Le auto elettriche fino a questo punto hanno generato tante, tantissime polemiche, e a quanto pare hanno dato il via a una sorta di invasione da parte della Cina, come qualcuno (inascoltato) aveva provato a scongiurare. “Credo sia il tempo dei brand cinesi” per “demolire le vecchie leggende”, queste parole sono state pronunciate da Wang Chuanfu (Ceo di Byd) in occasione di un evento in Cina avvenuto solamente pochi mesi fa. Il riferimento è ovviamente al mercato automobilistico, e alla grande ambizione cinese di conquistare i mercati di tutto il mondo, o perlomeno quelli più importanti; e sì, anche quelli occidentali (e quello italiano). Con l’intenzione di passare ad una mobilità comandata dalle auto elettriche, si è fatta viva anche la paura di consegnare le chiavi dell’automotive mondiale in mano alle aziende cinesi; ecco, quella paura è diventata ora realtà con il sorpasso di Byd su Tesla nel quarto trimestre del 2023, e le previsioni sul futuro di certo non tranquillizzano. Comunque sia, in Cina nel solo mese di dicembre sono stati prodotti 3,15 milioni di automobili (+20% rispetto al 2022), e l’intero anno si è chiuso con dei dati a dir poco stupefacenti: 30,16 milioni di veicoli prodotti, 30 milioni quelli consegnati e un’esportazione pari a 4,91 milioni (basti pensare che il Giappone si è fermato a “soli” 4,3 milioni). La produzione automobilistica cinese in patria avanza a gonfie vele, grazie soprattutto a vari sussidi statali e finanziamenti corposi per l’acquisto di vetture elettriche (finanziamenti che hanno raggiunto i 57 miliardi di dollari nell'arco temporale 2016-22, per AlixPartners), ma grazie anche ad un’attenzione particolare nella realizzazione di batterie agli ioni di litio, il 70% della produzione mondiale è cinese. E il mercato EV gode di ottima salute, addirittura si stima che entro il 2030 circa l’80-90% delle auto vendute in Cina saranno, e questo grazie anche ad una politica di protezionismo. Ma la forza della Cina, ora, fa paura anche e soprattutto per le sue grandi potenzialità sull’export; e riguardo a questo punto l’occidente potrebbe avere qualche responsabilità.
L’Europa pare essere il prossimo obiettivo dei brand cinesi, nonostante un’indagine Ue avviata per controllare sui sussidi cinesi nella produzione di auto elettriche. A questo proposito, Byd ha già dichiarato di voler aprire uno stabilimento in Ungheria, ma ha già cominciato ad operare in venti Paesi diversi, inclusa l’Italia, dove la Cina è comunque già presente con marchi come Smart, DR e MG, quest'ultima parte del colosso Saic. In Europa, nei primi dieci mesi del 2023, il 9% dei veicoli elettrici era stato realizzato da aziende cinesi, ma si tratta di un numero che è inevitabilmente destinato a crescere, come mostra uno studio di Canalys, secondo cui l’export cinese dal 2020 al 2025 passerà da 1 a 7,9 milioni. Eppure, già nel 2023 le esportazioni di auto dalla Cina hanno toccato il loro massimo storico, facendo segnare un incredibile +58% rispetto all'anno precedente. Ma come è successo? In questo caso la risposta la troviamo in Russia. La produzione automobilistica russa, dopo l’abbandono (voluto o forzato) dei vari brand occidentali nel post guerra (in Ucraina), si era completamente svuotata, passando da un milione di vetture annue, dato record segnato nel 2008, a poche migliaia di veicoli nel 2022. Un vuoto colmato definitivamente nello scorso 2023 proprio dalla Cina, che avrebbe esportato, secondo i dati dell’associazione cinese Capa, addirittura 800 mila vetture, portando così la presenza di auto cinesi in Russia dal 9% a oltre il 53% (dati di Avutostat). “Un tempo le strade di Mosca - commenta il sito bne Intellinews - erano piene di Bmw, Mercedes e Audi. Ora è uno tsunami di auto cinesi”. Ma sarà così ancora per le strade europee e italiane? Le previsioni non lascerebbero ben sperare…