Fra i settori più colpiti dalla pandemia, quello dello spettacolo dal vivo è il più falcidiato. I numeri dell’Annuario degli Spettacoli (dati Siae 2020) fotografano una realtà in sofferenza: l’attività concertistica, menzionando quella più colpita, ha finora subito un’emorragia di 188 milioni di euro. Nonostante il quadro drammatico, il settore è vivo e pronto a ripartire. Per questo, è stato salutato con entusiasmo il provvedimento con cui l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha irrogato una sanzione di oltre 10 milioni di euro a TicketOne, leader della bigliettazione in Italia, per “abuso di posizione dominante”. In altre parole, il gruppo e le società di sua proprietà avrebbero usato una strategia mirata a escludere gli altri player del ticketing attraverso contratti di esclusiva.
Una svolta secondo Claudio Trotta, patron di Barley Arts e fondatore di Slow Music, che ha alle spalle l’organizzazione di concerti iconici con Bruce Springsteen, David Bowie e Ligabue, tra i tanti. Il suo impegno è, però, rivolto a tutto lo spettacolo dal vivo, anche quello di piccoli numeri, che rischia di rimanere indietro a causa di soluzioni inadeguate. Per questo, il FAS-Forum Arte e Spettacolo, di cui fa parte, è impegnato nella ripartenza di tutto il comparto attraverso un dialogo serrato con le istituzioni.
Trotta, un commento a caldo sulla sanzione dell’Antitrust a TicketOne?
“Innanzitutto, va detto che la sanzione non riguarda solo TicketOne, ma anche le società di sua proprietà [ Friends&Partner, Vivo Concerti, Vertigo, D’Alessandro e Galli, ndr ] ed è inflitta non solo a chi vende i biglietti, ma anche a chi organizza i concerti e ha venduto le proprie attività a EVENTIM società madre dell’intero gruppo, mettendo così in pratica delle azioni che l’AGCM ha riconosciuto inequivocabilmente portatrici di Abuso di Posizione Dominante , come spiegato in 244 pagine di motivazione”.
L’abuso di posizione dominante non è un tema nuovo nel settore, vero?
“No, l’abuso di posizione dominante e le distorsioni di mercato non sono recenti, ma presenti in tutto il mondo dello spettacolo dal vivo e della comunicazione nel mondo ed in Italia da almeno 10/15 anni. Personalmente, denuncio in Italia e all’estero fenomeni di questo genere da almeno un decennio. In questo caso, la società di Padova Zed , dal cui ricorso è partita l’istruttoria, ha inequivocabilmente e direttamente subito dei comportamenti di ritorsione e boycott, come specifica il documento”.
Da questo la sanzione di dieci milioni di euro.
“Anche qui va specificato che la sanzione è in realtà di 36 milioni di euro. Siamo di fronte alla quinta sanzione più alta di sempre che l’ADCM abbia mai comminato. Come viene spiegato, la cifra di 10 milioni è frutto di uno sconto che tiene presente la drastica riduzione di fatturato delle società che lavorano nel settore a causa della pandemia”.
In cosa consiste la sanzione?
“Al di là di quella economica, c’è una sanzione inibitoria con cessazione futura della condotta illecita, un obbligo di cessione nel mercato del 20% dei biglietti e un divieto di imporre a chi è titolare di una data, qualsiasi forma di esclusiva. Questo significa che se un produttore nazionale del gruppo vende a un produttore locale uno spettacolo, il primo non potrà imporre alcuna forma di esclusiva di vendita dei biglietti”.
Esclusiva che, invece, era il perno dei contratti che TicketOne stipulava con produttori e organizzatori di eventi.
“Certo, era un modus operandi del gruppo TicketOne e delle società da loro acquisite. Per questo, la sentenza è una tappa storica, che deve molto all’operato ineccepibile dell’AGCM, alla determinazione ed al coraggio di Valeria Arzenton della Zed che ha denunciato quanto subito, e a quei pochi che nel settore ci hanno messo la faccia, nonostante le tante pressioni e ritorsioni”
TicketOne e le società di sua proprietà hanno annunciato il ricorso al Tar.
