Nella notte del 18 febbraio scorso, un uomo ha travolto due donne, Laura Amato e Claudia Turconi, all’ingresso del casello autostradale Ghisolfa sulla A4 Torino-Milano. Le due vittime sono morte sul colpo. La dinamica sarebbe stata la seguente. L’uomo avrebbe avuto una crisi 48 ore prima dello schianto. Al ché la moglie lo avrebbe mandato in ospedale per farsi prescrivere alcuni farmaci. L’uomo infatti sarebbe risultato positivo a cannabis e benzodiazepine. Tuttavia, dopo l’ospedale, sarebbe andato all’aeroporto di Malpensa, dove tuttavia sarebbe stato respinto all’imbarco. A quel punto lo avrebbero mandato al presidio medico per la somministrazione di 50 gocce. Poi sarebbe stato mandato all’ospedale di Gallarte per un controllo e qui è arrivato il cugino, per prenderlo e riportarlo all’auto.
A questo punto l’incidente. La cosa che lascia sgomenti è la storia clinica del paziente che risulta essere stato in cura nel 1995 in centri psicosociali. Inoltre, il 39enne marocchino nel 2015 sarebbe stato accusato di tentata rapina e resistenza a pubblico ufficiale, per poi essere prosciolto nel 2016. La motivazione? Non era capace di intendere e di volere: “Totale vizio di mente”, questa la dicitura. Tuttavia, nel 2018, nonostante la “diagnosi”, l’uomo avrebbe ottenuto al conversione della patente da marocchina italiana. Dopo quattro anni arriva l’incidente che ha portato alla morte delle due donne. Durante le indagini sarebbe emerso, tuttavia, che il suo disturbo psicotico breve non era stato riconosciuto come socialmente pericoloso e per questo la motorizzazione civile di Pavia avrebbe proceduto con la conversione della patente.