Quando il protocollo si piega al pathos, anche Buckingham Palace può vibrare al ritmo del metal. Davanti ai cancelli più famosi di Londra, questa volta la coreografia non era solo un rito: la Band of the Coldstream Guards ha intonato “Paranoid” dei Black Sabbath, durante il celebre Cambio della Guardia. Sotto le divise scarlatte e le inconfondibili bearskin, hanno regalato una reinterpretazione inedita della pietra miliare del metal.
La scena ha subito fatto il giro dei social. Per un istante, l’etichetta si è sciolta nel riff, e la monarchia ha reso omaggio a un altro sovrano: il Principe delle Tenebre.
Ozzy Osbourne è morto il 22 luglio, a 76 anni. Proprio a Birmingham, sua città natale, in migliaia si erano riversati per il funerale, con una partecipazione popolare degna di un re. La parabola di Ozzy – da ribelle a icona, da outsider a tesoro nazionale – sembrava trovare il suo apice in quell’atto di riconoscimento pubblico. Eppure, forse, era tutto scritto. I legami tra Ozzy e la famiglia reale sono più profondi di quanto si creda: dal Party at the Palace del 2002 per il Giubileo della Regina, agli incontri con l’allora Principe Carlo, sempre all’insegna di un rispetto reciproco e – sorprendentemente – autentico.
“Mi ha sempre trattato col massimo del rispetto”, ha confidato Ozzy a proposito dell’attuale re, ricordando anche un regalo di scotch dopo il famigerato incidente in moto del 2003. E c’è poesia, quasi una nemesi, nel fatto che entrambi – Ozzy e Carlo III – abbiano vissuto la stessa età, 76 anni, sulle opposte sponde della cultura pop e della tradizione.

Il tributo della banda reale non è solo una curiosità. È un cortocircuito culturale: la marcia dei fiati al posto della voce di Osbourne e della chitarra di Tony Iommi, il tempo serrato dei tamburi e dei piatti che fa quel che può per richiamare il battito ossessivo della versione originale. Nella trascrizione orchestrale di “Paranoid”, si cela la potenza della musica come linguaggio trasversale, capace di raccontare una nazione e le sue metamorfosi. E in quella scelta c’è anche, forse, la firma del nuovo monarca: Carlo III non è estraneo alla musica, e già altre volte ha guidato la banda verso territori “pop”, come nell’omaggio a Chappell Roan per il Pride. Ma il metal, questa volta, è un altro viaggio.
