La domanda è: ma tutta questa droga a Davide Lacerenza chi gliela dava? Seguitemi perché questa è la domanda fondamentale e ora vi spiego perché. In tutta questa storia c'è poco da fare i moralisti. Punto primo: se non in tutti, in tantissimi locali di Milano funziona così, ovvero c'è la bamba e ci sono le mignot*e. Badate bene: leggendo le carte viene fuori che Lacerenza la droga non la spacciava. Era un intermediario, faceva incontrare nel suo locale la domanda e l'offerta. La bamba e le tro*e. Due cose che a mio modo di vedere dovrebbero essere legalizzate, ma questo è un altro discorso. Non c'è da fare moralismi perché Lacerenza è un ritratto dell'Italia, di una parte d'Italia, ipocrita: perché tutti, tutti conoscevano la Gintoneria. E tutti sapevano e potevano vedere attraverso i social cosa succedeva lì dentro e tanti lo vedevano come un modello sociale, perché questa disgraziata società ci insegna che sei figo se hai i soldi, se hai la macchinona, se sciaboli lo champagne e se sei famoso e visibile. Il modello sociale di riferimento della nostra società che vi piaccia o no è questo. E infatti i frequentatori della Gintoneria erano anche i più insospettabili. Nelle prime pagine dell'ordinanza si dice che uno dei frequentatori della Gintoneria era il figlio di un vicedirettore famosissimo di un giornalone perché Davide Lacerenza rappresenta assolutamente un fenomeno di costume italiano che comunque piace, è folcloristico.

Il problema non è tanto lui ma la società che lo erige a modello, l'ipocrisia e il moralismo. Infatti la domanda vera è: ma tutta questa droga da dove arriva? Chi la dava? Non stiamo parlando di quantità minime, ma di chili, di roba di qualità. Talmente di qualità che viene da pensare male. Se noi rispondiamo a questa domanda apriamo il coperchio di un vaso dove è meglio non guardare. Se Lacerenza parlasse sì che sarebbe un problema. È rispondendo a questa domanda che si capisce veramente chi tiene i fili, chi gestisce quel traffico. E tutto questo, fidatevi, non conviene che venga fuori quindi è bene che si parli delle bottiglie da quattromila euro, delle escort, del "tonno" che ha speso 640 mila euro in 3 mesi, ma ricordatevi, la cosa più importante sarebbe rispondere a questa domanda: ma tutta la droga da dove arriva?
