Essere Ornella. Ovvero essere tantissime cose nello stesso momento. Una delle artiste più eleganti del nostro Paese. Un’icona di stile. Una regina delle interpretazioni dal vivo, capace di ammaliare chiunque si imbatta nel suo talento. Ma anche una donna che non ha mai nascosto le sue fragilità e, soprattutto, cadute. Un’artista curiosa e senza filtri che non ha paura di dire la verità, col rischio di diventare un meme per celebri pagine ironiche sui social. Essere Ornella, come il titolo che la Vanoni avrebbe voluto per questo suo cinquantesimo album di inediti. Ma che, dopo alcuni confronti con Dino Stewart (BMG Italy), è diventato Unica.
«Io volevo Essere Ornella, ma mi è stato detto che avrebbe ricordato Essere John Malkovich. Così abbiamo scelto Unica, come se fosse più originale… Ho già visto passare alcuni camioncini: Unica Assicurazioni, Unica qui e Unica lì… Ma l’importante è che non abbiano messo il titolo sulla cover, per non rovinare l’immagine», inizia a raccontare Ornella Vanoni durante una conferenza stampa su Zoom. In effetti, la cover di questo suo cinquantesimo disco di inediti, in uscita domani, venerdì 29 gennaio, per BMG è una fotografia (bellissima) scattata da Marta Bevacqua dove vediamo una Ornella Vanoni sorridente, in mezzo a un prato, e vestita di giallo. Questo colore è centrale per il suo racconto dell’album: «Ho fatto anni di giallo, ero fissata. È il colore della follia, della gioia. Ho voluto tutto giallo. È per questo che ho inserito la citazione di Borges», ha spiegato. La frase di Jorge Luis Borges a cui fa riferimento è questa: «Non c’è nessuna cosa al mondo che non sia misteriosa, ma tale mistero è più evidente in certe cose che in altre: nel mare, nel colore giallo, negli occhi degli anziani e nella musica». E come dargli torto?
Nel disco - che vede la produzione di Mauro Pagani - ci sono undici tracce, tra le quali i duetti con Virginia Raffaele, Carmen Consoli e Fabio Ilacqua. Con la prima è vivo un rapporto di amicizia testimoniato da alcune loro apparizioni televisive insieme. Una relazione di stima che emerge nel divertente brano Tu/Me (e pure nella bonus track presente solo nella versione deluxe del disco), in cui le due vestono i panni delle protagoniste di un dialogo tra diverse generazioni. Carmen Consoli, invece, «l’ho conosciuta al Centro Sociale Leoncavallo a Milano. Mi hanno invitata a tornare più volte, ma poi l’hanno chiuso». Con lei il featuring è nel brano Carezza d’autunno, «una canzone molto criptica». E su Fabio Ilacqua, invece, spiega: «Con lui ho scoperto una personalità particolare. È nata una grande intesa. Io adoro sdraiarmi sull’erba e fare la pipì sul prato. Gliel’ho detto e mi ha scritto Nuda sull’erba. Lui, tra l’altro, sarebbe un uomo interessante per molte donne perché non è mai noioso». Tiè.
Fronte autori, invece, il disco comprende alcune belle sorprese. Da Giuliano Sangiorgi che firma per lei il nuovo singolo Arcobaleno («Mi piace la parte in cui parla della madre che sogna l’America») a Renato Zero («Ha scritto Ornella si nasce. Ci sarebbe dovuto essere anche lui nel disco ma l’arrangiamento era troppo sofisticato per lui, quindi ha preferito essere presente solo come autore»). Ma anche Francesco Gabbani, che ha scritto il primo singolo estratto del disco, Un sorriso dentro al pianto: «Siamo andati a cena insieme, abbiamo cominciato a ridere e ci siamo trovati molto bene. Quando è tornato a casa mi ha mandato questo pezzo che non riusciva a finire, anche perché era impegnato a scrivere il suo disco. Così ci abbiamo messo le mani anche io e Pacifico». Un capolavoro di eleganza e di consapevolezza.
