La Setta dei Poeti estinti è un progetto nato sui social che ha come obiettivo preciso quello di divulgare la cultura, declinata in ogni sua forma. Gli ambiti interessati sono: la letteratura, la poesia e l'arte. Un progetto sicuramente ambizioso nato dall'intuizione del giornalista Emilio Fabio Torsello che vede la partecipazione attiva di Mara Sabia, attrice, docente e poetessa.
Migliaia i follower che li seguono sui vari social, a dimostrazione del fatto che la cultura non è morta, anzi può essere considerata ancora una possibile forma di rinascita sociale.
Quando è nato questo progetto?
Il progetto de La Setta dei Poeti estinti è nato nell’estate del 2013, mentre sul divano guardavamo L’Attimo fuggente, di Peter Weir. Ci siamo detti “perché non ricreare il circolo poetico sui social?”. E così abbiamo aperto una pagina Facebook. Qualche settimana dopo, quando sulla pagina c’erano non più di cinquemila persone, abbiamo dato appuntamento a quanti ci seguivano a villa Celimontana, a Roma, dicendo: “Ci riconosceremo perché ciascuno di noi avrà un libro in mano”. Vennero 15 persone e ci sedemmo tutti insieme a leggere sul prato. Oggi tutto questo sarebbe di difficile gestione dato che agli eventi, prima che il Covid ci chiudesse in casa, partecipavano oltre 160 persone a sera.
Da dove deriva il nome?
Prendiamo spunto da uno dei film più belli del cinema mondiale: “L’Attimo fuggente”. Qui un gruppo di ragazzi, sull’esempio del professor Keating, loro docente, ricrea quella che era stata “La Setta dei Poeti estinti”, un circolo letterario clandestino che con la poesia sovvertiva le regole ferree del Collegio di Welton.
Di cosa vi occupate principalmente e perché fra i vostri contenuti avete privilegiato prevalentemente la poesia?
L’argomento principale è la letteratura, in particolare la poesia. Ma abbiamo dato voce anche ad attori, critici d’arte, direttori di teatro, musicisti. I nostri post, però, propongono soprattutto poesia, per due motivi: il primo si riferisce all’attenzione media degli utenti dei social, inferiore al secondo e mezzo, e quindi con la poesia si riesce a concentrare in pochi versi la bellezza del contenuto. Il secondo riguarda la nostra passione: siamo convinti che la poesia, la buona poesia, sia l’antidoto a tante brutture del presente e possa riportare le persone sulla “diritta vita”, per dirla con Dante, nella ricerca della Bellezza.
La scelta dei social?
È stata voluta. I social sono ormai pervasivi, per molti aspetti sono i nuovi organi di informazione e la loro importanza è stata tristemente nota nei giorni scorsi, con l’assalto a Capitol Hill, fomentato proprio attraverso lo strumento dei social. Su queste piattaforme abbiamo quindi deciso di portare la gentilezza e la bellezza della poesia e della letteratura. Nei “non-luoghi” usati spesso più per il cosiddetto “hate-speech” – i discorsi d’odio – abbiamo voluto disseminare poesia. E sembra che l’esperimento sia più che mai riuscito.
In quarantena non vi siete mai fermati. Che contenuti avete offerto e soprattutto siete stati di conforto per coloro che vi seguivano?
È vero, durante la quarantena non ci siamo mai fermati, nella convinzione che la Cultura e la letteratura in particolare possono portare conforto e speranza. In tutto, oltre ottanta dirette. Abbiamo iniziato con una prima diretta dedicata ad Alda Merini per proseguire poi con decine di autori della letteratura mondiale. Ma non solo: le nostre dirette hanno ospitato editori, traduttori, critici, attori, direttori di importanti musei, doppiatori, autori come Giuseppe Lupo, candidato al Premio Strega 2020; Giulio Ferroni, docente di Letteratura Italiana alla Sapienza; Vittorio Sgarbi, che ha parlato di Leonardo Da Vinci; Ilide Carmignani che ci ha raccontato della sua amicizia con Sepulveda; Patrizia Piergiovanni, direttore di Galleria Colonna; Giorgio Borghetti, voce di uno dei due protagonisti de L’Attimo Fuggente e poi tanti scrittori come Luca Ricci, Andrea Salonia, Giorgio Vasta, Andrea De Carlo, Giorgio Dell’Arti, Saverio Simonelli, Carola Susani. Oggi ci stiamo dedicando anche alla riscoperta delle figure retoriche, un terreno spesso battuto quando eravamo a scuola che sui social acquista una nuova vita.