“Va detto chiaramente che il ricorso potrà eventualmente modificare l’entità della sanzione, che ricordo essere già stata scontata, ma non potrà in alcuna maniera modificarne i contenuti: vuol dire che la situazione di abuso di posizione dominante delle società coinvolti è chiara e inequivocabile e credo apra molteplici possibilità di azioni legali nei confronti delle società del gruppo sia da parte di concorrenti che possano dimostrare danni evidenti causati dall’abuso acclarato che da parte dei consumatori che possano denunciare la pratica di commissioni superiori a quelle dei concorrenti limitando la possibilità di scelta e di acquisto agli stessi”.
A proposito del “silenzio” del settore, nel 2016 lei è stato il primo a far luce su fenomeni di abuso, come il secondary ticketing, che il sistema implicitamente tollerava. Cosa è cambiato da allora?
“Questa sentenza dice chiaramente che non si possono mettere in pratica condizioni che snaturano la concorrenza fra le parti e colpiscono i consumatori. Quindi, si tratta di una svolta importante, come lo è stato quando in Italia è stata fatta la legge sul biglietto nominale che ha di fatto silenziato il secondary che comunque è lontano dall’essere stato sconfitto essendo un fenomeno internazionale di enorme portata finanziaria. Legge oggi anche fondamentale in ottica di ripartenza dello spettacolo dal vivo in un contesto caratterizzato dalla pandemia che necessità la possibilità di tracciamento delle persone. Concetto che potrà forse non piacere ma che reputo debba essere digerito alla luce della pandemia”.
Come FAS-Forum Arte e Spettacolo vi siete dati il 20 marzo come data simbolica di ripartenza. Ci sperate ancora?
“Assolutamente sì. In questi giorni stiamo lavorando collegialmente a un protocollo di sicurezza e organizzazione degli spettacoli all’aperto e al chiuso e ci auguriamo che venga condiviso dal Ministero della Sanità, dal Governo e dal CTS. Tutto il mondo dello spettacolo è stato figlio di una rappresentazione distorta e piena di pregiudizi. Siamo stati descritti come portatori di un pubblico indisciplinato e origine di assembramenti, ma non è così. Chi lavora nel mondo dello spettacolo non può aspettare che si possa tornare a riempire gli stadi, cosa che non credo sarà possibile nel 2021.Riferendoci anche a studi effettuati in Germania e Spagna, pensiamo che si possa ricominciare, con le dovute condizioni: il 20 di marzo è l’inizio della primavera: noi ci auguriamo che quella data rappresenti una fiduciosa ripartenza che metta fine alle discriminazioni che maestranze, artisti, pubblico e imprese stanno subendo da circa un anno”.
Tre punti del protocollo che presenterete?
“Partiamo dall’idea che la capienza di uno spazio non possa essere standardizzata, ma vada determinata da alcuni fattori, come le dimensioni, i flussi di ingresso e uscita, le possibilità di assegnazione dei posti predeterminati e la valutazione di eventuali congiunti. C’è, inoltre, tutta una serie di protocolli sanitari e di controllo che dovremo tutti rispettare per la sicurezza delle maestranze, degli artisti e del pubblico. Nel documento, abbiamo cercato di non dimenticarci di nessuno, compreso il mondo del ballo, che ha bisogno di ripartire, come il circo o la danza ed il teatro e non solo la musica”.
Lei ha espresso anche una posizione netta sullo streaming, che non può sostituire lo spettacolo dal vivo.
“Non sono contrario allo streaming di per sé. Lo spettacolo dal vivo ha, però, 2000 anni: questo perché è irripetibile nella sua essenza, basti pensare alle dinamiche tra l’artista e il suo pubblico. Lo streaming può andar bene in alcuni casi, ma rischia di diventare l’ennesimo strumento per arricchire ancora di più chi vende già tanto e che si può immaginare possa invogliare il pubblico a spendere soldi per un concerto online. Ma che ne è degli spettacoli di nicchia? Noi non ragioniamo solo sui grandi numeri: il mondo dello spettacolo è composto soprattutto da spettacoli che vivono con piccoli gruppi di persone. Ma con lo streaming le nicchie non giustificheranno mai il costo di uno streaming adeguato. Infine, siamo attenti ai più giovani. Oggi non viene compreso che le nuove generazioni devono formarsi ancora il proprio gusto: due anni di spettacoli via streaming, che escludono le dinamiche delle esibizioni dal vivo, rischiano di non arricchire il loro bagaglio culturale”.