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The Night Stalker: il serial killer
celebrato dalla musica death metal

  • di Damiano Panattoni Damiano Panattoni

14 gennaio 2021

The Night Stalker: il serial killer celebrato dalla musica death metal
La serie Netflix ripercorre con contenuti d'archivio e testimonianze, il diabolico profilo di Richard Ramirez, autore di 13 omicidi e che ha ispirato numerosi artisti, come il bassista di Marilyn Manson

di Damiano Panattoni Damiano Panattoni

Ricardo "Richard" Ramirez nato Ricardo Leyva Muñoz Ramírez ma soprannominato ben presto “Il cacciatore della notte”. Almeno 13 vittime, fatte fuori tra il 17 marzo e il 31 agosto 1985, che lo hanno reso uno dei serial killer più famosi degli Stati Uniti d'America. La sua storia, di per sé incredibilmente cinematografica (tanto che la figura appare un paio di volte nella stagione 5 e nella stagione 9 di America Horror Story), è diventata un'adrenalinica docu-crime targata Netflix, ovvero Night Stalker: Caccia a un Serial Killer, disponibile dal 13 gennaio.

E, come nelle migliori truce crime (genere ormai preponderante e aperto al dibattito: è giusto o no il voyeurismo davanti a fatti così sconvolgenti?), anche Night Stalker si avvale di interviste, testimonianze e ricostruzioni, oltre alle immagini d'archivio che ci portano nella Los Angeles degli Anni Ottanta. Liberale, colorata, frizzante e viziosa. Ma, nei quattro episodi diretti da Tiller Russell, viene fuori anche un'inedita registrazione audio fatta a Richard Ramirez mentre era in carcere di San Quintino, dove raccontava la sua storia e l'ascesa alla malvagità satanica. Una storia malvagia, forse, iniziata quando suo cugino Mike, veterano del Vietnam, gli mostrò raccapriccianti foto di uomini e donne torturati e brutalmente uccisi. Non solo, tale Mike sparò a sua moglie mentre Ramirez, all'epoca 13enne, era in casa.

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Ma l'incubo, per Los Angeles prima e per San Francisco dopo, iniziò il 17 marzo 1985, quando a Monterey Park Ramirez assalì tre ragazze uccidendone due. Il modus operandi di Ramirez era sempre lo stesso. Efferato, fugace, diabolico. Di notte entrava negli appartamenti, per poi stuprare, tortura e uccidere le vittime. Caso dopo caso, la crudezza di Ramirez si faceva sempre più accesa, quasi rabbiosa, tanto che gli organi di informazione lo chiamarono, appunto, “The Night Stalker”, il cacciatore notturno. Dietro di sé, però, oltre il sangue, oltre le mutilazioni, oltre i cadaveri, lasciò una serie di indizi e, alcune volte, per ragioni inspiegabili, lasciò in vita le vittime dopo averne tragicamente abusato.

La svolta, per gli investigatori, arrivò quando Ramirez si spostò, come detto, a San Francisco. Qui fu prima identificato da una donna sopravvissuta, poi dopo un attacco sferrato a Mission Viejo, una donna scorse la targa dell'automobile (rubata) e riuscì a fornire un identikit preciso alle autorità che diramarono il Wanted in tutta la California. Qualche giorno dopo il volto di Richard Ramirez era su tutti i telegiornali, e venne praticamente bloccato dalla folla che lo circondò prima di essere preso dalla polizia. Il processo, lungo, costoso e debilitante, si concluse il 20 settembre 1989. I capi d'accusa? Pesantissimi: 13 omicidi accertati, 5 tentati, 11 violenze sessuali e, per allungare il brodo, 14 furti con scasso.

La pena, allora, fu intransigente: il braccio della morte. E lì, un po' come il collega omicida Ted Bundy, divenne a modo suo una star perversa e malvagia, tanto che era ricoperto da lettere d'amore arrivate dalle fan. Una di queste era la giornalista Doreen Lioy, che divenne sua moglie il 3 ottobre 1996, sposandolo nella cappella di San Quintino. La Doreen, convita sostenitrice dell'innocenza dello psicopatico Ramirez, disse che si sarebbe suicidata non appena suo marito si fosse seduto sulla sedia elettrica. Peccato – o per fortuna – che Richard “The Night Stalker” Ramirez morì in carcere nel giugno del 2013 per insufficienza epatica.

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Da rimarcare, la sua influenza sul mondo della musica. Prima di tutto Ramírez era un grande fan degli AC/DC, in particolare della canzone Night Prowler presente sull'album della band intitolato Highway to Hell e pubblicato nel 1979. La stessa polizia confermò che Ramirez aveva lasciato un cappellino degli AC/DC sulla scena di uno dei suoi crimini. Inoltre, lo pseudonimo di Jeordie Osborne White, ex bassista di Marilyn Manson, è Twiggy Ramirez, nome nato dall'unione di un'icona della moda, Twiggy, e del serial killer, così come la band statunitense death metal Macabre gli ha dedicato la canzone Nightstalker contenuta nell'album Sinister Slaughter del 1993 e la band italiana speed metal Baphomet's Blood gli ha dedicato una canzone, intitolata Nightstalker, contenuta nell'album Satanic Metal Attack del 2006. E ancora, la band giapponese Church of Misery gli ha dedicato una delle sue prime canzoni, Where Evil Dwells, contenuta nello split con gli Iron Monkey e nella raccolta Early Works e il duo SKYND la canzone intitolata Richard Ramirez, contenuta nel loro primo EP Chapter I. Infine, nella serie horror antologica American Horror Story, nella quinta stagione, compare anche lui; nella serie televisiva infatti, il personaggio di Richard Ramirez, interpretato da Anthony Ruivivar, fa visita nell'infestato Hotel in cui si svolge l'intera vicenda (in cui prende il nome fittizio di "Hotel Cortez"). Egli fa ritorno nella stagione nove, interpretato stavolta da Zach Villa.

 

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