Oggi che funzione ha la parola condivisa con un pubblico?
Le parole in questo presente sono quantomai importanti, soprattutto sui social, dove possono essere ripetute e condivise con un clic. La condivisione della poesia, in questo senso, permette di fermarsi a riflettere ma getta un piccolo seme di bellezza, interpreta magari proprio lo stato d’animo che ci vive dentro in quel momento. E ci fa sentire un po’ meno soli e certamente più compresi.
Che tipo di pubblico avete?
Il nostro pubblico è molto eterogeneo. Dagli adolescenti che spesso ci chiedono – soprattutto su TikTok – di trattare in pochi secondi un tema specifico e chiarire concetti magari mal compresi a scuola ai signori di 80 anni che ci seguono con passione su strumenti nuovi come i social. L’emozione più grande – almeno fino a prima del blocco degli eventi per Covid – è quello di ritrovare tutte queste persone ai nostri eventi letterari e conoscerle di persona.
Secondo voi con la cultura si mangia?
Con la Cultura si mangia, a patto di darle l’anima. Ai nostri eventi – quasi tutti a pagamento – partecipano una media di 150-300 persone a serata, quindi direi che sì, con la Cultura si mangia sebbene i ricavi non siano tali da poter dire di riuscire a vivere di sola Cultura. Di contro, il lavoro sui social necessario a riempire una sala, un teatro o un sito archeologico con decine di persone è intenso e non semplice.
Perché allora è il settore di cui si può fare a meno? Con la pandemia ce ne siamo accorti.
Vogliono convincerci che del settore si possa fare a meno, ma non è così. Dimenticarsi della Cultura significa vivere dell’arido vero, per dirla con Leopardi. Di lavoro e poco altro. Significa perdere le parole per raccontare i sentimenti e interpretare la vita. Di contro, senza la cultura il lockdown sarebbe stato ancora più difficile: senza i libri, le serie tv, il cinema, la musica come avremmo fatto? Il problema è politico: ha dimenticato il valore della bellezza. E così le chiese possono restare aperte, i teatri chiusi. Bisognerebbe chiederne conto al Ministro Franceschini.
Nella vostra bio si legge: “Crediamo in una società migliore”. In che società viviamo, secondo voi?
Viviamo in una società dove il rispetto verso il prossimo è sempre meno tenuto in considerazione. La letteratura e la Poesia, invece, ci ricordano che la reciprocità è la chiave per una società capace di guardarsi negli occhi senza odiarsi. Ma anzi, cercando un significato nel prossimo.
Parliamo degli eventi che vi hanno visto protagonisti.
Abbiamo portato i più grandi scrittori in luoghi di pregio, nella convinzione che le opere letterarie più importanti vadano lette in contesti che possano coniugare letteratura e bellezza. Insieme al nostro pubblico siamo stati ospitati nella Certosa di San Lorenzo, a Padula, nel Castello di Santa Severa, nel Castello di Lagopesole, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, a Palazzo Merulana sempre a Roma, nel Palazzo del Seminario a Lecce, a Casa Merini a Milano, nel sito archeologico delle Case romane del Celio e dello Stadio di Domiziano a Roma e in molti altri luoghi di pregio. La poesia va letta circondati quanto più possibile dalla bellezza.
Che programmi futuri avete in mente?
Finché non ci consentiranno di tornare a vederci di persona e quindi a leggere insieme poesia e letteratura in modo condiviso, sicuramente proseguiremo con le attività sui social e le dirette. Abbiamo alcune proposte anche per portare Dante a teatro, via streaming, ma tutto è in via di definizione. Di certo non smetteremo di dar voce alla letteratura, agli autori e ai più importanti esponenti del settore culturale odierno.