Nella foresta di canali generalisti e monotematici, Italia 1 sarebbe la rete con più potenzialità (ce l’ha fatta Rai 2 a riprendersi!) anche se la sua vena originaria, cioè quella di guardare a bambini, adolescenti e post adolescenti, si è persa. Ormai il pubblico della rete è caratterizzato dalla generazione anni ’70, ’80 e un pezzo della ’90, ovvero lo zoccolo duro cresciuto a Bim Bum Bam, Beverly Hills 90210 e Sarabanda. C’è ancora possibilità di prendere il nuovo target under24 oppure ci dovremmo subire altri quindici anni de Le Iene, ormai assunte al ruolo di avvocato delle cause perse, I Simpson con puntate trite e ritrite, e i cartoni animati storici replicati centinaia di volte? Proviamo a fare chiarezza partendo da un punto: se questo è il core business di Publitalia e Mediaset per quanto concerne Italia1, alziamo le mani. Se invece mancano impegno e risorse finanziare per far rinascere la rete, le cose cambiamo. La vera crisi della rete “che fu” giovane di Mediaset è iniziata nel momento in cui si è deciso di togliere completamente la fascia ragazzi, allontanando Alessandra Valeri Manera, levando dal palinsesto programmi come Bim Bum Bam e Ciao Ciao, non dando più importanza alle sigle e al target infantile e adolescenziale, con la conseguenza che la rete non ha più dato l’opportunità di far crescere le nuove generazioni con lei. Grande, enorme pecca. Attualmente, il pubblico di Italia 1 s’immette nella fascia 34-54, come a segnalare che il canale vive del telespettatore nato appunto poco prima o poco dopo gli anni ’80 e poi, nel target successivo, si smarrisce nelle altre reti. Pare obsoleto e retorico scrivere che i tempi sono cambiati, ma situazioni intelligenti si possono ancora creare, da quelle per il bambino fino all’adolescente. Italia1 non deve guardare al moltiplicarsi dei canali per infanti e giovani, deve semplicemente ritrovare la sua identità che, ai ragazzi della generazione anni ‘70, ‘80, ‘90 e inizio ’00 manca tanto, e apparire come novità alla nuova progenia. Il mondo corre alla velocità della luce, ma questa rete avrebbe tutte le carte in regola per seguire mode, tendenze e aggiornamenti contemporanei, promuovendoli al vecchio e nuovo pubblico in veste innovativa.
Un programma in day time che sia di riferimento per i bambini di oggi (fascia 7-9 o 16:30-18:30), uno per gli adolescenti al weekend, in prima serata una strizzata d’occhio allo zoccolo duro con prime visioni e intrattenimento, un paio di programmi all’anno in day time o prime time che guardino alla Generazione Z, sarebbe la semplicistica soluzione per ampliare il pubblico e farne crescere un pezzo con lei; con prime tv, sia per le serie che per l’intrattenimento, s’intende sperimentazione, azzardo, test su test, un po’ com’è successo alla nuova Rete4, che vede premiare i suoi progetti dopo anni di stagnazione sulle soap. Seppur i periodi di vacche grasse siano un lontanissimo ricordo, uno Studio Aperto senza pruriginosità e uguale agli due tg del Biscione è inammissibile (comprensibile per i costi), spalmare due volte a settimana Le Iene per garantirsi prime time e seconda serata idem (programma crollato o poco più di 1 milione di spettatori), le milionesime repliche de I Simpson sono ormai intorno al 4% di share, la Pupa e il Secchione e Back to School presentati da Barbara D’urso e Federica Panicucci, che ormai hanno il seguito del pubblico familiare di Canale 5, è stato un autogol; quei programmi dovevano essere condotti da giovani conduttori, cioè la rete doveva osare. La scelta di Laura Casarotto, Direttore di Italia1 e cresciuta sotto l’ala del top manager Federico di Chio, è avvenuta nel 2014 direttamente dal bravo e intelligente Marco Paolini, Direttore Palinsesti, per cui dopo nove anni di poltrona e monitoraggi vari sarebbe l’ora di rivoluzionare la rete, con uno sguardo a ciò che è stato ma soprattutto a ciò che si vuole diventare. Non ci sono nuovi show, di conseguenza nuovi volti o punti di riferimento artistici; in sintesi, attualmente Italia 1 è un morto che cammina, cercando in tutti i modi di sopravvivere. Peccato. La rete, già negli ultimi anni della grande, immensa direzione di Luca Tiraboschi, un po’ per mancanza di soldi e un po’ per non aver saputo guadare al mondo televisivo in evoluzione, ha perso appeal sui giovani e la corsa a riprenderlo dovrà essere più veloce, intelligente e lungimirante possibile, altrimenti tra pochi anni non avrà più senso d’esistere. Caso possibile, Italia 1 diventerà una rete monotematica e fortemente targhetizzata.