La decisione dell’Unione Europea, a partire dal primo gennaio del 2035, di azzerare le auto termiche a favore delle elettriche è un terremoto che avrà ripercussioni nel settore dell’automotive, ma non solo. I costruttori di veicoli, infatti, a partire da quella data, non potranno più vendere mezzi che producono emissioni di anidride carbonica. Quindi addio al motore termico alimentato a benzina o diesel. Non solo, fuorigioco anche le ibride, che al propulsore termico ne abbinano uno elettrico di sostegno. Una decisione che ha scatenato il panico e la reazione forte di molti soggetti interessati, su tutti Confindustria: La decisione dell'Europarlamento "è stata presa su impulso ideologico, senza calcolare gli impatti ecologici, economici e sociali. Non sono stati fissati solo gli obiettivi, ma anche il modo per arrivarci, cioè l'elettrico. Questo provocherà danni in Italia. I sindacati calcolano 70.000 posti di lavoro a rischio, che diventeranno il doppio sull'intera filiera. Solo parzialmente compensati dai nuovi addetti nell'elettrico, che impiega molte meno persone" ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Marchesini.
Inoltre, Marchesini ha spiegato che "l'Italia è particolarmente indietro" sulle auto elettriche, perché "la sua industria è specializzata sui motori endotermici, il paese è in ritardo sull'infrastruttura di ricarica, e sono poche le auto elettriche circolanti". E ha aggiunto che il nostro paese "paga le scelte fatte dai tedeschi dopo il Dieselgate", quando l'automotive della Germania, sull'onda dello scandalo dei test truccati, decise in blocco di abbandonare l'endotermico e passare all'elettrico. In buona sostanza "l'industria italiana non fa una battaglia di retroguardia, la transizione va fatta e può essere un buon affare". E Confindustria chiede all'Europa "la neutralità tecnologica: va bene l'obiettivo, ma anche con altri mezzi, come i biocarburanti o l'idrogeno. Bisogna cominciare a incentivare pesantemente la transizione che costerà molto". Una presa di posizione forte, che era già stata anticipata la scorsa settimana da un altro monito: "Azzerare le emissioni del settore trasporti resta l'obiettivo da traguardare, ma politiche ideologiche non supportate da piani industriali concreti e da analisi di sostenibilità degli investimenti rischiano solamente di minare la competitività del settore dell'automotive, e a seguire quello dell'energia" disse Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia, a un evento organizzato dal Parlamento europeo.