È un’inchiesta sul sistema Cultura gestito dal ministero e potrebbe essere dieci volte più grave del caso Boccia, perché le persone che sarebbero stato coinvolte e fatte lavora in modo irregolare sarebbero molte di più. Esperti, critici, storici dell’arte, curatori, autori. Tutto inizia nel 2023 e solo adesso se ne inizia parlare. La prima domanda che dobbiamo farci è questa: il lavoro culturale in Italia viene sottopagato o non pagato, non viene mai riconosciuto e non ne parla nessuno. Ma possibile che proprio il ministero che dovrebbe difenderlo crei situazioni come quella che vi stiamo per raccontare? E poi: parliamo di istituzioni pubbliche, che usando finanziamento pubblici e comunicano sui canali della pubblica amministrazione (con il calce sulle e-mail il nome di un ministero della Repubblica). Vi sembra normale che casi del genere, di presunte irregolarità, riguardino un ente che dovrebbe essere completamente pulito?
A due anni dalla vittoria elettorale di Giorgia Meloni e l’inizio del suo governo, sembra che le attenzioni - e le criticità più evidenti - si stiano concentrando sul ministero della Cultura (MiC) e su chi è stato chiamato a gestirlo. Prima Gennaro Sangiuliano, costretto a dimettersi, ora Alessandro Giuli, al centro, insieme al suo ex capo di gabinetto (anche lui dimessosi), Francesco Spano, di un’inchiesta di Report. C’è però un terzo caso, di cui nessuno sta parlando, e riguarda il progetto di punta del MiC, la mostra sul futurismo di Roma, Il tempo del futurismo. L’inaugurazione era prevista per il 30 ottobre ma è stata rimandata al 2 dicembre, giorno in cui ricorrono gli ottant’anni dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti. La mostra è stata già criticata e discussa prima dell’apertura in vari giornali di settore e in più di un’occasione Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria d’arte moderna di Roma e componente del Comitato organizzatore (al centro della storia che ora vi racconteremo), è intervenuta per smentire il presunto flop dell’esposizione fortemente voluta dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano.
Ma prima facciamo un passo indietro. Ricordate il caso tra l’ex ministro e Maria Rosaria Boccia? Boccia avrebbe avuto un ruolo all’interno del Mic apparentemente garantito da un contratto di consulenza promesso e mai arrivato, come spiegato da Sangiuliano durante l’intervista al Tg1, all’ufficio bilancio. La moglie di Sangiuliano, contesualmente, scopre il "tradimento" e chiede al ministro di “interrompere ogni rapporto, anche lavorativo” con Boccia, che dunque dovrà rinunciare al suo incarico di "consigliera per i grandi eventi". Secondo Maria Rosaria Boccia c’era una nomina, ma “c’erano dei tempi tecnici; mi hanno detto che era prassi che il consigliere cominciasse” a lavorare prima della formalizzazione, che però non avverrà mai. Se non una irregolarità, quantomeno poca chiarezza. Concentriamoci su questo, poi capirete perché: “Mi hanno detto che era prassi che il consigliere cominciasse” a lavorare.
La formazione del Comitato scientifico (ottobre 2023)
La mostra sul futurismo è una tappa fondamentale per il rilancio della “cultura di destra”, e il MiC ha scelto di coinvolgere molti esperti e prestatori esterni (tra cui il MoMa di New York). La mostra viene affidata a Gabriele Simongini, che sarà il curatore, e a Alberto Dambruoso, che sarà il co-curatore. Il 26 ottobre 2023 viene inviata una e-mail firmata dal Direttore generale dei musei (che afferisce al MiC) Massimo Osanna a dieci esperti: Giancarlo Carpi, Andrea Baffoni, Massimo Duranti, Maurizio Scudiero, Giovanni Lista, Günter Berghaus, Claudia Salaris, Riccardo Notte, Francesco Perfetti e Federico Palmaroli (Osho). Si tratta di un invito ad “aderire al Comitato scientifico della Mostra”, richiesta “condivisa con il Sig. Ministro e con i curatori”.
