C’è una tempesta in corso nel mondo bancario italiano, e Andrea Orcel, ceo di Unicredit, sembra determinato a cavalcarla. L’ops (offerta pubblica di scambio) lanciata su Banco Bpm non è solo una mossa finanziaria, ma un vero atto di forza per consolidare la posizione della banca milanese e ridefinire gli equilibri del credito in Italia e in Europa. Unicredit non vuole più essere solo una delle grandi: vuole essere la grande.
«Per Unicredit è un momento di svolta: dopo quattro anni di cambiamenti, abbiamo tre anni improntati alla crescita e per tentare di battere tutti i concorrenti» ha dichiarato Orcel dal Castello Sforzesco di Milano, dove l’istituto ha celebrato la partnership con Ferrari (Il Sole 24 Ore). Un evento simbolico, quasi una dichiarazione d’intenti: come il Cavallino, anche Unicredit punta ad accelerare.
L’ops su Banco Bpm: un’operazione da miliardi
Se l’acquisizione andrà in porto, Unicredit si avvicinerà ancora di più ai livelli di Intesa Sanpaolo. La capitalizzazione della banca è già schizzata a 85 miliardi di euro, a un passo dagli 86,5 miliardi di Intesa. Nel frattempo, la forbice con Banco Bpm si è ridotta: il valore dell’offerta è salito a 14,5 miliardi, quasi in linea con la capitalizzazione attuale di 15 miliardi di Banco Bpm (Corriere della Sera).
Ma non è solo una questione di numeri. Anche senza fusione, Unicredit stima sinergie per 1 miliardo di euro tra ricavi e costi. Se invece l’operazione si completerà, il risparmio potrebbe arrivare fino a 900 milioni di euro (Il Sole 24 Ore).


Banco Bpm resiste (ma non troppo?)
Dall’altra parte della barricata c’è Banco Bpm, guidata da Giuseppe Castagna, che nel frattempo ha messo in moto la sua Opa su Anima. L’assemblea ha già dato il via libera per alzare l’offerta da 6,2 a 7 euro per azione, e ora manca solo l’ok di Ivass, previsto per l’11 marzo. Una volta ottenuta l’approvazione, Consob avrà circa una settimana per autorizzare la pubblicazione del prospetto, dopodiché partirà ufficialmente l’offerta (Il Sole 24 Ore).
Nel frattempo, Castagna sta giocando la carta del radicamento territoriale: un roadshow per incontrare oltre 400 imprenditori in città chiave come Novara, Verona, Lodi, Bergamo e Modena. Un messaggio chiaro: Banco Bpm non è solo numeri e bilanci, ma una banca vicina alle imprese italiane. «Il legame che unisce Banco Bpm ai territori in cui opera ha solide radici» ha sottolineato Castagna, ribadendo l’intenzione di restare un riferimento per l’economia reale (Corriere della Sera).

La strategia di Unicredit: oltre l’Italia, verso il futuro digitale
Ma Orcel non si ferma a Banco Bpm. La banca ha appena finalizzato l’acquisizione di Aion Bank e Vodeno, due realtà digitali belghe e polacche, per 376 milioni di euro. L’obiettivo? Creare una piattaforma cloud-based per innovare il digital banking ed espandersi in mercati emergenti. «Questo investimento migliorerà la nostra capacità tecnologica e ci permetterà di entrare in nuovi segmenti di clientela», ha dichiarato il ceo (Il Sole 24 Ore).
L’operazione si inserisce in un piano più ampio, che prevede investimenti per 200 milioni di euro e l’ambizione di raggiungere 2,5 milioni di nuovi clienti, con un impatto positivo sull’utile netto del gruppo nei prossimi tre anni. Unicredit vuole essere una banca tradizionale, ma con l’agilità di una fintech.
Il destino di Banco Bpm è ancora incerto: l’ops di Unicredit riuscirà a convincere gli azionisti? E se la fusione non andasse in porto, quale sarà la mossa successiva di Orcel? Di sicuro, le prossime settimane saranno decisive. Il mercato osserva, gli investitori si muovono e il risiko bancario italiano è più acceso che mai.
