A Napoli non si trovano più ganasce, sicché i vigili non possono più applicarle ai veicoli per far rispettare le regole del codice della strada. Questo non perché il Comune abbia deciso di eliminarle, ma perché sono introvabili.
Nel periodo più intenso dell'attività di contrasto alle infrazioni stradali, nel capoluogo campano erano disponibili 250 bloccaruote, ora ne sono rimaste soltanto tre (forse un paio in più se si cerca meglio nei depositi). E che fine hanno fatto le altre? È semplice: sono state tutte rubate o distrutte dai trasgressori, e mai rimpiazzate.
Una storia che ha inizio nel 2007, quando in città gli incivili iniziarono a rimuovere i primi modelli di bloccaruote, per evitare l'obbligo di pagamento dell'auto in sosta selvaggia. Col tempo, e con l'applicazione di strumenti più severi, i delinquenti iniziarono pure a sgonfiare le ganasce sul posto. Insomma, qualsiasi mezzo è stato placidamente contrastato, al fine di rimuovere i segni delle malefatte. Una questione che si è trascinata per anni, e che ha causato non pochi guai ai ladri delle ganasce, convinti erroneamente di scamparla, senza sapere invece che ogni ceppo di ferro, poiché numerato, poteva facilmente risalire al veicolo collegato, consegnando una pioggia di denunce per furto o danneggiamento.
Ciò nonostante, a Napoli, dopo un esperimento durato dieci anni (quindi fino al 2017), la questione ganasce è stata definitivamente accantonata, e definita improduttiva. Per cui, alla fine, gli incivili hanno vinto comunque, con buona pace dei vigili urbani.