Da quel momento i professionisti coinvolti iniziano a lavorare sulla mostra insieme a curatore e co-curatore, intervenendo nelle riunioni, andando a definire quali sarebbero state le 650 opere presenti nell’esposizione in un percorso che, almeno idealmente, sarebbe dovuto arrivare fino ai giorni nostri (il progetto iniziale pensato da Simongini andava dal pre-Futurismo al 2024). Gli esperti indicati dal Ministero della Cultura iniziano a lavorare anche ai testi del catalogo e alle didascalie esplicative per le opere nella galleria. Le attività vanno avanti per otto mesi, nel corso dei quali vengono messi in copia nelle comunicazioni ufficiali dirette ai prestatori e ai collezionisti e si muovono a tutti gli effetti come componenti di un Comitato scientifico, quello di cui si parla nell’e-mail di ottobre. Il 24 febbraio 2024 Gennaro Simongini, come si legge nella e-mail, comunica che i curatori e chi scriverà i testi per il catalogo verrà contrattualizzato: “Buonasera, dal Ministero mi dicono che gli autori dei testi in catalogo e i curatori delle sezioni saranno contrattualizzati - ciascuno secondo l'impegno profuso - non appena sarà conclusa la gara d'appalto per la casa editrice che sarà bandita a breve. Inoltre il direttore generale chiede che io firmi con voi la curatela delle varie sezioni anche se naturalmente ognuno farà il testo concordato per suo conto. Proporrei di fare la riunione del Comitato scientifico alla GNAM giovedi 7 marzo (18 marzo dovrei vedere il Ministro con Federico Palmaroli, il direttore generale, la direttrice della GNAM, ecc.) oppure giovedì 14 marzo, sempre alle 12,30, fatemi sapere quale data preferite”. Dall’e-mail si capisce che i contratti sono stati proposti in accordo con Massimo Osanna (Direttore generale dei musei nazionali), che infatti pone una condizione: quella che Simongini firmi i testi insieme agli autori. Si continua a lavorare alla mostra e, parallelamente, ai testi per il catalogo che sarebbe stato affidato all’editore che avesse vinto la consueta gara d’appalto. Oggi sappiamo che quell’editore, gara d’appalto o meno, è Treccani. I lavori proseguono e quattro dei componenti del Comitato scientifico vengono indicati per poter curare delle sezioni specifiche della mostra. In particolare Giancarlo Carpi avrebbe dovuto seguire insieme a Scudiero la parte intitolata “Ricostruzione futurista dell’universo”, ancora presente nel progetto finale della mostra, e “Ricostruzione feticismo delle merci e cute” (questa sezione è stata assorbita da altre nel progetto finale).
Il 2 maggio il curatore Simongini scrive agli esperti del Comitato scientifico: “Carissimi, come state? Il Ministero ha deciso per vari motivi di fare il catalogo con Treccani che penserà anche ai vostri contratti”. Esiste anche una prima ipotesi per il catalogo, sempre condivisa da Simgonini a Giancarlo Carpi: “Carissimo, oggi ho avuto la conferma che il catalogo lo farà Treccani. Bisogna pensare ai vari saggi, ecco la situazione di questi già confermati e quelli da definire” e si possono leggere alcuni dei nomi delle persone coinvolte a ottobre del 2023: Lista, Berghaus, Salaris, Perfetti (definiti), Carpi, Scudero, Duranti, Notte e Baffoni (da definire; Carpi avrebbe proposto successivamente in privato a Sigismondi un capitolo con questo titolo: L’oggetto antropomorfo e il feticcio, dai manifesti iniziali a Ricostruzione futurista al post futurismo). Ma i contratti non arrivano. Il 27 giugno Simongini gira un messaggio agli autori: “Carissimi, ciascuno di voi dovrebbe scrivere una mail al ministero e alla GNAM per chiedere novità sul vostro contratto, in attesa da molti mesi. Indirizzate a renatacristina.mazzantini… e a emanuele.merlino… buona giornata, mettete anche me per conoscenza”. Simongini, ancora a fine giugno, con una e-mail, conferma di star premendo per i contratti delle persone coinvolte. I contratti, però, non arriveranno mai. Ad agosto alcuni dei curatori scoprono che Treccani ha già contrattualizzato alcuni autori per il catalogo, così inviano una e-mail per avere informazioni in merito (e le eventuali norme di redazione per il saggio). Treccani risponde che se ne occupa direttamente il curatore, ma Simongini rimanda direttamente al Comitato organizzatore. C’è un altro elemento: alcuni degli esperti del Comitato scientifico avevano inviato a luglio una lettera con degli appunti critici e delle correzioni. Secondo quanto sostenuto in una chat privata da Dambruoso il 14 settembre 2024, Simongini gli avrebbe detto ad agosto al telefono che “chi aveva scritto la lettera veniva allontanato dalla mostra”, ovvero i curatori (oltreché autori dei testi) Carpi, Duranti, Scudiero e Baffoni. Così è stato. Mentre due dei dieci autori iniziali, Berghaus e Lista, hanno in effetti ricevuto il contratto.
