A quattro giorni dalla release, Discovery+, la nuova piattaforma on demand di Discovery Italia, parte col botto: le dieci puntate di Elettra e il Resto Scompare, il docufilm Maradona – Morte di un Campione e, soprattutto, il già molto discusso Lady Gucci – La Storia di Patrizia Reggiani, il docu-film che indaga il ruolo decisamente controverso di Patrizia Reggiani nel famoso e dibattuto omicidio di Maurizio Gucci, quell'ex marito tanto detestato con cui aveva stabilito un milionario accordo pre-matrimoniale. Un'ora e quindici minuti di intervista – o meglio dire, un flusso di coscienza – in cui la Reggiani, in outfit total pink – racconta il rapporto con il patron della maison toscana. Dalle prime frequentazioni fino al matrimonio, passando ovviamente per la separazione, il delitto e lo spinoso processo.
“Quella di Patriza Reggiani è una storia da film”, dicono le autrici del documentario, Marina Loi e Flavia Triggiani. E, infatti, a fine 2021 dovrebbe uscire il biopic Gucci, diretto da Ridley Scott con Lady Gaga nei panni, appunto, di Lady Gucci. Ma, tornando al docufilm di Discovery+, è interessante scoprire gli aspetti della vicenda, narrati da una delle sue protagoniste. Sullo sfondo, ovviamente, Milano. Prima gli Anni Sessanta, poi i Settanta e ancora gli Ottanta. Per arrivare alla fatidica mattina del 27 marzo 1995. Dal profilo che ne fanno Loi e Triggiani viene così fuori una donna decisa, che nel corso della vita ha sempre ottenuto ciò che voleva. “Facevo una vita incredibile”, ammette, nonostante la separazione arrivata dopo 13 anni, con conseguente accordo che prevedeva 1 milione di euro all'anno.
Maurizio Gucci mollata la Reggiani, si risposa con Paola Franchi ed è lì che serpeggia l'idea di Patrizia: farlo fuori. “Andavo da chiunque, chiedevo se ci fosse qualcuno disposto ad uccidere mio marito, anche al salumiere”, racconta nel corso del documentario. Allora ecco irrompere la figura della maga Giuseppina Auriemma, facente parte del giro di vip che frequentava il famoso attico milanese della Reggiani. “Patrizia ha chiesto a tutta Milano di trovare un assassino, molti non l'hanno presa sul serio ma io, l'unica cretina, sì”. Infatti, è stata la maga Pina a metterla in contatto con Orazio Cicala che a sua volta si mise in contatto con il killer materiale, Bendetto Ceraulo.
Dopo due anni di indagine, che ha tutte le carte in regola per un crime da grande o piccolo schermo, arriva il processo, con le relative condanne: Ivano Savoni, l'organizzatore, si fa 20 anni; Orazio Cicala, il killer, ne farà 26; alla maga Pina ne arrivano 19 e mezzo; mentre Patrizia Reggiani viene condannati a 26 anni. Tutti, ora, hanno scontato il debito con la giustizia e sono liberi (Cicala è invece deceduto). “Non credevo mi beccassero”, dice la regina nel corso di Lady Gucci, “In carcere mi sono trovata benissimo, lo chiamavo Victor's Residence. Dormivo, mi lavavo, uscivo in giardino”. E aveva anche un furetto, aggiungiamo noi. Una vita (semi)normale, che le farà rifiutare, addirittura, la semi-libertà.
Ma l'aneddoto che resta, narrato nel documentario di Discovery+, è quello raccontato da Filippo Ninni, capo della Criminalpol e regista dell'intricata Operazione Carlos, costituita da microchip, uomini sotto copertura e pedinamenti. “Chiesi alla Reggiani se sapeva il motivo per il quale fossimo andata a prenderla”, dice Ninni, “prima di uscire indossò tutti i suoi gioielli e una pelliccia. “I miei gioielli e la mia pelliccia vanno dove vado io”, mi disse. Ma oggi, della Reggiani, cosa resta? Oltre ai suoi stretti collaboratori, un pappagallo esotico e un cane, oltre a una profonda solitudine: la madre, nell'ultimo periodo di vita, non le ha più parlato, mentre il rapporto con le figlie che vivono in Svizzera è praticamente nullo.