All'Eurovision Song Contest, Mahmood e Blanco provano a staccare il biglietto per il bis italiano. Con in mano già il "best lyrics award", come i loro predecessori (Måneskin), i due - che si esibiranno nella finale (questa sera) - sono preferiti come vincitori insieme ai Kalush Orchestra, band ucraina favorita dalla vigilia, e certamente non per meriti artistici. Ma alla consistente tifoseria, che si estende oltre le Alpi, fa seguito pure la polemica. Come insegnano i francesi, con Macron in testa: quando sentono odore di vittoria italiana, i più perdono la testa. E se lo scorso anno hanno provato a falsare il trionfo romano con fasulle accuse di droga, quest'anno c'è chi si spinge su altri lidi, ma sempre insinuando il dubbio del "gioco sporco".
Ma questa volta a montare la polemica sono gli spagnoli, e per la precisione "El Mundo", che dedica alla nostra "Brividi" un lungo articolo, sostenendo la tesi di coppia costruita ad hoc per conquistare l'apprezzamento del pubblico. "E per quanto Mahmood insista nel rifiutare le etichette, molti in tutta Europa vogliono vedere il primo duetto che canta una storia apertamente omoerotica nella storia del Festival". Così spara il giornalista Eduardo Alvarez, alludendo maliziosamente di voler strizzare l'occhio alla comunità LGBT, vicina all'evento, e conquistare quindi i voti internazionali.
Ma da che pulpito arriva la predica! Proprio la Spagna, che si presenta con una performance centrata su un balletto erotico, in un inno al sesso libero, non è certo nella posizione migliore per accusare l'Italia di furbizia. Per non parlare dell'interprete, Chanel Terrero, proiettata sul palco torinese direttamente dalle più scadenti telenovela spagnole (era attrice de "Il segreto"), agghindata in outfit striminziti che richiamano la corrida, ossia quella pratica medioevale che dalle loro parti annoverano ancora a "cultura" e tradizione. Uno spettacolo, che per mantenersi in vita, beneficia pure dei finanziamenti pubblici europei! Grande livello, non c'è che dire...
D'altra parte, la cantante de L'Avana (spagnola naturalizzata), per rappresentare il Paese ha messo insieme il meglio che c'è. Quindi le scadenti soap opera e lo spettacolo perverso con tori e toreri, twerkando a tutto spiano tra altri ballerini (mancava forse un po’ di paella e sangria?). In fondo, ognuno "gioca" le carte che si può permettere.
Ma le accuse vagamente omofobe del quotidiano spagnolo nascondono pure un altro quesito. La Spagna non è, forse, uno dei Paesi più gay friendly del mondo? E quindi, i giudizi del giornalista non fanno altro che confermare quanto in realtà gli spagnoli siano solo fintamente inclusivi, ma ancora schiavi di una serie di pregiudizi.
In altre parole, a questo giro - ma in realtà dalla prima partecipazione di Mahmood e poi con i Måneskin - siamo meno provinciali degli altri. Mentre agli ispanici non resta che accontentarsi della singer ipersexy, e contestata pure in “casa" da una sfilza di giudizi negativi spuntati in rete che tacciano la ispanico-cubana di esibizione ipersessualizzata. .
Certo, è anche vero che la competizione con l’Italia è sempre stata agguerrita. Ma è vero pure che noi abbiamo prestato loro l'iconica Raffaella Carrà, mica una Ana Mena qualsiasi... A buon intenditor... buona finale. E che vinca il migliore, sperando che il primo ministro spagnolo, come quello francese, non si metta a inviare messaggini agli organizzatori del'Eurovision...