Il cambio di direzione, il nuovo Comitato organizzatore e il taglio di 300 opere (luglio 2024)
Come detto, i lavori vanno avanti fino a fine giugno, inizio luglio, quando entra in gioco, in via informale, un Comitato organizzatore che coinvolge tra gli altri la direttrice della Galleria di arte moderna di Roma, Renata Cristina Mazzantini, e Alessandro Giuli, ai tempi direttore della Fondazione Maxxi, coinvolto perché nel progetto della mostra sarebbe rientrata anche Casa Balla, gestita dalla fondazione. A questo punto vengono estromessi gli esperti coinvolti a ottobre e il co-curatore, Dambruoso, che secondo l’inchiesta di Report sarebbe un secondo caso Boccia. Secondo Dambruoso “La mia situazione non è molto dissimile da quella di Maria Rosaria Boccia. Anch’io ho ricevuto un incarico che non è stato poi formalizzato”. Secondo il The Times, la direttrice Mazzantini, intervistata dal giornale, “ha tuttavia affermato che il Comitato scientifico non è mai stato nominato ufficialmente e ha negato le indiscrezioni secondo cui il budget per lo spettacolo sarebbe stato reso pubblico, aggiungendo che i prestiti erano stati annullati a causa di disaccordi con i prestatori”. Secondo alcune fonti, tuttavia, non ci sarebbe stato alcun disaccordo con i collezionisti chiamati a prestare le loro opere, nella maggior parte dei casi gratuitamente, e che la scelta di tagliare le opere sembra piuttosto basarsi sulla volontà di Sangiuliano di dare una direzione più “nazionalpopolare” all’esposizione, concentrandosi sulla sezione degli areoplani, una dedicata a Guglielmo Marconi e la radio e una a Leonardo da Vinci. Rispetto a quest’ultimo punto, Sangiuliano avrebbe chiesto al curatore Simongini di trovare delle opere futuriste legate a Leonardo, richiesta che Simongini ha poi girato ai dieci esperti del presunto Comitato scientifico (e proprio Carpi avrebbe proposto un’opera di Balla, Mimica sinoptica o Primavera). Perché questo punto è importante: gli autori dei testi del catalogo non hanno nessun ruolo nell’organizzazione e nella cura della mostra, né nessuna autorizzazione per intervenire, proporre correzioni o dare indicazioni per opere e collezionisti da contattare. Tuttavia, nel corso degli otto mesi molti degli esperti del Comitato scientifico hanno svolto questo ruolo alla luce del sole, di fronte, per esempio allo stesso Osanna, che dunque non ha mai considerato gli esperti solo come autori di testi. In altre parole, un Comitato scientifico vero e proprio – e riconosciuto – stava lavorando da mesi, convito che con la lettera del 26 ottobre dal MiC fosse tutto già formalizzato. Come abbiamo visto, non arriverà mai alcun contratto né verrà riconosciuto il lavoro dei componenti del Comitato scientifico.
