85 anni, 116 album. Non è lo show dei record, ma il curriculum ridotto all'osso di Mina, che a breve uscirà con un nuovo disco, anticipato su Sette da una triplice intervista in cui parlano il figlio, Massimiliano Pani, poi Francesco Gabbani e Piero Pelù che hanno partecipato ad alcuni album passati della cantante come ospiti. La cosa incredibile è che un'artista della sua età, invisibile da lunghissimo tempo, riesca ancora a fare hype. L'ultima sua apparizione pubblica è stata nel 1978. Quasi avesse anticipato il fatto che si stava per entrare in una società fondata sulla sovraesposizione della propria immagine, lei ha deciso di annullarla, per rimanere soltanto una voce. E si parla davvero di un'altra epoca: nello stesso anno fu rapito Aldo Moro dalle Brigate Rosse, per dire. O la nascità del Sistema Sanitario Nazionale, oggi disastrato. Van Halen pubblicava il suo primo disco, in America usciva la prima puntata di Dallas, Messner saliva sull’Everest senza bombole per la prima volta. Peppino Impastato viene ucciso dalla mafia, Pertini viene eletto presidente e Karol Woitjla diventa Giovanni Paolo II. Sembra quasi assurdo che un’artista uscita dalle scene in un’epoca così remota continui a sfornare album di inediti. O, nel caso, Dilettevoli eccedenze, come dice il titolo, cioè canzoni escluse dagli album (altrui) usciti in passato. Eppure, ci siamo quasi: l’uscita è prevista per novembre. E, a quanto raccontano Pelù, Gabbani e il figlio, il disco con buone probabilità sarà una bomba. Un po' come lei. Di che genere sarà l'album? A quanto pare, tutti. Genderless, nel senso migliore del termine, e vi parteciperanno alcuni giganti della scena jazz. Suona quasi come un antidoto al piattume trap-americaneggiante che domina il mercato.

Altro che godersi la pensione, ecco cosa dice il figlio: “Lei non canta solo, ha una cultura musicale immensa, dalla lirica al jazz, dalla bossanova alle canzoni napoletane, divora tutto e si appassiona di tutto, ancora oggi. Da sempre è il miglior direttore artistico in circolazione”. Tanto che riceve migliaia di provini ogni anno, e li ascolta tutti. “Quando Blanco è venuto a proporle una collaborazione, gli chiesi come mai si rivolgesse proprio a mia mamma. E lui, diciannovenne, rispose: perché lei è avanti. Ogni anno mia madre ascolta più di tremila provini che le vengono inviati da artisti celebri
o sconosciuti, non importa. Lei ascolta tutto. Ma non bada all’importanza del mittente, quello che conta per lei è solo la canzone”. Democratica, e meritocratica. L'industria musicale prenda nota. Qualche anticipazione sul disco? “Stiamo lavorando con protagonisti del jazz come Danilo Rea, Alfredo Golino, Massimo Moriconi, Ugo Bongianni, Luca Meneghello, Gabriele Comeglio. Alla fine però sarà proprio lei a scegliere le tracce che finiranno sul disco. Il suo forte è che non ha un genere, li ha tutti. E queste cover sorprenderanno ancora una volta gli ascoltatori”.

Di lei aveva già parlato benissimo anche Fabrizio De Andrè, lanciato proprio dalla cantante: “Mina ha truccato le carte del mio destino, avevo già scritto una ventina di canzoni in 7-8 anni e, senza quella sua esibizione e i proventi che mi arrivarono dalla Siae, avrei completato gli studi e sarei diventato un pessimo avvocato. Alla fine è stato un bene per i miei potenziali assistiti. La sua voce è un miracolo”. Poi un aneddoto su Paul McCartney che, dopo che lei cantò due canzoni dei Beatles, le invia un telegramma per ringraziarla. E lei che fa? Dice: “Che carino”, appallottola il telegramma e lo butta via. Francesco Gabbani, presente nello scorso album di inediti della cantante cremonese, conferma la mitologia miniana: “Nell’ambiente degli autori il non plus ultra dei risultati è scrivere per Mina, è come la Mecca, un punto d’arrivo. C’è chi ci prova per anni, chi le manda 200 pezzi. A volte forzi le cose e non arrivano, invece per me è stato il contrario”. Pelù invece racconta che Mina lo ha trovato in una maniera del tutto inaspettata: “Stavo preparando quello che poi sarebbe stato Infinito, l’ultimo disco degli anni 90 dei Litfiba. Ho ricevuto una chiamata da un numero che non conoscevo ed evidentemente la ragazza doveva aver sguinzagliato i servizi segreti perché io cerco sempre di tenere il mio numero privato. Ho sentito questa voce squillante e giovanilissima che mi diceva: Ciao, sono Mina, come stai?”. E l'incontro in studio è stato altrettanto mistico: “Al primo incontro ho cantato solo io e lei aveva fatto qualche traccia di prova. Aspettava la mia interpretazione per lanciarsi con la sua. Era circondata da un’aura assolutamente celestiale”.
Sulla scelta di sparire dalle scene: «Mina è una donna umanissima e assolutamente intelligentissima, ha saputo gestire molto bene la privacy in un periodo in cui neanche si sapeva cosa fosse la privacy. Ci sono stati tanti artisti travolti dal gossip e lei si è levata di torno al volo, rendendosi in questo modo ancora più mitica”. Ma il rocker dei Litfiba ha un rimpianto: “Con Mina ho solo un rammarico: avevo scritto una canzone, Amore immaginato, che in realtà era per lei. Però me ero innamorato talmente tanto da fare l’egoista e inciderla con Anggun, senza fargliela mai sentire. Se tornassi indietro gliela porterei su un vassoio d’oro. So che certe cose sono irripetibili, ma se Mina volesse farne una cover per me si ristabilirebbe una verità storica”.
