Le auto da rally del Gruppo B sono la quintessenza del motorsport. Una categoria folle e senza limitazioni, in cui i costruttori si sfidavano con macchine estreme, velocissime ed incontrollabili. In soli quattro anni sono morti piloti, spettatori e addetti ai lavori. Sono morti per passione, in un attimo, uccisi dalle automobili più amate al mondo. Gente come Henri Tovoinen e Attilio Bettega, consacrati per sempre nella storia del motorsport. Altri, come Markku Alen, Miki Biason e Walter Rohrl sono sopravvissuti tra vittorie e sconfitte e, ancora oggi, restano tra i piloti più ammirati nel mondo delle corse.
Il Gruppo B nasce all’inizio degli anni Ottanta, quando la FIA decide di semplificare il regolamento attraverso alcune categorie. Per partecipare è sufficiente produrre 200 vetture, una cifra talmente bassa da permettere di spingere sullo sviluppo arrivando di molto lo stato prototipale. In alcuni casi, come per la 037, duecento esemplari non c’erano nemmeno, ma gli uomini Lancia fecero carte false per convincere gli ispettori della federazione. Lo racconta bene Top Gear (quello britannico con il trio magico) in una puntata dedicata alla rivalità fra il marchio italiano ed Audi per il mondiale rally 1983.
Già, perché Audi fu uno dei grandi protagonisti del Gruppo B, che diversamente dalla maggior parte degli avversari aveva sviluppato la trazione integrale Quattro nel tentativo di rendere le proprie vetture più gestibili. Nel 1983 però, secondo anno di questa folle categoria, fu Walter Rohrl con la Lancia 037 ad imporsi sui tedeschi di Audi. “Guidare una Lancia rasenta la perfezione - raccontò Rohrl - Perché fa esattamente quello che le chiedi, è come una scarpa. Ti basta pensare una cosa e la macchina l’ha già fatta”.
I francesi però non stettero a guardare: da un lato fu costruita la spaventosa Renault 5 Turbo, dall’altro - sotto la guida di Jean Todt - la Peugeot 205 Turbo 16, resa poi protagonista del film Veloce come il Vento con Stefano Accorsi e Matilde de Angelis.
Lancia tornò poi con il progetto 038, che nel 1985 diventerà per tutti Delta S4, prodotta solo fino al1986, anno in cui Jean-Marie Balestre fermò per sempre il Gruppo B: troppi morti, troppi incidenti, troppo estremo.
Oggi una delle collezioni più prestigiose di vetture del Gruppo B (vere o presunte, perché la contraffazione è stata una grande costante per questo genere di auto) è pronta per andare all’asta. Nel dettaglio si tratta della collezione del Museo Lohéach ad Ille-et-Vilaine, in Bretagna, e secondo il quotidiano francese Le Figaro la base d’asta sarà di circa tre milioni di euro. Una cifra destinata a salire vertiginosamente se consideriamo tutte le vetture presenti nel lotto: la collezione del Museo Lohéach si compone infatti di una Renault 5 Turbo Maxi, una Peugeot 205 T16 Evo 2, una Lancia Delta S4, una MG Metro 6R4, una Ford RS2000 e, dulcis in fundo, un’Audi Quattro S1.