Una tragedia che ha scosso l’intera città di Milano (e non solo), e che non smette di far discutere. Già, perché alla famiglia di Mohanad "Momo" Moubarak, ragazzino di 11 anni ucciso da un pirata della strada, adesso viene negata ogni forma di risarcimento. La vicenda è accaduta lo scorso 9 agosto 2022. Momo si trovava in sella alla propria bicicletta a pochi passi dal ristorante del padre in via Bartolini, quando è stato travolto dalla vettura. Ciò che colpisce di più di questo episodio, oltre ovviamente ai risvolti tragici dell’impatto, sono le condizioni in cui è stato trovato il colpevole. Sotto effetto di stupefacenti, senza patente di guida, e addirittura con una gamba ingessata. Il suo nome è Nour Amdouni, ventenne di origini marocchine, che dopo l’incidente non aveva prestato soccorso e alla fine si era costituito dopo quattro ore di fuga.
Le motivazioni che hanno portato a una tale decisione fanno molto discutere. Si tratta di questioni puramente burocratiche (e questo infiamma ancora di più le polemiche) che impediscono alle parti civili "di ottenere il risarcimento del danno direttamente alla compagnia assicuratrice del veicolo". Sì, perché parlando di Amdouni, va considerato un particolare che in questa prospettiva si rivela molto importante: il ragazzo, oltre a non avere patente, oltre ad aver assunto cannabinoidi e oltre ad avere una gamba ingessata, si trovava alla guida di un’auto immatricolata in altro Stato presa a noleggio da altra persona. Questo ha di fatto bloccato l'ottenimento di un qualsivoglia risarcimento da parte della famiglia della vittima, che si è vista poi costretta a rivolgersi all’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni).
A deciderlo è stato è stato il giudice dell’udienza preliminare di Milano Massimo Baraldo nelle motivazioni della sentenza (con rito abbreviato) che ha portato lo scorso 12 luglio una condanna a otto anni di reclusione per Nour Amdouni. Oltre alla motivazione ufficiale di omicidio stradale va aggiunta anche l'aggravante della fuga. Una sentenza che agli occhi dell'opinione pubblica, e soprattutto a quelli della famiglia della giovane vittima, appare alquanto lieve; ma le beffe non sono mica finite qui... Infatti per Amdouni, i legali Robert Ranieli e Niccolò Vecchioni hanno chiesto prima un patteggiamento a cinque anni, questo respinto dal gup Lorenza Pasquinelli, e infine gli sono state riconosciute dal gup Baraldo le "attenuanti generiche" che hanno comunque portato a una riduzione minima della pena. "Il suo ripensamento - quello di presentarsi agli uffici di polizia dopo quattro ore dall'incidente - va comunque valutato positivamente", scrive il gup. Così due giorni dopo la sentenza, Nour Amdouni, colpevole di aver travolto e ucciso l'undicenne Mohanad "Momo" Moubarak, usciva dal carcere per trascorrere il resto della pena agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.