E chi se lo sarebbe aspettato che Ilary Blasy plus Netflix avrebbero cambiato definitivamente (il futuro sarà così) i canoni del buon vecchio documentario – o docufilm che dir si voglia (entrambi termini superati dal mio “docupov”; diritti riservati). Perché Unica, il docupov in cui Ilary Blasi racconta il suo punto di vista, il suo “pov”, il suo “point of view” sulla separazione con Ciccino Totti, non risponde alle regole del documentario: oggettività, alternanza delle opinioni, riportare senza giudizio lasciando allo spettatore la libertà di farsi la propria opinione; le cambia d’amblée; io dico la mia e dell’oggettività chi se ne fotte. Come si dice da tempo, viviamo in una bolla: gli algoritmi ci propinano pov simili ai nostri. L’ultimo neologismo creato in questo campo è il “mockumentary”, il documentario falso che ha fatto la fortuna di Discovery – dove adesso approdano tanti della tv generalista. Ma è la prima volta (almeno come “notizia” capace di creare un neologismo) che il pov diventa ufficialmente “docupov”: il documentario su un punto di vista. Viva la generazione Z che con i suoi nu-lemmi ci aiuta a capire il contemporaneo! Trovo la cosa molto hype! (Essendo un boomer sono anche cringe, ma chi se ne fotte!). Dopo avere massacrato il cinema (dai, basta un cinquanta pollici e un audio home theater comprato dai cinesi per avere la stessa esperienza della sala senza la vicinanza con ripugnanti esseri che solo la retorica – e i gestori delle sale – chiama “simili”: perché le emozioni dovrebbero essere condivise? Non si può mandare una foto del pisello ma si possono condividere emozioni? Non lo trovate molto più “shame”?) le piattaforme stanno cancellando le regole della tv, alla faccia del contraddittorio.
Ci voleva Ilary Blasi in accoppiata con Netflix per affondare definitivamente il concetto stesso di oggettività. Ma chi se ne frega, oggi, dell’oggettività? Nella meravigliosa serie “Grandi Notizie”, prodotta dalla magnifica Tina Fey, lo scontro tra fatti e opinioni viene raccontato in maniera egregia: prima, nel giornalismo, nel documentario, contavano i “fatti”, adesso contano le “opinioni”: non si può litigare sui fatti! E come si può raccontare un divorzio, come si possono raccontare le corna, in maniera oggettiva? Non si può. Ci sono campi che sfuggono al concetto di “fatto” e di “documentario”: l’amore, le corna, il ses*o, i soldi, la violenza e il sangue, che sfuggono a una narrazione univoca: solo il pov e conseguentemente il docupov possono registrare e quindi riportare una verità che è sempre soggettiva. Così, in Unica, su Netflix dal 24 novembre, si incontrano la Blasi, la generation Z e la scuola critica di Francoforte: Adorno, Marcuse, Benjamin, con abbondantissime spruzzate e sprizzate (nel senso di spritz) di Debord e Derrida. Dal 24 novembre il mondo dei “contenuti” cambierà per sempre. Dal gossip alla nuova era del canone filmico, tutto torna, tutto si tiene. Ecco a voi il primo docupov. La vera Apocalisse delle immagini in movimento, altro che deepfake e intelligenza artificiale.