I social pullulano di post sul fatto che Ilary Blasi non farà (non farebbe) più parte di Mediaset. Si legge che “La sua Isola dei Famosi non compare in palinsesto” perché “l'ultima edizione non è piaciuta ai vertici del Biscione”. Ma perché tanto clamore? Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire e analizzare il comportamento che l’ad dell’azienda di Cologno Monzese, Pier Silvio Berlusconi, ha messo in atto da non poco tempo. La morte del padre risale a non molto tempo fa, eppure si parla già di era Berlusconi 2.0, perché Pier Silvio ha sicuramente cominciato a preparare il terreno quando si sapeva che la situazione ad Arcore era in peggioramento. Il suo restyling lo possiamo paragonare a una grande azienda di moda che vede cambiare il proprio direttore creativo, perché è di questo che si tratta, di un’inversione di rotta non solo nei contenuti ma anche nell’immagine, che vuole e deve essere ripulita, molto più in linea con lo stile di una sobria Silvia Toffanin, sempre un passo indietro, a discapito invece di studi televisivi pieni di luci e paillettes. Ma cosa c’è dietro l’aver voluto togliere una D’Urso a favore di un profilo come quello della Merlino, per esempio? Chi ha potuto seguire l’ex conduttrice di La7 si sarà reso conto della differenza non solo delle tematiche affrontate, ma anche del livello degli ospiti con cui Myrta si è dovuta interfacciare: geopolitica, politica, attualità, ben diverso sicuramente dai casi di Mark Caltagirone, per quanto, casi come quest’ultimo, abbiano tenuto attento il telespettatore almeno per le prime puntate. La Merlino, anche lei di sangue meridionale, è una grande studiosa, approfondisce, e lo si evince anche dalle domande che pone, dal fatto che non senta il bisogno di affermare sé stessa prendendosi troppo spazio, ma lascia parlare l’ospite. Se ci fate caso, gli atteggiamenti di Merlino, Toffanin, De Filippi, Gentili, partendo dal loro abbigliamento, passando poi per il tono di voce e per il modo di condurre hanno tutti un fil rouge, il low profile, che da tempo mancava in azienda. Meno spacchi, gambe scosciate, farfalle in vista e più tailleur, colori sobri, voci che non si accavallano in modo che da casa si possa capire quello che gli ospiti vogliono esporre.
I vari cambiamenti di Pier Silvio devono essere letti con una chiave che rimanda anche a ciò che i social hanno urlato a gran voce in quest’ultimo periodo, con frasi come “basta volgarità, questo Grande Fratello non si può più vedere”, “l’Isola dei Famosi non è più la stessa”, perché non ci si basa più solo sullo share, ma anche sull’indice di gradimento più importante, o comunque uno dei più importanti, quello delle reazioni su Twitter/X, Instagram e Facebook. E non dobbiamo dimenticarci quel “per ora” di Pier Silvio, aggiunto alla risposta sul fatto che non sarebbe sceso in politica. Un “per ora” lasciato cadere dai più nel dimenticatoio, ma erroneamente, perché il futuro di Forza Italia è tutto in quelle sei lettere. Pier Silvio sa benissimo di essere l’unico che può tenere le fila di quel partito, l’unico che, pur non essendo abituato all’esposizione (anzi, probabilmente la rifugge), ha le carte in regola per scendere in campo.
Passare da “uomo dietro le quinte” a frontman non è facile e infatti non sarà immediato questo passaggio, ma avrà varie tappe che piano piano lo porteranno a essere il volto e non più solo colui che i volti li sceglie. Quel “per ora” può essere interpretato come “devo prima sistemare le aziende, far quadrare il tutto e poi capire quale sia il momento migliore”, perché solo un Berlusconi può far seguito a Silvio, perché Forza Italia, a differenza di altri partiti, ha un’identità moderatamente conservatrice, è la parte della destra più liberale, ma è stata da sempre identificata, nel bene e nel male, col volto di Silvio, con le sue gesta più o meno positive per il nostro Paese. In molti parlano di Tajani, che è sicuramente un uomo importante, centrale, che può gestire il partito, ma in modo differente da come lo si sta descrivendo, perché è Pier Silvio che prima o poi dovrà diventarne leader. Ed è anche in previsione di questo che è partita la “rivoluzione”, in primis perché non è detto che un figlio debba necessariamente condividere tutto ciò che il padre avallava, e in secondo luogo perché l’azienda Mediaset è il maggior bacino di potenziali elettori che si possa avere. È una televisione privata che ospita tutti i generi possibili e che, intelligentemente, ha messo, non a caso su Rete 4 (non poteva andare su Canale 5). Bianca Berlinguer, facendo perdere un po’ i punti di riferimento a chi pensava di aver già previsto tutto, ma questa scelta rientra sotto il nome pluralismo, insito nelle regole non scritte del partito stesso. Pier Silvio non è obbligato a scendere in campo, ma sa che prendere tempo è la soluzione migliore per far quadrare i conti, sia a Cologno che a Palazzo.