Mercoledì 2 novembre si festeggia il giorno dei Morti, anche se in realtà, negli ultimi tempi, questa celebrazione sembra essere stata soppiantata da Halloween e dalle preoccupazioni di molti nel riuscire ad allungare il ponte e rimanere a casa dal lavoro. Ma c’è anche chi, al di là delle date ufficiali, con la morte ha un rapporto speciale tutto l’anno. Parliamo di Lisa Martignetti, 40enne bergamasca che sull’attività di funeral planner sta costruendo una professione originale, certo, ma che non è basata soltanto sul business. Seguitissima sui social, dove si fa chiamare "La ragazza dei cimiteri" ha accettato di spiegarci “un lavoro in Italia poco conosciuto” e che si basa “sulla cura della salma, delle vestizioni e dell’organizzazione della cerimonia funebre”, ma non soltanto nel momento del commiato, volendo anche molto prima. È qui il bello, perché tra le varie possibilità proposte c’è anche quella di poter scegliere la propria playlist musicale per il funerale, oltre a tutta una serie di dettagli personalizzati. E naturalmente non mancano le bizzarrie. Oltre al lato grottesco, però, ci ha spiegato molto di più.
Lisa, di cosa si occupa precisamente una funeral planner?
Pianifico funerali, come scrittura del vissuto, proteggendo le volontà, curando il dolore. Il mio lavoro consiste nel prendermi cura di chi sta per di-partire verso il grande viaggio e in questo modo, occupandomi anche e soprattutto di chi rimane. In realtà, quando parlo di morte, sto raccontando la vita. Più entriamo in contatto con le sfumature della Signora, io la chiamo così, e tutto ciò che avviene dopo, più ci rendiamo conto di quanto sia impreparata la maggior parte delle persone.
Come mai?
Perché la nostra società non ci ha armato degli strumenti per parlare di quella che viene definita appunto, un grande tabù, quindi, saper cosa fare o dire quando si verifica una perdita. Eppure, in altri momenti, si parla molto e volentieri di vita e poco di morte. Sono facce della stessa medaglia. C’è grande intimità nella morte, e al tempo stesso riguarda così tanto tutti noi, che parlarne è proprio il primo grande passo fondamentale! Spesso, al passaggio del carro funebre, cerco sempre di invitare a salutarci, chi, alla nostra vista, preferisce fare gesti scaramantici.
Se non sbaglio, hai iniziato la tua attività proprio in concomitanza della scomparsa di tuo padre. Cosa è scattato in te in quel momento?
Mio padre era un operatore funebre. Lavorava presso un’impresa, dove ha dedicato tutto il suo amore per questo settore. Più volte gli chiesi di aprire un’ attività tutta nostra, ma la sua risposta fu sempre la medesima: “Vorrei morire sereno e senza pensieri…”. Finché nel 2017, si ammalò. Dopo due anni ci lasciò, ma prima di farlo, fece il gesto, che io definisco l’atto d’amore più grande verso se stessi, ma soprattutto verso chi ami, bensì, quello di pianificare il suo ultimo saluto. Da quel momento ho capito di volerci essere per le famiglie. Ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato e ho scelto il cambiamento. Ecco perché nasce la mia attività di funeral planner.
In Italia siamo molto scaramantici, anche chi non lo dichiara apertamente. Invece tu proponi persino dei servizi per pianificare il proprio funerale molto prima che si manifesti qualsiasi avvisaglia. Le persone interessate a questa possibilità, cosa chiedono più spesso?
Affrontare la realtà della nostra inevitabile mortalità, può essere un’esperienza scomoda e per qualcuno anche inquietante. Ma, se affrontato con delicatezza, può diventare un percorso profondo, ampio, curativo e potente. Perdere un membro della famiglia è un’esperienza emotiva e il dolore può rendere difficile il processo di pianificazione funebre. Credo che la pre-pianificazione del proprio funerale sia il regalo più importante per i nostri cari, indipendentemente dalla nostra età. Lasciarli con un modello dei tuoi “desideri” offre un grande sollievo, evitando così tante domande quando accade l’inevitabile. Pianificare, permette di entrare in profondità, rispondendo ad alcune grandi domande sulla vita ed esplorando le opzioni da una prospettiva sia pratica che spirituale. Una comprensione e un’educazione approfondite su tutte le nostre opzioni che arrivano al fine della vita, aiutando e ripercorrendo la vita vissuta e che affronterete, scoprendo parti di noi, sconosciute, nascoste e protette. Un’opportunità per chiarire tutte le domande che hai sulla morte e sulle cure post-morte e su come si possono mettere in relazione i nostri desideri quando sarà il momento. È un viaggio nel viaggio! Come anche la Queen, insegna!
Immagino che qualcuno ti avrà rivolto anche qualche richiesta bizzarra. Ce ne puoi raccontare qualcuna?
Ce ne sono parecchie di bizzarre! Sai, la pianificazione funebre, spesso, libera la nostra grande fantasia e il desiderio di come vorremmo essere ricordati. Chi vorrebbe suonasse il proprio cantante preferito, chi desidera tante mongolfiere appese al soffitto, chi la black list, ebbene sì, anche quella… Però, per ora, devo ammettere che la più bizzarra è la mia. Ma non posso svelarla, non vorrei mai mi copiasse qualcuno.
Sui social sei molto seguita e ultimamente hai lanciato fra i tuoi follower la playlist di canzoni che ognuno vorrebbe al proprio funerale. Chi sono gli artisti più richiesti?
Io morirei senza musica. Scusa, ma questa ci stava! La musica è parte fondamentale del nostro vissuto accompagnandoci nei momenti più felici, ma spesso, e soprattutto, anche in quelli più bui. La musica è cura, è arte, è cultura. E credo anche, che definisca la nostra persona. Gli artisti più richiesti sono sicuramente i Pink Floyd, poi il Boss Bruce Springsteen, Coldplay, Radiohead, Editors, anche i Metallica! Di italiani abbiamo: Battiato, Biagio Antonacci, Tiziano Ferro...
Qual è la tua playlist personale?
La mia playlist si apre con Bright Horses e si conclude con Galleon Ship di Nick Cave, diciamo che lui è e sarà il principale portavoce della mia vita. Poi c’è anche Florence, The National, Editors, Placebo, Lisa Gerrard, ma anche Antonello Venditti e Amedeo Minghi… potrei stare qui ore a parlare e a raccontare della potenza della musica.
Oggi è il 2 novembre, commemorazione dei defunti. Ma seguendoti sui social, mi sembra di capire che tu inviti spesso a non ricordare i morti soltanto un giorno l’anno. Come si può fare?
Parlare al proprio cuore. Sempre. Loro è lì che risiedono.
Fra le critiche che potrebbero farti c’è quella di voler spettacolarizzare la morte. Come risponderesti?
Beh, prendiamo per esempio la Disney- Pixar con Coco, ha creato un vero e proprio capolavoro. La morte è la celebrazione della vita. Mi rendo conto di trattare un argomento molto temuto, ma parlarne è prendere per mano la paura e sentirsi meno soli. Bisogna solo imparare a guardare con occhi diversi e ad ascoltare senza pregiudizio.
Nella tua biografia Instagram scrivi: "E se fossimo già noi nell’aldilà e la morte, fosse la vita". Sei credente e, se sì, come ti immagini l’aldilà?
Ti rispondo esattamente così: “E se fossimo già noi nell’aldilà e la morte, fosse la vita?”. E adesso ti rivolgo io una domanda: la tua playlist è pronta?