Anche il problema del budget deve essere contestualizzato. Il taglio delle opere, infatti, avviene solo a luglio, ma già da marzo Sangiuliano aveva vietato il pagamento di fee (o cachet, compenso) ai collezionisti privati. In una e-mail di Simongini al Comitato scientifico, si legge: “Buonasera a tutti, torno adesso da una lunga riunione col Ministro, direttrice GNAM, ecc. Il Ministro ha deciso di raddoppiare gli spazi per la mostra e di darci metà museo, quindi oltre al settore 4 avremo anche il settore 3, ad esso perfettamente speculare. Mi scuso con voi per il lavoro già fatto sul percorso, per ora sospendetelo, spero comunque che ci possa essere utile almeno parzialmente. Quindi potremo sbloccare i prestiti restanti anche se il Ministro ha deciso che non possono essere pagati fee a collezionisti privati. Quindi dovrò rivedere anche questo aspetto. Si profila, forse, anche la sponsorizzazione di Enel. Ho chiesto tre o quattro persone che lavorino a tempo pieno alla mostra, due saranno alla GNAM e due saranno messe a disposizione dalla Direzione generale musei. Così mi è stato detto. La riunione del 13 è confermata. Grazie, buona serata”. Quindi, il taglio viene fatto su una lista di opere senza fee, cioè per cui non era previsto un compenso ai prestatori privati. Quale problema di budget ci sarebbe stato?
In attesa dell’inchiesta di Report, che Alessandro Giuli ha promesso di vedere con l’avvocato, il ministro ha già rilasciato alcune dichiarazioni, ricostruendo la storia in modo quantomeno originale. Prima di passare alla “versione di Giuli”, però, c’è un altro punto: per quanto il Comitato organizzatore sembra sia stato formalizzato solo a ridosso delle dimissioni di Sangiuliano, il lavoro svolto da questo gruppo è iniziato molto prima, come abbiamo detto, almeno a luglio, quando ci furono i tagli. Giuli era stato coinvolto perché presidente della Fondazione Maxxi, come abbiamo spiegato, che gestiva anche Casa Balla. Giuli dunque conosceva da mesi la situazione e ha vissuto dall’interno il taglio del co-curatore Dambruoso e degli esperti del Comitato scientifico. Una volta nominato ministro, i componenti del Comitato sollevati dall’incarico scrivono alla segreteria del MiC per avere spiegazioni in merito. Giulia, quindi, viene informato anche in qualità di ministro della presunta irregolarità in cui si sono trovati a lavorare gli esperti, da ottobre convinti di far parte di un Comitato scientifico e da febbraio in attesa di contratti per i testi del catalogo affidato a Treccani. Qual è stata la risposta del ministero? In data 8 ottobre viene inviata una e-mail firmada da Osanna all’avvocato Leonida Carnevale che aveva contattato il MiC per conto di uno dei curatori, Giancarlo Carpi: “Facendo seguito alla richiesta pervenuta in data 02 Ottobre u.s., questa Direzione Generale, per quanto di competenza, si riporta a tutto quanto già rappresentato al Prof. Carpi con la comunicazione inviata in data 19.09.2024, prot. N. 16548, che si allega alla presente per pronta visione. Tuttavia, corre l’obbligo di ribadire e precisare che questa Direzione Generale, in attesa del perfezionamento della nomina della nuova direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, inviava al Prof. Carpi, con nota prot. N. 20573 del 26 ottobre 2023, una mera richiesta di disponibilità a far parte del Comitato Scientifico tutt’ora non ancora costituito. Tanto premesso sarà cura del Comitato Organizzatore e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, intraprendere tutte le attività finalizzate alla realizzazione della mostra”.
