Due scenari. Oggi vi propongo due scenari. Ci siamo tutti indignati per la vicenda di Satnam Singh, il bracciante ucciso in provincia di Latina, perché di assassinio si tratta, dopo essere stato abbandonato senza più un braccio, amputato da un macchinario con cui stava lavorando in nero per una azienda agricola. Ci siamo indignati, e almeno per qualche ora, ormai tutto è iperveloce, ci siamo augurati, lo abbiamo detto a voce, alta, che almeno questa morte non sarebbe passata invano, che avrebbe contribuito a un giro di vite sul capolarato. Di più, sulla sicurezza del lavoro. Succede a ogni morte sul lavoro. O almeno a quelle che finiscono in evidenza nella cronaca, per quelle dinamiche inspiegabili per cui di una morte come di un femminicidio si parla in molti, e di altri no. Lavorare correndo pericoli per la propria vita è insensato, oltre che aberrante (parlo di chi impone quelle modalità di lavoro, non certo dei lavoratori costretti in condizioni quasi di schiavitù). Lavorare in nero, senza nessuna garanzia per la propria salvaguardia e sicurezza, se possibile, è un ulteriore grado di aberrazione, cui non dovremmo mai assuefarci. Se il volto serio di questo trentunenne indiano, o le parole dignitosissime della sua compagna Sony dovessero davvero servire a accendere dei riflettori, beh, almeno una morte non sarebbe invana. Cambiamo location. Stadio Giuseppe Meazza di Milano, per tutti San Siro. È la notte del ventiquattro giugno 2024, sta andando in scena il primo dei due concerti di Sfera Ebbasta, che con questa doppietta porta per la prima volta la trap sul tetto del mondo. La parola tetto, attenzione, non si trova qui per caso, siamo scrittori, mica passanti. Perché la scena che vado a descrivervi avviene molto in alto, nella struttura che funge da tetto, chiamiamolo così, dello stadio, da poco scampato all’idea di una incredibile demolizione da parte del Comune. È lì che si trova Dedelate. Lo mostra, come sempre impunemente, nelle sue stories di Instagram, e anche nei suoi post. Sta lì sopra, con i piedi sospesi nel vuoto, uno stadio pieno, anche se in apparenza non pienissimo, ma non stiamo certo qui a parlare di sold out, svariate decine di metri sotto di lui. In uno dei reel, che troviamo sia sulle stories che sul post presente in un profilo con centosedicimila followers, lo vediamo anche correre, il post riporta la didasacalia “Non sai quanto ho corso fra’ per fuggire dai guai”, citazione del brano Figli di papà dello stesso Sfera Ebbasta, ma chiaro riferimento all’usanza di Dede di scappare dalla polizia, in un post subito prima lo vediamo, il viso pixelato, con una macchinina delle forze dell’ordine in mano. Dedelate, per la cronaca, sarebbe il tizio che settimane fa è entrato di nascosto al Duomo di Milano, salendo fino al tetto, vicino alla Madonnina, facendosi selfie e stories, impunito. È questo il lavoro di Dedelate, molto attivo sui social, entrare dove non si può entrare, salire dove non si può salire, farsi video e postarli, il nome tecnico è Urbex. Lui ha diciassette anni, classe 2006, e un curriculuum importante. Come molti di coloro che praticano Urbex, lui ha iniziato piccolissimo sotto Covid, si fa anche pagare, dicono, per portare sconosciuti in quei luoghi che lui visita impunemente, c’è a chi piace così. Correre sopra il tetto di San Siro mentre sotto Sfera Ebbasta, in buona compagnia di tutti i trapper più noti, da Tony Effe a Geolier, passando per Lazza e Rkomi, è la sua ultima impresa. Nei video sul sito del Tg La7 viene sottolineato come sia stato denunciato per questo, e anche come lo abbiano inseguito in ottanta agenti, dando al tutto un che di epico, a metà strada tra Lupin e uno dei personaggi interpretati da Vin Diesel in film come Fast and Furious. Tutto molto cool. Tutto molto pericoloso.
