Tutta vita, tutta musica. Sì perché alla Festa del Cinema di Roma quest’anno la vera protagonista è stata la musica. Forse persino più della settima arte. Brunori Sas, Lucio Corsi, Willie Peyote, e poi serie e film che parlano di come questo linguaggio può davvero salvare le persone, farle rinascere. Tra i titoli protagonisti degli ultimi due giorni del festival (25 e 26 ottobre) c’è un documentario che si chiama Tutta Vita, scritto e diretto da Valentina Cenni, che ci fa vedere, e in un certo senso “toccare”, la voglia di fare musica insieme. Ve lo abbiamo detto tante volte, il cinema si può fare solo così, con più sguardi sulle cose che dialogano davanti a una macchina da presa, e la musica? La verità è che non è solo un sentimento solista. Basta pensare, tra gli altri generi, al jazz, in cui tutto nasce dalla voglia di ascoltarsi l’uno con l’altro e suonare, modificandosi, creando di continuo. Il jazz in cui ci si deve ascoltare e forse pure improvvisare. Valentina Cenni a MOW: “L’improvvisazione che è un po’ la base fondante del jazz prevede delle cose molto importanti: lo stare nel presente, lo stare completamente nel ‘qui e ora’ e quindi non preoccuparsi del futuro, anche perché senza questa presenza non ci sarebbe l'ascolto, un ascolto autentico. Credo che nell’improvvisazione ci sia un affidarsi all’ignoto, abbracciare l'imprevisto, perché non si ha paura del 'non conosciuto' ed è una lezione di vita. Ho imparato tantissimo da questi musicisti (all’interno del documentario, ndr), io volevo raccontare la loro meravigliosa musica e il loro pensiero su di essa, ma soprattutto volevo raccontare la loro libertà”.
Quanto è importante far parte di un lavoro collettivo nella musica? Stefano Bollani: “Beh, è molto bello far parte di una comunità, è una cosa che capita di rado alle persone. Le persone si uniscono in comunità quando hanno un nemico, ahimé, o hanno un obiettivo, vogliono ottenere delle cose. (...) Avere una comunità di persone che si riunisce per fare delle cose belle, fare della musica, questo è molto raro e a me sembra che Valentina l'abbia tirato fuori, ha tirato fuori una comunità di persone. Alla fine del film ci si chiede: che cos'è che tiene insieme queste persone che hanno percorsi molto diversi, è davvero l'amore per lo stesso disco di Charlie Parker o Miles Davis? Non credo, credo piuttosto che sia l'amore, come ha detto Valentina, per la libertà e per l'espressione di se stessi. Perché se sei te stesso in una comunità in cui ognuno fa il possibile per essere se stesso non è detto che vinca l'ego, perché l'ego viene messo a tacere, perché tu sei già realizzato, non hai bisogno di far trionfare il tuo ego se sei già contento”. E in effetti come ci ha poi spiegato la stessa regista, c'è una frase all'interno del documentario che sembra racchiudere il senso di fare questo mestiere, suonare, fare arte, ossia che nel jazz i musicisti suonano, come una democrazia perfetta. Perché tutti si ascoltano, nessuno prevarica sull'altro, l'ego non c'è più, tutti sono protesi verso la bellezza. “È molto bello vederla in atto questa voglia di stare insieme per la bellezza”. Ma due artisti come Cenni e Bollani, che ci hanno ricordato, in questa breve chiacchierata, dell'importanza della vicinanza tra persone, come leggono, interpretano l'intelligenza artificiale?
“L'intelligenza artificiale è tanto carina, in campo artistico ha delle grandissime difficoltà, sa troppe cose. È tutto qua. Noi dieci per esempio che vedi in questo documentario presi singolarmente sappiamo molto poco della musica, messi insieme sappiamo ancora troppo poco, però sappiamo quello che ci basta per raccontare le nostre storie, noi stessi. Abbiamo acquisito un vocabolario che ci consente di muoverci in libertà. L'intelligenza artificiale invece, pensa, poverina conosce tutti i canti dei Pigmei, tutte le sinfonie di Beethoven, Haydn, tutti i dischi di Bob Marley. Come fa ad avere una voce originale? Perché invece l'originalità nasce proprio dal fatto che alcune cose non riesci a farle”. E qui arrivano le parole di Valentina Cenni. “L'incontro con l'intelligenza artificiale è artificiale. Invece, impariamo a ritornare insieme, a stare insieme, a fare tribù”.