (Milano Finanza).
Orcel accelera sul digitale, ma il tempo gioca contro
Nel frattempo, Unicredit non resta ferma: ha completato l’acquisizione delle fintech Aion Bank e Vodeno per 376 milioni di euro, con l’obiettivo di creare una piattaforma cloud per l’espansione nei mercati dell’Europa centrale e della Polonia (Corriere della Sera). Unicredit prevede di investire 200 milioni di euro e conquistare 2,5 milioni di nuovi clienti.
Ma l’acquisizione di Banco Bpm rimane il vero obiettivo strategico. Se l’Ops andasse in porto, Unicredit diventerebbe il secondo gruppo bancario italiano per capitalizzazione, avvicinandosi pericolosamente a Intesa Sanpaolo. Il problema è che, se la fusione non si concretizzasse al 100%, le sinergie previste scenderebbero da 1,2 miliardi a 1 miliardo di euro, con una ripartizione del valore meno vantaggiosa per Banco Bpm. Questo spiega perché Giuseppe Castagna, ceo di Banco Bpm, continui a opporsi all’operazione (Sole 24 Ore).
Il futuro di Anima e il rischio di uno stallo
Un altro nodo da sciogliere è Anima Holding, la società di gestione del risparmio controllata da Banco Bpm. Finora, Orcel non ha svelato se vuole integrarla in Unicredit o venderla: «Non abbiamo elaborato alcuna strategia in merito alla potenziale futura integrazione di Anima» si legge nel documento informativo per l’assemblea (Corriere della Sera).
E se Unicredit ottenesse solo il 50% più un’azione di Banco Bpm? In quel caso, la fusione vera e propria potrebbe diventare un miraggio: «Eventi al di fuori del controllo dell’emittente potrebbero ostacolare l’operazione», ha ammesso Unicredit nel documento ai soci. Tradotto: se Castagna e altri azionisti decidessero di fare ostruzionismo, il deal potrebbe impantanarsi (Milano Finanza).

Banche italiane e difesa europea: la lezione di Profumo
Il risiko bancario italiano non è un caso isolato. Secondo Alessandro Profumo, ex ceo di Unicredit e Leonardo, il consolidamento tra le grandi banche è inevitabile: «Si possono realizzare forti economie di scala, ma non bisogna perdere di vista la clientela» (Milano Finanza).
L’ex banchiere ha poi lanciato un monito sul sistema europeo: «La vigilanza unica è stato un passo avanti, ma l’Europa ha ancora mercati segmentati e le fusioni transfrontaliere restano difficili. Così, il sistema bancario europeo rischia di essere surclassato dai giganti americani» (Milano Finanza).
Un messaggio che suona attuale anche per Unicredit: la sua scalata a Commerzbank in Germania potrebbe trovare un ostacolo politico con il ritorno della grande coalizione a Berlino. Se il governo Scholz si mettesse di traverso, il sogno di Orcel di costruire un colosso paneuropeo potrebbe svanire sul nascere (La Repubblica).
Il risiko bancario italiano: che succederà ora?
- Il Golden Power fermerà o rallenterà l’Ops su Banco Bpm?
- Anima sarà integrata in Unicredit o venduta?
- Banco Bpm cederà o continuerà a resistere?
- Unicredit riuscirà a scalare Commerzbank o la politica tedesca farà muro?
Le prossime settimane saranno decisive. Il governo ha il potere di dettare i tempi, ma il mercato ha già deciso da che parte stare: il titolo Unicredit continua a salire. Chi vincerà questa battaglia tra politica e finanza?
