L’estate ha bisogno dei tormentoni? O sono i tormentoni che hanno bisogno dell’estate? Qualcuno ci ha raccontato che non esiste una formula magica per le hit estive e che, a volte, riproporsi sempre nella stessa veste può essere controproducente. La musica, però, d’estate si fa anche più leggera e ballabile, tra collaborazioni (anche improbabili e che preferiremmo poter dimenticare), produzioni (di plastica, molto spesso) e coreografie che diventano subito virali su TikTok. Ma quale che ci siamo chiesti è: come stanno andando i tormentoni dell’estate 2025? Siamo “solo” al 25 giugno, quindi qualche artista potrebbe pubblicare la sua “hit” con un po’ di ritardo, ma abbiamo iniziato a valutare quelli già usciti, utilizzando gli strumenti che sembrano interessare al mercato discografico più di qualsiasi altra cosa: i numeri. In particolare la Top 50 Italia di Spotify e i dati EarOne (che riguardano il numero di passaggi in radio).
I tormentoni non comandano più: lo dice anche la Top 50 di Spotify
La Top 50 Italia (aggiornata al 24 giugno) è lo strumento più utile per capire come stanno andando, in streaming, i tormentoni estivi. Ci concentriamo in particolare sulle prime dieci posizioni e, se consideriamo i brani che potrebbero essere nati con l’intento di dominare l’estate, solo 4 fanno parte di questa categoria: Désolée di Anna, a me mi piace di Alfa feat. Manu Chao, Che gusto c’è di Fabri Fibra e Tredici Pietro e Non Basta mai di Capo Plaza, Bresh e Tony Effe. Quattro su dieci non è esattamente il massimo. Il resto della top 10? Brani usciti da diversi mesi, come Neon di Sfera Ebbasta e Shiva, dal loro joint album, e Bottiglie vuote dei Pinguini Tattici Nucleari, nella nuova versione insieme a Max Pezzali. Se si va avanti ad analizzare, ampliando alla Top 20, il risultato non cambia: undicesima posizione per Serenata di Serena Brancale e Alessandra Amoroso, quindicesima per Scelte Stupide di Fedez e Clara e ventesima, a chiudere, per Maschio di Annalisa. La Top 50 Italia di Spotify, va detto, sembra anche essere influenzata (in minima parte) dai vari tour estivi. In classifica, infatti, troviamo non sono i Pinguini Tattici Nucleari, partiti da poco con il loro Hello World Tour, ma anche Cesare Cremonini, attualmente in tour negli stadi, ed Elodie, che si è da poco esibita a San Siro e allo Stadio Maradona di Napoli (con tanto di polemiche). Cosa ci dice questa classifica? Che i tormentoni hanno rot*o il cazzo? In parte sì. Quello che è abbastanza evidente è che questa classifica sia dominata dal rap e dall’urban, con una quasi totale scomparsa del reggaeton. Una vittoria? Per qualcuno probabilmente sì. E per chi ne ha fatto il suo “marchio di fabbrica” negli ultimi anni, forse è arrivato il momento di reinventarsi. Il tormentone non funziona più? Se così fosse, non sarebbe una questione di gusti, ma di saturazione. Siamo tutti stanchi di sentire la stessa canzone con titoli diversi, scritta sempre dagli stessi autori e cantata a giro dagli stessi cinque artisti, con featuring casuali.

I tormentoni in radio resistono ma...
La classifica EarOne (prendiamo in considerazione gli ultimi dati, quelli della settimana #23 che vanno dal 13 al 19 giugno) ci mostrano un’Italia dei tormentoni completamente diversa. Nelle prime dieci posizioni troviamo diversi brani in corsa per il titolo di “hit estiva”: Pronto come va dei The Kolors (al primo posto), anche qui A me mi piace di Alfa e Manu Chao, Maschio di Annalisa, Che gusto c’è di Fabri Fibra e Tredici Pietro, Occhi a cuore di Jovanotti e a chiudere la top 10 Chill di Ghali. Un risultato decisamente più “soddisfacente”, soprattutto per chi la Top 50 Italia di Spotify al momento la vede da lontano. Quello che vediamo è che streaming e radio viaggiano su due binari paralleli. Si incontreranno mai? Noi dubitiamo. Quello che sembra emergere da queste classifiche è la fredda risposta del pubblico. I numeri non salgono e i tormentoni estivi più che la corsa alla hit sembrano fare quella alla sopravvivenza. È finita l’era dei tormentoni-giocattolo? Probabilmente no. Ma quello che è certo è che hanno rotto il caz*o. E non lo diciamo solo noi: lo certificano pure le classifiche.
