La signora Anna, 86 anni, accusava insufficienza cardiaca e respiratoria quando il marito ha chiamato il 118. Si è pensato subito al Covid, così l’equipe medica si è presentata con tute antivirali. L’ambulanza inviata dall’Ospedale di Crotone a Santa Severina si è dovuta fermare ad un chilometro da casa dei due anziani, in quanto le stradine del borgo -tra i più belli d’Italia- è arroccato in collina e le sue vie sono troppo strette per un mezzo ingombrante.
Così si è deciso di caricare la signora nel cassone dell’Apecar del marito, sufficientemente grande per accogliere la donna coricata sul lettino. Il chilometro di distanza è stato coperto in pochi minuti e la signora -che nel frattempo era stata stabilizzata con l’ossigeno- è riuscita ad arrivare in tempo all’ospedale.
La signora Anna si sente meglio e verrà presto dimessa, e si tratterebbe di una storia a lieto fine se non fosse che la vicenda ha scatenato (al solito) una forte polemica sui social. In molti infatti hanno parlato di malasanità, accusando la Regione Calabria di offrire un’assistenza sanitaria arretrata di mezzo secolo rispetto al resto d’Italia.
Ma una signora nata nel 1934, a metà fra le due guerre, difficilmente si sarà posta il problema dell’Apecar, avrà pensato alla sua vita. Al modo più rapido possibile per arrivare in tempo all’ospedale, cosa che fortunatamente è successa.
Qualcosa di simile è accaduto a Stromboli, quando un anziano preso da un malore ha raggiunto l’elisoccorso del 118 a bordo di un Porter Piaggio. A tenere la flebo c’era il nipote, sul cassone dell’Ape assieme al nonno. In quel caso l’ambulanza si trovava a Milazzo per la revisione annuale del mezzo e degli strumenti di soccorso, come è stato chiarito dal portavoce della Croce Rossa Italiana.
Nel nostro paese c’è la malasanità, è innegabile. Ma c’è anche chi ha inventato l’Apecar e chi coltiva da sempre l’arte di arrangiarsi. Nei paesi austeri del Nord Europa, dove tutto è calcolato, probabilmente la signora non sarebbe arrivata in tempo.
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