Pare, si dice, si mormora, che Massimo Cacciari sia stato un gran — come dire — un gran glossatore di signore e signorine (PISTO dice “trombatore”, ma forse intendeva “trovatore”, in senso medioevale), tanto che persino la stampa, come si dice, scandalistica (esiste ancora il concetto di “scandalo”? Chiedo in senso teologico) lo fotografò con una donzella (non faccio il nome, si sta sposando, non si parla delle ex o non ex) titolando “Cacciarotto mio”, mentre la pulzella gli spremeva le guanciotte e non le meningi.
E pare che lui dica, a chi gli chiede conto: “È una fake news”. Eppure ci sono le pubblicazioni, anche se manca la data: Massimo Cacciari, a 81 anni, si sposa con Chiara Patriarca, della quale — neanche sotto tortura — dirò l’età, perché non si fa. Sì, è più giovane. Molto più giovane? Più giovane. Ma anche Cacciari è “più giovane”, nel senso in generale: a lui i capelli non imbiancano.
Dovreste leggere Il potere che frena, che parla del katéchon, la forza che si oppone alla venuta dell’Anticristo, metterla in relazione con la bella riflessione di Antonio Spadaro sull’Apocalisse, pubblicata qualche giorno fa su Repubblica, e comprendere:
1. datosi che la notizia del matrimonio del filosofo non mi arrapa più di tanto, ne approfitto per mettere qualche consiglio di lettura e per parlare di quello che mi sta più a cuore, la Fine del Mondo;
2. nel libro citato, Cacciari sostiene che il katéchon, il bene che lotta contro il male, deve — a questo punto della Storia — ritrarsi, permettendo la manifestazione dell’Anticristo. Altrimenti, fino ad adesso, che abbiamo fatto? Abbiamo scherzato?
(E la Chiesa, secondo le ultime dichiarazioni di Papa Leone XIV: “La mia priorità è il Vangelo, non risolvere le crisi del mondo”, sembra andare nel senso suggerito dal filosofo veneziano).
Ma torniamo al matrimonio. Con la futura moglie, si racconta e si pettegola, stanno insieme da dieci anni, ma dicono e sussurrano che il Covid sia stato galeotto: la decisione del matrimonio pare sia maturata durante il lockdown, e non si può che essere d’accordo — se una coppia sopravvive al lockdown senza lanciarsi i Parerga e Paralipomeni di Schopenhauer (copertina durissima, angoli d’acciaio), allora che nozze siano.
Del matrimonio Cacciari disse che “bisogna essere sicuri che sia per sempre”. Consigli per gli acquisti: anche Metafisica concreta andrebbe letto, e il motivo lo potete leggere qui, nel ricordo di un grande metafisico che la “concretizzò” nella Biblioteca Scientifica Adelphi, che tanti libri di Cacciari ha ospitato.
Verrebbe voglia di aprire una discussione su un termine che a volte fa capolino nelle tendenze ma scompare quasi subito, come se fosse un trend barzotto: sapiosexual, ossia le donne che provano attrazione per gli intellettuali, per le menti colte. E però Cacciari, a me, pare un bell’uomo, con una bella barba e begli occhi: quindi sarebbe Cacciarotto anche senza essere filosofo. Almeno credo.
Si dice che il matrimonio sia la tomba dell’amore, ma nel caso dell’ex sindaco di Venezia non è così, perché lui la tomba manco la vuole: vuole la Torre del Silenzio, ossia quella costruzione rialzata dove si svolgevano i funerali di rito zoroastriano — esponevano le spoglie del defunto lasciando che gli uccelli se ne cibassero.
Cacciari dice: “La morte è trasformazione, meglio un’aquila che un verme”, anche se spesso piglia: tu muori, ti portano nella Torre del Silenzio, e tu te ne stai lì morto, e arrivano gli avvoltoi al posto delle aquile, che hanno un alito tremendo.
Lo vedete perché Cacciari — pare, si dice, si mormora — ha sempre cuccato? Perché quando gli parlano del suo funerale se ne esce con ‘sta roba, e le ragazze si immaginano ai piedi della Torre del Silenzio, vestite — non so — esotiche, col tramonto arancione iraniano e le aquile in lontananza che planano sul fidanzato o sul marito.
Non come me che, quando ho le balle girate (23 ore al giorno, tutti i giorni), dico: “Buttatemi nell’umido”. E nessuna, ma dico nessuna, che colga la citazione da Jerry Bauer, immenso fotografo di scrittori, che fotografò Samuel Beckett e poi anche me, con la stessa macchina fotografica, una Leica (anche se la foto di Beckett vicino all’immondizia la fece Paul Joyce).
Per saperne di più su questo argomento in trend Google in questi giorni — la Morte, non il matrimonio — dovreste leggere un po’ tutto Cacciari e anche un po’ tutto Emanuele Severino.
Ma anche Martin Heidegger va letto: è il filosofo del “vivere-per-la-morte”, coi trattini, Sein zum Tode, senza trattini.Ah sì: comprate Dell’Inizio, perché la domanda delle domande è sempre quella: “Ma chi gliela fa fare di sposarsi?”, scherzo. La domanda è “perché c’è l’Essere e non il Nulla?”. E anche: “ma cosa c’era prima del Big Bang?”.