Valentino Rossi parla dei guai con il fisco italiano che si sono “materializzati” in tutto il loro peso economico, umano e mediatico nel 2007, con la contestazione del mancato pagamento di 60 milioni di euro tra il 2000 e il 2006, dopo il trasferimento in Gran Bretagna.
“I media mi diedero addosso. Mi trovavo in una brutta situazione – le parole del Dottore in un'intervista a Graham Bensinger – perché avevo commesso degli errori, ma sapevo anche che sarebbe potuto succedere da uno o due anni. Volevo provare a sistemare e ho spinto molto perché venisse fatto, perché volevo tornare in Italia, perché vivevo a Londra ed è un posto fantastico, ma non mi sentivo bene, perché non era casa mia. Allora ho provato in tutti i modi a tornare ma ero bloccato in un sistema in cui ero fottuto. Sì, perché il mio vecchio manager e le persone che lavoravano per me mi avevano messo in una ragnatela. Ero bloccato lì, non potevo muovermi. Poi ho pagato e sono potuto tornare e da quel momento per me è cominciata una nuova vita”.
A un certo punto è uscita la notizia che Valentino avrebbe dovuto pagare 163 milioni: “Sono arrivato davanti casa e ho trovato tutti i giornalisti con le telecamere e tutto il resto, ma io non sapevo ancora niente. E allora mi sono detto «cos’è successo? Qualcosa di brutto?» In quel momento è arrivata anche a me la notizia. Le cifre erano una pazzia. Ciò che mi ha fatto più male è che la stampa mi ha distrutto, ma anche dicendo cose non vere: 163 milioni, non ho mai avuto quei soldi. Ma poi, passo dopo passo, abbiamo provato a sistemare tutto”.
E ancora: “Alla fine mi sono sentito meglio, ho tagliato i ponti con la mia vecechia organizzazione che alla fine mi aveva causato quel problema”.
Che lezione ne ha tratto? “Ho imparato che quando lavori, l’amicizia è una cosa, il lavoro è un’altra. […] Sono diventato più forte e ho imparato a seguire il mio istinto, che il più delle volte è la scelta giusta”.