Giampaolo Dallara ha attraversato e segnato un’epoca, quando si tratta di auto. Dai primi anni, caratterizzati dalla sensazione che potersi spostare con un mezzo simile fosse sinonimo di libertà e indipendenza dai mezzi pubblici, fino ad arrivare ai problemi di sicurezza e di inquinamento. Come si sta preparando il suo brand ad affrontare una transizione verso l'elettrico che, soprattutto per volontà politica, sembra ormai inevitabile?
“Risolto il problema della sicurezza – spiega Dallara al Giornale – si è compreso che [le macchine] devono essere pulite perché le variazioni climatiche sono più robuste del previsto. L'automobile è il portabandiera della riduzione dell'inquinamento e sarà protagonista di una grande rivoluzione. Non certo indolore perché dovrà rinunciare alle prestazioni a favore delle propulsioni elettriche”.
Per Dallara la transizione verso un mondo full electric dovrà essere accompagnata dalla trasformazione del settore energetico per produrre energia pulita e carburanti alternativi.
La casa automobilistica sta per esempio valutando se e come poter trasformare l’idrogeno in elettricità: il fondatore afferma che, nonostante l’età, in questo caso si considera ancora un apprendista. Emerge inoltre come la ricerca sulla guida autonoma sia rallentata non essendo una priorità al momento.
Alla domanda esplicita “come sarà l’auto del futuro?” l'ingegnere risponde che sarà “più sobria anche nelle forme, vetture più piccole, più leggere, meno veloci e con tanta tecnologia in modo da consigliarci ed evitare errori”.
Secondo il numero uno del marchio tutto il mondo dovrà puntare alla sobrietà intesa come un nuovo raffinato stile di vita.
Ma quindi guidare sarà meno appassionante? No, se le auto resteranno uno strumento di autentico piacere e ritroveremo la poesia di viaggiare come durante la sua gioventù.