Salute, fortuna, soldi, sesso. E soprattutto amore e felicità. Chi sul finire dell'anno non consulta le stelle, sperando che il successivo prenda una svolta? Lo fa anche Arabella (io narrante), imbranata, sgraziata nei movimenti e disillusa nei sentimenti, nonostante agli oroscopi non abbia mai creduto. Succede che per caso s’imbatte in previsioni astrologiche di giorni felici, e allora perché non essere possibilista e lasciarsi contagiare? «Le configurazioni astrali in atto ti favoriscono in tutti i campi. Avrete giorni felici».
Arriva in libreria, dal 1 dicembre, Un giorno sì un altro no (Giraldi Editore), il romanzo d’esordio di Isa Grassano, giornalista, blogger e autrice di guide (tra cui 101 cose divertenti, insolite e curiose da fare Gratis in Italia e Forse non tutti sanno che in Italia..., editi da Newton Compton).
Una sorta di commedia romantica a tratti ironica – perché l’ironia è il filtro del mondo dell’autrice – sullo sfondo del Natale che si avvicina e che ruota attorno a un mestiere bizzarro quanto precario. Arabella, nata sotto il segno della Bilancia, scrive necrologie per un service esterno di un quotidiano, «cercando di metterci un po’ di colore lì dove è tutto nero. Tre euro e sessanta centesimi netti a dedica. Tanto poco vale il ricordo su carta!».
Le stelle sembrano aver ragione quando, a un vernissage di una mostra fotografica, Arabella incontra Ludovico, Ludo per gli amici, Ludo come gioco (Ludus). Un uomo schivo e riservato, di cui si sa poco o nulla, complicato ma incredibilmente attraente, con un forte magnetismo nelle mani. «Le mani. Tutto comincia con le mani». Ed è attrazione, un fulmine che diventa tuono e che lascia libera l’immaginazione erotica, che man mano si trasforma in scene di sesso delicato, passionale, intenso. «L’intesa è così forte che sembra preesistere al nostro incontro».
In fondo, l’astrologia – che spesso imbarazza ammettere di seguire – rincuora, risponde, illude, indica destini e direzioni del momento. Arabella, forte dell’incontro inaspettato con Ludovico, ci si affida come fosse una scienza, diventa dipendente dal transito dei Pianeti. Non c’è scelta, azione, pensiero che sia più svincolato dalla lettura delle pagine delle stelle di quotidiani, settimanali, tv. Ovunque.
Il romanzo emoziona, racconta relazioni labirintiche, ricordi del passato, voglia di amare e di abbandonarsi. E ancora il senso dell’appartenenza di sé al tempo che scorre e l’invito a non sprecare nemmeno un momento. Ma non è tutto “rosa”. Ci sono anche le delusioni, le frasi non dette, gli interrogativi senza risposte, i silenzi e quei modi di fare che giocano su una presenza/assenza e che molte volte diventano universali. Ogni cosa mescolata, ibridata a istanti, attimi di felicità, da godere nel “perora”, anziché nel “persempre”, perché come diceva Emily Dickinson: “per sempre” è composto da tanti “ora”.
Poi il tutto si allarga, dall’amicizia con Sara (fashion blogger, appassionata di sport, sua coinquilina ma soprattutto «l’una per l’altra, la sorella che non è toccata in sorte»), al rapporto conflittuale con la fede, passando per un cambio di lavoro ancora più stravagante, conoscenze singolari e un altro uomo che stenta a farsi strada. «Due Papi e passi. Ma due uomini sono troppi».
Una storia romantica che non ha paura del cuore («Forse è davvero così che si ama. Dando tutto quello che si è capaci di dare, senza aspettarsi nulla»), e, allo stesso tempo, si porta dietro una leggerezza riflessiva. Come dire che si può parlare in maniera lieve di questioni molto serie. Così per i lutti ci si ricorda che «la morte è nu suonne, null’altro»; di fronte al dolore altrui del distacco «non bisogna ritrarsi pudichi e riservati ma inventarsi e riscoprire modi per consolare senza invadere»; per le attese che sono «occasione per ripensare, per correggere il tiro. Sono occasioni, le attese, se sai viverle».
Un giorno sì un altro no accende il ritmo incalzante di un romanzo d’azione sino al colpo di scena finale che spiazza il lettore e quasi lo spinge a rileggere tutto da capo. La consapevolezza è che c’è sempre un’altra verità sotto la crosta di quello che sembra e che, più spesso di quanto si immagini, sono forti i tormenti maschili.
I personaggi si muovono sullo scenario di una Roma incantevole «talmente bella da sembrare sempre “nuova”», ma non mancano excursus in altre località, come l’Abruzzo, la Basilicata, la Puglia, fino a New York.
Ogni capitolo si apre con i versi di una canzone e si chiude con un proverbio che l’autrice ha raccolto nei suoi viaggi di lavoro in giro per il mondo.
Alla fine resta la certezza che nella vita ci sono “giorni sì e giorno no” «giorni alterni, come le targhe quando il livello di monossido di carbonio supera i limiti consentiti», ma insieme quel barlume di speranza che sia un nuovo anno all’insegna di “giorni felici” per tutti. La speranza – in questo periodo più sentita che mai – di tornare presto alla fisicità delle relazioni, ad abbracciarci, perché «gli abbracci sono come un alfabeto. Ci sono parole che solo loro sanno dire».
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