Quando era poco più che trentenne, lui sui “giovani di oggi ci scatarrava su”. Era il 1997, gli Afterhours di Manuel Agnelli mettevano le cose in chiaro: loro non erano come gli altri, quei giovani figli di papà che il sabato in barca a vela il lunedì al Leoncavallo. E che non fossero come gli altri, la scena musicale se n'era accorta subito. Oggi, che di anni ne sono passati parecchi, Manuel Agnelli dimostra che lui può ancora scatarrare su qualsiasi cosa voglia: soprattutto sulla musica di me*da.

L'estate 2025 infatti, ci ha regalato un tour per celebrare il ventennale dell'album Ballate per piccole iene. Noi c'eravamo il 25 luglio, in provincia di Fermo (Servigliano): due ore e mezza di musica potente, testi affilati come lame; tre generazioni sotto il palco. Sul palco invece, gli Afterhours della storica formazione: con le chitarre che esplodono, la voce di Agnelli che diventa graffio, dolore e urlo che esce dalle viscere, ma mai consolazione. Così come non è mai nostalgia: in questo tour non ce n'è nemmeno un po', pur essendo nato proprio per celebrare di un vecchio album. Ci sono invece carne e sangue: i brani di Ballate per piccole iene, in fila uno dopo l'altro, più alcuni pezzi storici tra cui Strategie, l'omaggio a De André con La canzone di Marinella, Lasciami leccare l'adrenalina, Non è per sempre, Non si esce vivi dagli anni '80, Male di miele e Voglio una pelle splendida a chiudere. C'è anche tanta ruvida, intrinseca, teatralità: Agnelli a petto nudo, Agnelli cristologico a capelli lunghi e braccia aperte immolato all'arte; Agnelli intimo al pianoforte, Agnelli posseduto dall'energia della sua musica.

Di nostalgia nemmeno un accenno, dicevamo. Però una riflessione sul presente, quella sì: l'invito a fare rumore, in un momento storico in cui tanti diritti acquisiti in passato sembrano appannarsi. Non rimanete a casa a fare clic, dice Agnelli, perché lì avete l'impressione di partecipare anche se in realtà state solo facendo tendenza. Partecipare fisicamente è il modo per fare pressione sul governo per il cessate il fuoco a Gaza, continua, e il riconoscimento dello Stato di Palestina. Senza saperlo, Manuel Agnelli lo fa da un palco montato in un ex campo di lavoro da cui sono passati i deportati ai tempi del Fascismo e, in seguito, gli esuli istriani. Oggi quel campo si chiama Parco della Pace ed diventato luogo di aggregazione felice. Da lì, proprio da lì, l'appello di Agnelli al cessate il fuoco a Gaza: il cerchio si chiude.

A guardarsi intorno, ad ascoltare le parole delle persone dietro, si capisce che al leader degli Afterhours è riuscito qualcosa di molto complicato: mantenere la sua credibilità artistica pur diventando giudice di X Factor. Essere entrato nell'ingranaggio commerciale, addirittura nella multinazionale di Sky, è uno di quegli errori che difficilmente viene perdonato ai puri della scena alternativa: invece, tra il pubblico cantano sia i coetanei di Agnelli, sia quelli che quando usciva il primo album in italiano, Germi, erano ancora piccolissimi. Per qualcuno gli Afterhours sono stati la ribellione della giovinezza, per qualcuno l'adolescenza, per altri una scoperta tardiva: sicuramente qualcosa di molto radicato nella propria formazione personale. Di certo, dopo quasi quarant'anni di carriera, dimostrare di essere ancora vivi, come hanno fatto gli Afterhours, è un talento per pochi.
