Niccolò Fabi, il cantautore dalla voce flautata e dal gesto delicato, il cantautore laureato in filologia romanza, torna oggi nelle radio italiane con un album che sembra provenire, più che dal repertorio di un autore del ventunesimo secolo, dallo scrittoio di un poeta stilnovista. Il nuovo lavoro, che corona la carriera trentennale dell’artista, ha dichiarato lo stesso Fabi, nasce da una residenza artistica svolta in trentino, in una baita affacciata di fronte a un lago, e questo per cercare di catturare i suoni e le vibrazioni e la dimensione della natura e farla entrare, il più possibile, all’interno della musica. Un modo antico, devozionale, di concepire l’ispirazione, di “obbedire” alla natura, lasciandola parlare, prima della personale urgenza di “dire”, attendendo le parole nel silenzio e nella contemplazione attenta della fonte da cui sorgono. Esce oggi “Libertà negli occhi”, in formato cd+book e vinile. La fedeltà alla musica, dopo molto tempo, per questo artista che rimane fedele al suo cammino, sembra convertirsi in una altra fedeltà, verso altre sorgenti e altri “varchi”, ove si dischiudono parole e note nuove. Fabi ritorna con il suo timbro e la sua voce levigata, che si appoggia sulle note, chiedendo permesso - alla musica e a chi ascolta - offrendo sonorità e parole lievi, che invitano a distendere la testa e a lasciarsi cullare per tutto il tempo in cui dura “la fiamma sulla candela” dei suoi brani. Tra le parole e le immagini delle nuove canzoni affiorano citazioni bibliche, che fanno assomigliare l’album a un musicale e nuovissimo Cantico dei Cantici, per i tanti momenti di concentrazione e riflessione sul senso della parola “amore”, e di più, sulla sua capacità cinetica, sull’amore come “forza” ed energia. Come anche le tante allusioni al fuoco, (c’è un brano che si intitola esattamente “custodi del fuoco”) inteso come possibilità di resurrezione e di “miccia” che si cerca in vita.

La ricerca e la produzione di Fabi sono il frutto di un artigianato artistico, musicale, letterario, scevro da malattie mondane, ritagliato dentro uno scrigno prezioso di ascolto, sensibilità e cura, per la parola e per la fede verso il luogo da cui proviene, un’attitudine che restituisce di molto il senso di quel che il maestro Muti un giorno disse a proposito del vero artista della musica, del vero musicista, cioè di qualcuno che non si “serve” della musica, ma, al contrario, che “serve la musica”. Ecco, Fabi, nel giardino fiorito della nostra musica leggera, si pone come un vero servo della musica, e lo dice cantando lui stesso in questo album: “Io non posso che obbedire / e compio la sua volontà”. Tra le tracce, una su tutte ricorda la grande tradizione dello stilnovo italiano, “Al cuore gentile”, che fa eco a quel poema del Guinizzelli che tutti ricordiamo, chi a memoria, chi per il meraviglioso suono rimasto impresso in qualche angolo della mente, “Al cor gentil rempaira sempre amore come l’ausello in selva a la verdura; né fe’ amor anti che gentil core, né gentil core anti ch’amor, natura: ch’adesso con’ fu ‘l sole, sì tosto lo splendore fu lucente, né fu davanti ‘l sole; e prende amore in gentilezza loco così propïamente come calore in clarità di foco”. Sarà un album, dunque, (glielo auguriamo) che accompagnerà i giorni di molti amanti della musica che vivono accarezzando sogni che non urlano, ma che infondono nell’aria soffuse immagini di incantesimo, di attesa e di soavità silenziosa e gentile.
