Selvaggia Lucarelli, una delle giornaliste più influenti in Italia, come mai è così antipatica soprattutto ai colleghi? Analizzando il suo modo di comunicare ci rendiamo conto sicuramente del fatto che porta avanti battaglie non in modalità “stop and go”, non per un giorno per fare qualche visualizzazione in più, ma che le abbracci e le studi fin nel midollo. Un esempio sono le “raccolte fondi-truffa” che per prima sgama, andando, in modo sacrosanto (e vorrei che fossero più giornalisti a farlo) a cercare l’ago nel pagliaio, che, a differenza degli altri, lei trova. Non ultima la richiesta di raccolta fondi da parte di un ristoratore Aretino, il quale sostiene che nessuno va più nel ristorante per colpa di un bacio dato al suo compagno durante la trasmissione “4 ristoranti” di Alessandro Borghese. Tutti i giornali che riprendono la notizia, dai quotidiani nazionali al blog di quartiere, e nessuno si sofferma sul chiedersi: “Ma come fa una raccolta fondi a sanare l’omofobia?”. Perché quei presunti 40mila euro che gli servirebbero, forse, lo aiutano per un periodo ma non vedo come possano farlo amare dal pubblico e dai presunti omofobi. Dice di aver ricevuto minacce, e vorrei vedere chi si è accertato di ciò, e soprattutto ha ricevuto messaggi da tanti ristoratori, gay, del luogo, che non hanno mai avuto nessun tipo di problema. Non può essere che quel ristoratore fosse antipatico? Che nel suo ristorante non si mangi bene? Che sia successo dell’altro? No, rimaniamo superficialmente a compatirlo per il presunto malcapitato di turno, senza mettere in atto il pensiero critico, senza porci domande, avallando l’appiattimento mentale che sta dilagando più velocemente del Covid e che è il vero male del nostro secolo.
Ma la Lucarelli ci risveglia, aiuta coloro i quali hanno qualche problema di comprensione a porsi quantomeno degli interrogativi, insinua il dubbio. Ma quello che fa sorridere è che non appena Selvaggia dice qualsiasi diventa “la Lucarelli si scaglia contro”, sempre, a prescindere, non importa chi sia il soggetto, magari parlava del suo compagno ma il giornalista o l’utente pur di criticarla non se ne è accorto. Non siamo più nel campo degli articoli acchiappalike, siamo nel campo dell’accanimento da parte di chi può non nutrire simpatia, ma farla passare come il male supremo mi sembra un filino eccessivo. Dà fastidio, sì, a me tantissimo quando si è schierata a favore della Schlein, ma sono idee personali, che criticherò, non perché la Schlein sia di sinistra, ma perché proprio non sono d’accordo con nulla di ciò che sostiene, ma questo non sposta la mia idea sulla Lucarelli, non sposta il fatto che sia una giornalista d’inchiesta, che con carattere (che troverete negli articoli sotto l’aggettivo “antipatica”) non fa sconti a nessuno. Ci va giù pesante? Spesso.
Ma abbiamo bisogno di agnellini che si fanno sottomettere dal primo vip che capita o di leoni (non quelli da tastiera) che graffiano, mordono, fino a farti ammettere la verità? In questo mondo patinato del we e dello spettacolo se ti schieri da una parte, poi, non puoi al tempo stesso parlar bene del nemico di quella persona. Ecco, è follia, perché se Selvaggia Lucarelli ha litigato con qualcuno sono fatti suoi, se ha nemici e sostenerla dovesse comportarne anche a me, mi scivola addosso, nonostante io non abbia 1 milione di persone che mi seguono, ma è l’onestà intellettuale che voglio che mi contraddistingua. A “Ballando con le stelle” è stata massacrata, ma non ha fatto la vittima piagnucolona, non ha chiesto di essere difesa, ha semplicemente ripostato sul suo profilo gli screen di alcuni articoli che facevano accapponare la pelle a me e non a lei, evidentemente lei ha le spalle più larghe delle mie. Però è stata lineare, a testa alta, e, coerentemente, come non ama chi fa la vittima, non l’ha fatta nemmeno lei. È caratteriale, non è sempre simpatica, ma a quanto pare viviamo in un Paese in cui sono più efficienti le belle faccine sorridenti (e lei brutta non è) piuttosto che chi ti dice le cose come stanno. Condivido tutto quello che dice? No. Sono d’accordo con la sua linea politica? No. Mi piace il suo modo di comunicare? Molto, perché arriva dritta al punto, senza mezzi termini e quello che pensa non lo manda a dire. In un mondo fatto di chi ha più like, chi mette più le tette di fuori, chi è più figa, lei fa parlare la tastiera del computer, che a me piace molto più di un paio di capezzoli o di un petto nudo di un uomo sulla home di Instagram.
Andate a leggere cosa ha scritto su Cathy La Torre (un articolo lunghissimo lo premetto), intoccabile sui social, perché da sempre vicina (e su questo concordo) al movimento LGBTQ+ . Ma attaccare o analizzare quello che fa La Torre non vuol dire attaccare i gay, vuol dire analizzare un personaggio, come comunica e provare a capire se quella comunicazione è finta o concreta. Per chi non l’avesse capito, la Lucarelli non la abbattete con gli insulti, e quando trovate un modo fatemelo sapere. E sorrido quando sento che dicono “ma non ha nemmeno una laurea”: ma perché tutte le persone colte o in grado di scrivere pensate che siano necessariamente laureate? Pensate che tutti i libri, i romanzi che leggete, di cui vi innamorate, siano frutto della mente di persone che provengono solo dagli atenei più prestigiosi d’Italia? Non è così, mi dispiace infrangere un sogno. Si può essere colti e non laureati, si può saper stare al mondo leggendo migliaia di libri e informandosi. Non è la laurea che ti dà la credibilità (non in tutti i campi), ma perseguire i propri obiettivi non dicendo cazzate, e mi sembra che Selvaggia ci stia riuscendo benissimo. E pensate anche a Lorenzo Biagiarelli, il suo compagno, che lei sostiene, ma che sicuramente si sarà trovato in situazioni in cui avrebbe preferito che la Lucarelli non parlasse, perché è un personaggio oggettivamente scomodo da avere accanto, però mi sembra che la coppia funzioni alla grande. Tra i K-DRAMA che ci fa vivere attraverso i social (viaggi che fa con Lorenzo e talvolta anche il figlio e la sua fidanzata), tra le frecciatine che tira molto poco velatamente, e le sue battaglie, spero che possano nascere piccole Lucarelli, cioè giornaliste con carattere, grinta e soprattutto voglia di cercare la verità.