Ma Ornella Vanoni non è solo questo. Della sua fama di artista elegante ha anche un po’ timore. O comunque non le basta. «Ho paura che crei una sorta di barriera tra me e il pubblico. Io vorrei andare in sneakers. Ne parlavo proprio qualche giorno fa con la mia assistente. Io ho una gran voglia di fare anche cose diverse». A proposito di questo, si lascia scappare che ha avuto modo di fare due chiacchiere con un giovane artista che stima molto: «Lo seguo da un anno e mezzo, appartiene al ramo più “milanese” del rap. Ma ha anche qualcosa di arabo…». Chissà…
E proprio questa sua parte curiosa, che riesce a far conciliare una meravigliosa staticità teatrale a una tenera e innocua spensieratezza infantile, è uno degli strumenti più forti di Ornella. Dalle canzoni della Mala - che negli anni Cinquanta avevano come soggetti principali malfattori, carcerati, protagonisti della malavita - alla popolarità immensa con un brano iconico come L’appuntamento. Dall’esperienza - artistica e di vita - con Giorgio Strehler alle sue collaborazioni con i più grandi jazzisti come Gerry Mulligan, Herbie Hancock e Gil Evans. Dalla sua passione viscerale per la musica brasiliana (resa ancora più vivace grazie alle collaborazioni con Toquinho e Vinícius de Moraes) alla testimonianza insieme a Gino Paoli di Senza Fine, una delle dichiarazioni d’amore più belle della canzone d’autore italiana. Una di quelle frasi che ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire almeno una volta nella vita.
Il percorso di Ornella Vanoni è sempre stato profondamente personale. Tutto suo. Ne ha parlato anche in conferenza stampa: «I sentieri secondari sono quelli che ti portano a scoprire mille cose. Devi cercare, continuare a cercare». È per questo che Ornella Vanoni è oggi una delle artiste più giovani che abbiamo in Italia.
Ha sempre anticipato i tempi, fin da quando a quattordici anni accettava di doversi prendere delle multe per “oltraggio al pudore”, per via del suo modo di vestire considerato ai tempi come immorale. E non ha mai voluto essere ostinata nel camminare per una via già battuta da altri. Basta pensare al passaggio dal Piccolo alla canzone d’autore. O al bisogno di chiudere delle porte, quando necessario per la propria crescita e felicità.
Ornella Vanoni è una delle artiste più giovani che abbiamo in Italia perché è capace di spiazzarti. Anche (e soprattutto) quando credi di averla finalmente capita. In un’epoca in cui la creatività rischia di diventare la semplice risposta (dal sapore di catena di montaggio) a un modello di business, Ornella Vanoni rompe questo schema. Gioca con il suo talento, pur rispettandolo. «Sono libera come non mai. Mi conosco perfettamente. Quando Adele Di Palma mi ha chiesto di fare questo disco avevo timore e gioia. E i dischi devono nascere dalla gioia», ha raccontato. Secondo molti giovani artisti (non tutti, grazie a Dio) per il timore e per la gioia ormai non c’è più tempo. C’è solo la voglia e la frenesia di “arrivare”. Dove? Non si sa. Forse ai vertici delle classifiche di vendite. Sia chiaro, questo non è sbagliato: la stessa Vanoni ha spesso festeggiato, in questi sessantacinque anni di carriera, numerose certificazioni e applausi. Ma gli applausi che durano nel tempo sono quelli che arrivano quando ognuno riesce a essere ciò che è. Ornella Vanoni è una delle artiste più giovani che abbiamo in Italia perché non ha perso tempo, è diventata sua alleata, e a 86 anni è riuscita nell’intento più difficile per ognuno di noi: diventare veramente se stessa. Solo così noi riusciamo ancora a stupirci e a commuoverci nell’ascoltare le sue parole. Solo così noi riusciamo a ridere di gusto quando si prende in giro, come nella bonus track esilarante insieme a Virginia Raffaele.
«Mi stupisco anche io di avere fatto un disco di inediti alla mia età. In questi mesi ho detto alla BMG di muoversi a uscire prima che fosse troppo tardi», ha scherzato. La situazione politica e sociale è ora molto incerta: «Io il Covid l’ho “fatto”. Se penso all’attualità e ai politici mi incazzo. Ma mi trattengo perché sennò mi viene un ictus, un colpo al cuore. Ma per fortuna che questo è un bel disco. Basta poco a un essere umano per accogliere tutto ciò che di buono arriva». E a proposito di questo, se si parla di ciò che potrebbe arrivare, la signora Vanoni potrebbe regalarci qualche bel regalo: «Sarò ospite a Sanremo? Finché non mi mandano una mail con l’invito ufficiale io non so nulla. Io, comunque, vorrei rifare due concerti con Paoli. Uno a Milano e uno a Roma. Anche perché altrimenti Gino non si alza più dal divano».