Lo scoop incredibile di Report nella prima puntata, attesissima, post-ordigno, è di un’originalità assoluta: l’inchiesta si chiama “Piccoli Trump crescono”, dura 69 minuti ed è a firma di Giorgio Mottola, uno dei giornalisti di punta del programma. Un’ora di servizio per spiegare qualcosa che sorprenderà i più, una bomba a cui la maggioranza del pubblico stenterà a credere: i leader conservatori leggono i report delle fondazioni conservatrici. Se non capite dove sia la notizia è perché non c’è. Obbiettivo del servizio è dimostrare come una nuova destra, conservatrice, stia prendendo piede e sia legata ai leader Maga e Mega (Make Europe Great Again, cioè i “Patrioti europei”, di cui non fa parte Fratelli d’Italia), oltre che a Giorgia Meloni e a quello che viene considerato il futuro della conservatorismo italiano, Francesco Giubilei, che guida Nazione Futura e la Fondazione Tatarella (oltre a essere direttore scientifico della fondazione di Alleanza Nazionale, “cassaforte,” spiegano nel servizio, “del partito di Giorgia Meloni”). Questa destra si muove su due coordinate: l’attività politica e l’attività culturale: think tank più partiti che leggono ciò che i think tank producono. Il servizio si basa su interviste fatta a funzionari che alla luce del sole nominano Nazione Futura, Fondazione Machiavelli, Heritage Foundation e così via. Tutti questi, secondo Report, sarebbero coinvolti nella stesura di un documento, The Great Reset il cui obiettivo sarebbe la “dissoluzione dell’Europa”. A Report hanno scoperto che i conservatori non sono favorevoli all’Unione Europea come entità sovranazionale e vorrebbero un altro modello di Europa, dove le realtà nazionali non fossero assoggettate completamente alla volontà europea. Tanto basta per parlare di “dissoluzione” dell’Europa, di complotto contro l’Ue. Quello che i giornalisti di Report non hanno scoperto, però, è quanto diceva, per esempio, Robert Schuman, altro padre fondatore dell’Europa, quello della Dichiarazione del 9 maggio 1950 che diede vita alla Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), o Alcide De Gasperi, altro padre fondatore dell’Unione Europea, fortemente critico verso l’idea di un’entità sovranazionale che altro non potrebbe essere se non, come dirà un anno dopo il discorso di Schuman, a Strasburgo, “senza vita ideale al confronto delle vitalità nazionali particolari”. Sono tutti nemici o favorevoli alla dissoluzione europea? Non esiste, va da sé, solo la visione di Spinelli ed Ernesto Rossi, non esiste solo il Manifesto di Ventotene. Esiste un’altra idea di Europea, che non può essere gettata nell’indifferenziato del complotto politico antieuropeista.
La confusione è tale che Report in una prima parte parla di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia e poi passa alla coalizione europea dei Patrioti, di cui fa parte la Lega, ma che nulla c’entra con Meloni. Questa distanza tra Meloni e Patrioti sembra contar meno della loro “vicinanza” ideologica, principalmente dovuta al fatto di essere entrambi, Meloni e Patrioti, vicini a Donald Trump, gran maestro dell’antieuropeismo di destra rilevato nell’inchiesta di Report. Ricapitolando un attimo: Report non ha scoperto nulla, se non che, per esempio, alcuni think tank conservatori come l’Heritage Foundation sono stati alla Casa Bianca più volte ora con Trump che negli ultimi cinque anni con Biden; cioè un think tank conservatore ha incontrato più spesso un presidente conservatore di quanto non abbia fatto in passato con un presidente democratico. Incredibile no? Ha poi fatto notare che Francesco Giubilei, anello di collegamento tra le realtà europee, inglesi, americane e quella italiana, ha ottenuto una borsa di studio da una fondazione, sempre conservatrice, ungherese, il Mathias Corvinus Collegium, con uno stipendio mensile tra i 5 mila e i 10 mila euro al mese. Altra notizia incredibile: il presidente di una Fondazione conservatrice di cui discutono tutti in Europa (Le Monde gli ha dedicato un intero ritratto a piena pagina) viene pagato per fare ricerca in una Fondazione conservatrice ungherese, ricevendo denaro in modo lecito per fare ciò che ha sempre fatto pubblicamente. Si dica, a lato, che Report ha anche fatto passare l’idea che Giubilei si sia rifiutato di parlare con loro, perché durante un evento, poco prima di salire usl palco, si sarebbe rifiutato di fare un’intervista con Mottola; peccato che lo stesso Giubilei, in tv e sui social, abbia mostrato le foto dell’intervista fatta, a settembre del 2024, con Mottola nella sede di Nazione Futura, intervista durata addirittura un’ora.
Riassumendo, per Report dodici fondazioni conservatrici avrebbero investito in Europa circa 100 milioni di euro con lo scopo di “veicolare la visione della democrazia trumpiana e il messaggio per dissolvere l’Unione europea”, che tradotto in gergo non scandalistico ma giornalistico significa che delle fondazioni culturali conservatrici stanno investendo in Europa per diffondere idee conservatrici, cosa non solo permessa in una società democratica, ma auspicabile. Queste idee, poi, finiscono sui tavoli degli europarlamentari e soprattutto di chi condivide idee conservatrici, come Giorgia Meloni; altra notizia che non è chiaro come possa diventare oggetto addirittura di un’inchiesta. Sarebbe come stupirsi del legame culturale (perché di quello si parla) tra politica e fondazioni di sinistra, che so, per esempio la Fondazione Nens fondata da Pier Luigi Bersani o la Fondazione Giuseppe De Vittorio filo-Cgil, o la Fondazione italianieuropei di Massimo d’Alema. Allora la domanda che dovremmo farci è: va bene difendere il giornalismo libero e non farlo significa sputare sulla libertà di parola e di informazione. Ma questa è solo metà della storia, l’altra metà della storia dovrebbe parlare di ciò che i giornalisti fanno per raccontare delle storie e in che modo scelgono di affrontarle: perché far passare per scandaloso o per rivelazione il fatto che delle realtà conservatrici si siano nel tempo “federate” per proporre un modello alternativo di Europa e di governo nazionale e sovranazionale, è alimentare l’odio verso una parte politica, aggiungendo un tassello, un altro, alla sistematica “reductio ad Mussolinum” della destra. In una democrazia sana non deve essere rispettato solo il giornalismo, ma anche il pluralismo politico. E far passare per inchiesta un servizio illustrativo di temi banali ma trattati in modo scandalistico solo a fini televisivi non è esattamente una performance da Olimpiadi dell’informazione. Anche se, soprattutto dopo quanto accaduto, sembra sia dato per assodato che Report e Ranucci costituiscano l’unico e ultimo baluardo del giornalismo-quello-vero italiano.