In altre parole, l’invito a “aderire” al Comitato scientifico del 26 ottobre sarebbe stato una “mera richiesta di disponibilità”, che tuttavia ha permesso a dieci esperti di gestire rapporti con i collezionisti, indicare opere, curare il percorso (come si legge nelle e-mail di Simongini) e molto altro per conto dei curatori e, per estensione, della Direzione generale musei e del MiC. Arriviamo alla “versione di Giuli” come riportata dal Corriere della Sera: “Il mio predecessore Gennaro Sangiuliano fece del progetto di una grande mostra sul Futurismo la sua bandiera culturale. Venne da noi al Maxxi per coinvolgerci e si decise l’acquisizione di Casa Balla, che fa parte del circuito del Maxxi. Poi interpellai l’allora direttore uscente di Maxxi Arte, Bartolomeo Pietromarchi, nominato da Melandri, che disse di avere un’idea: perché non comprare la grande mostra sul Futurismo firmata da Fabio Benzi già allestita dal Kröller-Müller di Amsterdam? Ma Sangiuliano non la volle perché desiderava farne una completamente nuova, diversa. E così nacque il famoso Comitato scientifico per la nuova mostra alla Galleria Nazionale d’Arte moderna di cui facevamo parte sia Gabriele Simongini che Alberto Dambruoso. Ma poi, quando io ero ancora al Maxxi, nel gruppo scoppiarono profonde divisioni e liti. Dambruoso venne estromesso, anche per una causa intentata contro di lui dalla critica Ester Coen per una complessa e discussa vicenda di attribuzioni. Due giorni prima delle dimissioni di Sangiuliano fui convocato al ministero. Venni inserito per decisione di Sangiuliano nel Comitato scientifico proprio dall’allora Capo di Gabinetto Francesco Gilioli. Io posi il tema della accessibilità della Galleria ai diversamente abili e suggerii di recuperare se possibile la mostra curata da Fabio Benzi. Report sosterrà che sono stato io a sostituire e a estromettere Dambruoso, a fargli perdere il contratto, lui sarebbe insomma il Boccio. Ma non è assolutamente così”.
Giuli parla di un inserimento nel Comitato scientifico ma, come scritto nella e-mail di ottobre della Direzione generale musei, il comitato scientifico sarebbe “tutt’ora non ancora costituito”. Ciò a cui fa riferimento Giuli è quindi il Comitato organizzatore. Come abbiamo raccontato, il Comitato organizzatore, in realtà, inizia i lavori già da luglio e solo due giorni prima delle dimissioni di Sangiuliano sarebbe stata formalizzato. L’estromissione di Dambruoso non è, come abbiamo visto, l’unico taglio fatto nonostante i mesi di lavoro, comprovati dalle e-mail e dalle chat degli organizzatori. Se per Dambruoso può valere la causa contro di lui di cui parla il ministro, qual è il motivo per cui i componenti effettivi del Comitato scientifico indicato a ottobre 2023 sono stati messi alla porta? Il recupero della mostra curata di Fabio Benzi da parte di Giuli a settembre, inoltre, è un fatto impreciso. Non sembra vero, infatti, che inizialmente Sangiuliano scartò l’ipotesi di recuperare le opere della mostra Kröller-Müller di Amsterdam. Molte delle opere, infatti, erano presenti nella lista originaria delle 650 segnalate, indicata e ottenute anche grazie al Comitato scientifico (tra queste, a titolo di esempio: Plastic Noise del 1914 e Project for a red and black salon del 1918, entrambe di Giacomo Balla, o Poster for the film Thaïs del 1917 di Enrico Prampolini). Infine, le presunte “divisioni e liti” all’interno del Comitato scientifico non sarebbero comprovate da nulla. Al contrario, la comunicazione tra i componenti del Comitato scientifico e curatore (Simongini) e co-curatore (Dambruoso) è sempre stata cortese, professionale e, nelle chat private che abbiamo potuto visionare, amichevole. Per cui i tagli degli esperti non possono essere ricondotti a quanto dice il ministro. Abbiamo dunque almeno due "casi Boccia" oltre all’originale. Il caso Dambruoso e il caso dei curatori fatti fuori (forse per via di una lettera critica inviata al Comitato organizzatore, che li ha esclusi, a luglio?). Una storia durata un anno che porta alla luce delle possibili irregolarità e, certamente, molta confusione e poca chiarezza anche nei confronti degli addetti ai lavori chiamati a collaborare alla “bandiera culturale” dell’allora ministro Sangiuliano, oggi in mano al ministro Giuli: collaborazione che ha portato alla definizione della mostra ora completamente in mano al Comitato organizzatore, subentrato dopo otto mesi di lavoro non riconosciuto.