Ecco, arriviamo al punto. Il pericolo. Correre sul tetto di uno stadio, così, senza protezioni. O farsi selfie mentre si dondolano le gambe sul vuoto, a San Siro come al Duomo, o alla Torre Velasca, l’Urbex praticato da Dede si svolge a Milano, sua città, anche se la sua identità è segreta, la sua faccia ben visibile solo in alcune foto di Instagram, fare tutto questo è pericoloso, forse anche mortale. Ma se lo si fa col placet di chi lì ci organizza eventi, allora, forse la cosa prende un’altra piega. Perché un paio di dettagli saltano agli occhi, vedendo il post di ieri di Dede. Il primo, più semplice da cogliere, è il commento dello stesso Sfera Ebbasta, quel “Crazy” che sottintende una certa ammirazione. Sfera Ebbasta, ricordiamolo, col pericolo nei posti dove suona ha una ferita aperta, parlo ovviamente dei sei morti di Corinaldo, dove l’8 dicembre 2018 prima di una sua ospitata dei delinquenti hanno sparato in aria spray al peperoncino in una discoteca non esattamente a norma, la Lanterna Azzurra. Una ferita sulla quale Sfera ai tempi non disse nulla, andando anzi a prendere delle gaffe non molto accoglibili, ma che rimane lì, ancora aperta. Vada però per quel “Crazy”, ognuno ammira chi vuole, anche chi compie atti pericolosi, mettendo a repentaglio la sua e la vita altrui (cosa sarebbe successo se fosse caduto? E gli agenti che lo hanno inseguito, dove lo hanno fatto, sul tetto? Chi lo ha ripreso? Tante domande senza risposta). Il secondo dettaglio, però, è anche più spiazzante, Dede, ripeto, diciassette anni, nome occultato ai più, ha infatti intorno al collo il nastro che regge un pass della Vivo Concerti, l’agenzia di booking che ha organizzato e prodotto i concerti di Sfera a San Siro. Il che lascerebbe pensare che non solo Dede è nome conosciuto agli organizzatori, ma potrebbe anche essere che la sua performance fosse concordata, per far parlare ulteriormente dell’evento. Una sorta di show nello show. Un fatto che però sarebbe piuttosto grave, anzi, gravissimo. Perché, a prescindere dall’aver violato delle leggi, resta la pericolosità del camminare o dello sporgersi nel vuoto da quella altezza. Addirittura correrci. Una cosa fatta con al collo il pass degli organizzatori. Con il commento divertito del titolare del concerto. Un incentivo a mettersi in pericolo per altro accolto con grande entusiasmo dai suoi followers, che ne ammirano le capacità di climber, ancora più figa proprio per quel farlo in barba ai divieti e alle leggi. Resta da capire se Vivo Concerti, nel momento in cui ha rilasciato il pass, fosse a conoscenza di cosa Dede intendesse fare (sapendo che era Dede, magari, la cosa era anche prevedibile). Oppure, non è escluso, lo ha fregato a qualcun altro? In genere ottenere i pass non è faccenda così semplice, anche per addetti ai lavori. E resta da capire se anche Sfera Ebbasta fosse a conoscenza delle intenzioni di Dede.
Piangere indignati per la morte di un bracciante abbandonato in fin di vita da chi lo ha sfruttato in nero è faccenda che sembra aver almeno per una volta unito tutta Italia, se la tragedia fosse capitata a un diciassettenne mentre corre sul tetto di San Siro, con al collo il pass degli organizzatori, “ottanta sbirri”, per dirla con parole sue, alle calcagna, forse non tutti sarebbe dello stesso avviso. Attendiamo risposte, speriamo che almeno stavolta, a differenza che a Corinaldo, arrivino.